Com. St. 09 del 25 gennaio 2013 – Giovedì 24 gennaio a Carpi la Festa regionale dei giornalisti


Diocesi di Carpi                 


comunicato n° 09


Carpi, 25 gennaio 2013


 


 


Comunicato stampa


 


Giovedì 24 gennaio a Carpi la Festa regionale dei giornalisti


L’omelia di monsignor Francesco Cavina


 


 


Viviamo in un periodo di crisi che ha determinato un senso di paura e di mancanza di prospettive per il futuro. Lo sviluppo economico fine a se stesso, il benessere materiale, la cultura del divertimento’che sembravano scelte indiscutibili, hanno rivelato tutta la loro fragilità e debolezza.


Tutti sentiamo la necessità di trovare un po’ di riposo, un rifugio, un luogo dove sentirci confortati e consolati, dove ritrovare il gusto delle cose vere della vita.


 


San Francesco di Sales, di cui oggi la Chiesa celebra la festa liturgica ci offre una strada per recuperare una dimensione umana della vita.


Ci offre un duplice indirizzo:


la sua vita.  La vita di S. Francesco è una vita riuscita, piena, autentica perché ha portato a compimento la vocazione per la quale ogni uomo viene al mondo: la santità. Il nostro santo si chiedeva: ‘Che differenza esiste tra il vangelo e la vita di un santo?‘. Lui stesso offriva la risposta: ‘E’ la stessa differenza che vi è tra una sinfonia scritta sul rigo musicale e una sinfonia musicale‘. La differenza è enorme! Una sinfonia, se rimane scritta sul rigo, è morta, non provoca alcuna sensazione, nessuna emozione. Mentre se qualcuno la interpreta e la suona acquista vita e incide sullo spirito di chi l’ascolta.


 


Così è il Vangelo se non c’è qualcuno che lo vive, appare come un libro lontano, anche interessante ma idilliaco nelle sue proposte, fuori dalla realtà. Solo quando qualcuno lo vive appare attuale, pieno di novità, capace di affascinare e di cambiare la realtà. La vita di San Francesco di Sales ci dice che il Vangelo non solo è possibile, ma che esso porta a compimento il desiderio di bontà, di verità, bellezza che è in noi, perché ci purifica da tutto ciò che contraddice questi desideri: il peccato. Ognuno di noi, come S. Francesco di Sales, è chiamato a divenire ‘sinfonia eseguita’ per Dio e per i fratelli.


 


– il suo insegnamento. S. Francesco, quando era giovane ha subito il fascino dell’autonomia assoluta, cioè di credere di potere fare da solo, di potere costruire la sua vita ed il suo futuro indipendentemente da Dio. Percorse questa via e si trovò sull’orlo della disperazione’Si affidò alla preghiera e Dio non lo ha abbandonato. E poiché aveva conosciuto per esperienza personale quanto sia facile per l’uomo ‘perdersi’ ha voluto aiutare i suoi fratelli a percorrere la via dell’unione con Dio.


 


Forte della sua esperienza poteva affermare: ‘La vera devozione (vita cristiana)  non danneggia niente e perfeziona tutto‘. Con queste parole voleva dire che Dio non è un padrone duro, un concorrente dell’uomo, qualcuno da cui fuggire per essere felice, ma un Padre buono che quando trova un cuore ben disposto lo riempie di pace, di gioia, di consolazione, di speranza.


In una delle sue lettere scrive: Vivi interamente secondo lo Spirito’Vivi con dolcezza e nella pace. Sii fiducioso che Dio ti aiuterà e, in tutto ciò che accade, mettiti nelle mani della sua misericordia e della sua paterna bontà. Potremmo dire che la grande preoccupazione di S. F. è stato l’uomo visto e interpretato alla luce della rivelazione che Dio ha fatto di sé in Cristo.


 


Non si tratta solo di belle parole, consolatorie, ma in esse troviamo trasfusa l’esperienza di San Francesco. La sua fu una vita non facile: il Papa gli aveva affidato la cura pastorale della diocesi di Ginevra, i cui abitanti avevano aderito in grande maggioranza al calvinismo. E sebbene le sue fatiche apostoliche siano state immani egli non riuscì mai risiedere a Ginevra perché la città gli era preclusa. Avrebbe potuto nutrire risentimento, amarezza, irrigidirsi di fronte a difficoltà che sembravano insormontabili, invece la sua fiducia in Dio lo ha portato a vedere dovunque la grazia del Signore .


 


San Francesco ci insegna che  avere paura, dubitare e temere sono atteggiamenti estranei alla fede cristiana. Ciò che è proprio del cristiano è la gioia, che nasce dalla conoscenza di Cristo e dalla appartenenza alla sua Chiesa.


 


Infatti, vivendo la sua amicizia con Cristo aveva maturato la consapevolezza che fare il bene è semplicemente bello, esserci per gli altri è bello, amare il Signore è bello! L’incontro con Gesù gli ha fatto scoprire quanto egli fosse importante per Dio. Solo quando ci si scopre importanti per Dio è possibile anche apprezzare la vita come un dono che merita di essere vissuta anche in tempi difficili. Quando la fede viene meno aumenta la tristezza interiore ed il dubbio circa l’esistenza umana diventa sempre più insuperabile.


 


Come raggiungere una simile pienezza di vita cristiana?


Innanzitutto non dimenticando mai che la salvezza è offerta a tutti. Dio, il quale è grazia e perdono, è sempre presente. Scrive: ‘O Dio, sempre tu mi guardi. Perché mio Signore pensi a me tanto spesso,  perché così di rado io penso a Te. Dove siamo, o anima mia? La nostra vera dimora è Dio, ma dove ci troviamo noi?


S. Francesco propone un metodo semplicissimo, graduale, comodo per lottare contro il peccato, che ci conduce alla rovina, e vivere la vita cristiana: il ricordo di Dio (preghiera). Si tratta di un metodo semplicissimo perché ogni occasione è buona per ricordarsi di Dio.


 


+ Francesco Cavina, vescovo di Carpi