Com. St.006 del 26 marzo 2016 – Omelia nella Solenne Veglia Pasquale

Carpi, Auditorium San Rocco
Sabato Santo 26 marzo 2016, ore 21.30
 
S.E. Monsignor Francesco Cavina

       
Venerdì scorso il racconto della Passione si è concluso con Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo che prendono il corpo di Gesù e lo seppelliscono in un sepolcro che si trovava in un giardino: “Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era nuovo”.
        Tutto, dunque, sembra finito, come avviene per ogni uomo, dopo la sua sepoltura. La Via crucis sembra finita. Ma in realtà non è così: alla quattordicesima stazione – Gesù deposto nel sepolcro – ne farà seguito un’altra. Quella della domenica di resurrezione.
        Il sepolcro non può trattenere il corpo di Gesù fino al disfacimento perché Egli è Dio. Cristo risorge, torna in vita. E’ la gioiosa notizia che la Chiesa, dal momento della sua esistenza, non si stanca di proclamare al mondo e che anche questa notte ha annunciato a noi nei riti e nella Parola che abbiamo ascoltato. Per i meriti di Gesù la morte, frutto del peccato, è vinta per sempre. La croce, da patibolo infame, è diventata trofeo di gloria. Il Crocifisso regna glorioso.
        Nel mondo è scaturita l’innocenza, è rifiorita la gioia, è rinata la speranza, e l’uomo peccatore è diventato figlio di Dio.
        Tutta la nostra fede si fonda sull’evento della resurrezione di Gesù. Se essa fosse un’invenzione o un semplice modo di dire o una leggenda tutti gli avvenimenti della vita di Cristo perderebbero di senso. E’ quindi importante comprendere esattamente che cosa significhi che “il Signore è risorto”. Non significa che egli è ritornato, come Lazzaro, alla vita terrena di prima. Risorgendo, Gesù, morto in croce e sepolto, è entrato con la sua natura umana, con il suo stesso corpo, in una condizione di vita nuova, non più terrena. E’ sottratto definitivamente al potere della morte.
        Proprio perché Gesù è davvero risorto, è tornato in vita, egli è il Presente, è il Vivente e per questa ragione è l’eterno contemporaneo. Ogni uomo può dunque incontrarlo, conoscerlo, entrare in comunione con Lui, ed Egli può accompagnare il nostro cammino verso il traguardo della vita eterna.
 
+ Francesco Cavina