Quale grande e lodevole scambio: abbandonare le cose temporali per le eterne, meritare i beni celesti per i terrestri, ricevere il centuplo per uno e possedere la vita beata”. Si rivolgeva così Santa Chiara d’Assisi alla “figlia spirituale” Sant’Agnese di Praga, considerando come il lasciare tutto per seguire Cristo “povero e crocifisso” non fosse una rinuncia ma una chiamata accolta per amore dell’Amato.
Un ideale abbracciato con i voti temporanei, lo scorso 1° novembre, da suor Enrica Maria Maddalena, durante la solenne celebrazione nella chiesa del Corpus Domini, alla presenza delle Clarisse del monastero di Carpi, dei genitori, dei fratelli e dei famigliari della religiosa, giunti da Cagliari, e di tantissimi amici.
A presiedere la liturgia, concelebrata da numerosi sacerdoti, padre Enzo Maggioni, ministro provinciale dei Frati Minori del Nord Italia, che nell’omelia ha preso spunto dalla seconda lettura, tratta dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo, della solennità di Tutti i Santi: “Carissimi, noi fi n d’ora siamo fi gli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”.
“Una vita come quella di Enrica Maria Maddalena, ovviamente, se risponde all’azione dello Spirito di Dio, è segno di questo mondo che verrà, di questo futuro, di cui oggi c’è un grandissimo bisogno, perché veniamo tutti appiattiti sul presente – ha affermato padre Maggioni -.
Anche la stessa vita cristiana a volte è ridotta ad un impegno ‘sociologico’, però è ben altra la prospettiva del Vangelo: Gesù Cristo non è venuto per fare volontariato, ma per introdurre una novità radicale nella storia dell’uomo, a portarci la salvezza.
Viene, tuttavia, da chiedersi, com’è andata la vicenda umana di Gesù? Ecco allora, suor Enrica, che nella vita si lotta, si soffre, a causa di quella ‘grande tribolazione’ di cui parla l’Apocalisse, libro che non annuncia disastri e tragedie, come spesso si sente dire, bensì consolazione e speranza. Infatti, ci dice che, se anche il mondo sembra attorcigliarsi da sempre dentro una spirale di male, la prima e l’ultima parola della storia ce l’ha in mano Gesù Cristo e se saremo fedeli a Lui vinceremo il male”. La sfida più grande, ha proseguito il provinciale, è dunque sapere chi siamo. “Qual è la risposta autentica? Quella che viene da una relazione profonda con il Signore, perché da soli non ce la possiamo cavare. Una risposta che viene data non una volta per tutte ma giorno dopo giorno, lungo l’itinerario che siamo chiamati a percorrere”. “Ringraziamo il Signore che è continuamente presente nella nostra vita, che ci offre continuamente segni di speranza, come quello, se vogliamo, particolare della professione di suor Enrica! – ha concluso padre Maggioni -. Siamo perciò cristiani contenti, sorridenti, pacificati, liberi! Ma questo possiamo esserlo solo se quella risposta, che abbiamo sentito dal testo di San Giovanni, non è semplicemente una parola ma un’esperienza di vita” affrontata con lo sguardo rivolto “alle cose di lassù”.
Offrendo in piena libertà tutta se stessa, suor Enrica ha così promesso a Dio nelle mani della badessa suor Riccarda, di vivere in castità, senza nulla di proprio, in obbedienza e in clausura secondo la forma di vita delle Sorelle Povere di Santa Chiara, ricevendo il velo nero, il libro della Regola e il crocifisso. Momenti di grande intensità accompagnati dall’applauso dell’assemblea e dal caloroso abbraccio della neo-professa alle consorelle. “Grazie a tutti voi per aver risposto all’invito del Signore alla celebrazione di oggi – ha detto prima della benedizione finale suor Enrica – ed anche a quelli che non sono venuti ma si sono resi presenti in altri modi. Nel Vangelo abbiamo sentito che Gesù dice, ‘rallegratevi ed esultate’.
Piaceva a noi Sorelle di farvi tornare a casa con questa parola su cui Papa Francesco ha scritto un documento”. Per questo ai presenti è stato distribuito il libretto con l’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” e con il Vangelo della solennità di tutti i Santi, il brano delle Beatitudini, come “invito – ha sottolineato suor Enrica – a ricordarci che siamo chiamati tutti ad essere santi”.
Nella fraternità delle relazioni, come insegna in particolare lo stile francescano, vissuto con gioia, dopo la liturgia, nel momento conviviale intorno a suor Enrica, ai suoi famigliari e alle Sorelle, grazie all’accoglienza dalla parrocchia del Corpus Domini.