Lunedì 10 luglio si è svolto a Modena il secondo cantiere sinodale sul lavoro promosso dei Centri di pastorale sociale e del lavoro di Modena e di Carpi.
Hanno partecipato Daniele Dieci, segretario generale di Cgil Modena, Rosamaria Papaleo, segretario generale Cisl Emilia centrale, e Roberto Rinaldi, coordinatore Uil Modena con alcuni dei loro collaboratori.
L’incontro, preceduto da uno analogo con alcune associazioni imprenditoriali, aveva lo scopo di aprire un dialogo sulle principali criticità del lavoro, sulle strade per rendere il lavoro strumento di realizzazione personale e collettiva e sul ruolo della chiesa.
Nelle due ore di incontro, introdotto dall’arcivescovo Erio Castellucci e da una breve relazione dei centri e al quale ha partecipato il vicario generale dell’Arcidiocesi di Modena don Giuliano Gazzetti, sono emerse tutte le criticità del momento.
In particolare, è stato evidenziato che il lavoro non è più una chiave di accesso ai diritti universali delle persone e strumento di realizzazione personale. O almeno non lo è per tutti perché il mondo del lavoro si è decomposto per settore, territorio, genere, età… creando un blocco della mobilità sociale.
Anche Modena è attraversata da disuguaglianze: ci sono eccellenze politiche, sociali, simboliche… ma ci sono anche spaccature in termini geografici, tra giovani e anziani, uomini e donne, italiani e stranieri.
Nella nostra provincia il lavoro non manca: il divario tra offerta e domanda di lavoro c’è e non riguarda solo le competenze alte.
Dalla crisi Covid in poi la situazione però è cambiata: c’è il fenomeno delle grandi dimissioni. I lavoratori non sono più disposti ad accontentarsi, non solo in termini di retribuzione, ma di bilanciamento tra vita privata e lavoro.
È ancora diffuso il lavoro non di qualità, anche in termini di sicurezza, caratterizzato da contratti precari e polverizzati.
Questo riguarda soprattutto i giovani che vivono una condizione di sfiducia entrando nel mondo del lavoro con contratti precari e innesca i processi migratori verso l’estero e la conclamata depressione demografica.
Nella realtà modenese le persone si qualificavano per il lavoro svolto. La crisi economica del 2008 è diventata crisi di identità, anche se le persone cercano ancora la realizzazione nel lavoro, ma in modo diverso dal passato. Peraltro, anche nell’incontro con le associazioni datoriali è emerso chiaramente che il luogo di lavoro è visto come luogo di senso per le persone.
È stato inoltre evidenziato il radicamento della chiesa sul territorio, situazione che riguarda anche le organizzazioni sindacali, e il suo ruolo di indirizzo e formazione.
C’è quindi un tema educativo al quale le organizzazioni sindacali sono interessate anche collaborando con le realtà ecclesiali.
È emersa la consapevolezza che le organizzazioni sindacali hanno affrontato le condizioni materiali del lavoro mentre oggi sono quelle immateriali da affrontare, anche se questo crea ulteriori difficoltà in termini di soggettività.
Le conclusioni del Vescovo e di don Gazzetti hanno messo in evidenza la connessione tra i vari temi: economia, ecologia, lavoro, digitale, nuove tecnologie…
La chiesa può dare un contributo nella formazione creando una cultura personalistica e non individualistica proponendo quindi un modello di società che va verso la solidarietà e il bene comune.
La vera crisi del lavoro è quella del senso del lavoro. Alcuni lavori sembrano senza senso perché non si vede il lavoro come servizio: su questo deve orientarsi l’azione formativa, anche della chiesa.
Tutti hanno convenuto sull’utilità dell’iniziativa che potrebbe sfociare in un incontro annuale di riflessione comune.
Alessandro Monzani – Centro di pastorale sociale e del lavoro Modena