Com. St.25 del 25 marzo 2017 – La Cattedrale di Santa Maria Assunta – Storia e arte

Dott. Alfonso Garuti
Responsabile dell’Ufficio diocesano beni culturali
e direttore del Museo diocesano
 
 
La bibliografia e le notizie storico-artistiche sulla Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta di Carpi, desunte da fonti documentarie dal XVII al XIX secolo e da studi pubblicati in epoca recente, è ampia, comprendendo fasi edilizie ed analisi architettonica dell’importante edificio sacro. Gli interventi di riqualificazione ottocenteschi che hanno consegnato l’aspetto attuale della Cattedrale spettano all’ingegner Achille Sammarini, progettista dei lavori di trasformazione ed adeguamento.
Nel XV secolo la famiglia Pio di Savoia aveva consolidato i propri diritti su Carpi, organizzando beni e strutture anche ecclesiastiche. Dal 1458 Tommaso Pio è nominato arciprete commendatario della pieve di Santa Maria, di antica fondazione longobarda e soggetta direttamente a Roma, sostituito nel 1469 dal cugino Galeotto rimasto fino al 1513, zelante per il restauro dell’antica pieve, ampliata, ma insufficiente alle necessità di culto e dell’aumentata popolazione. E’ Alberto III a provvedere alla ricostruzione della pieve in posizione centrale, sulla grande piazza di Borgogioioso, ripristinando le funzioni dell’arcipretura e dei canonici. Le prime testimonianze per la ricostituzione delle dignità ecclesiastiche della pieve si datano al 1503, confermate in seguito con bolle di Giulio II del 1512 e Leone X del 1513, contenenti normative giuridiche, patrimoniali, costruttive, la cui attuazione avviene dal 1513 al 1514.
Il nuovo tempio, dedicato alla Madonna Assunta, sorge sulla piazza a chiusura del limite settentrionale a fronteggiare da un lato l’allungato e regolare susseguirsi prospettico degli edifici quattrocenteschi del Portico Lungo, residenze delle famiglie nobili, dall’altro la rinnovata facciata classicheggiante del palazzo signorile, in felice sintesi di richiami alla cultura umanistica del tempo.
Il terreno occorrente è donato da Alberto Pio ed era occupato dai suoi giardini e da scuderie adattate alle funzioni provvisorie del culto, in quanto l’antica pieve viene in gran parte demolita e trasformata in oratorio. Il modello è inviato nel 1514 da Roma ed il progetto, ricordato dal Vasari, è riferito a Baldassarre Peruzzi mentre il contratto per la costruzione è stipulato nel 1515 con i fratelli Tommaso e Ludovico Federzoni e tale anno è da ritenersi quello della posa della prima pietra.
I caratteri architettonici rispecchiano schemi della architettura classicheggiante romana ripresa dall’antico, che Raffaello propone in pianta per la nuova basilica di San Pietro in Vaticano che in quegli anni si stava ricostruendo su progettazione di Bramante, un edificio a pianta basilicale a tre navate divise da poderosi pilastri ed uno spazio centralizzato con abside, transetti e cupola, fiancheggiato da due tempietti ottagonali ad uso di sagrestie. E’ questa parte che ha mantenuto il carattere della progettazione peruzziana.
I lavori furono sospesi nel 1516 per terminare la chiesa di San Nicolò dei Frati Minori che doveva ospitare nel 1521 il Capitolo generale dell’Ordine francescano, poi ripresi, ma interrotti nel 1525 venendo a mancare l’appoggio dei Pio allontanati da Carpi per la perdita dello stato ceduto agli Este di Ferrara.
La ripresa dei lavori per volontà dei canonici e della cittadinanza avviene nel 1606, preceduta dal ripristino della processione dell’Assunta allo scopo di incrementarne la devozione popolare e raccogliere fondi necessari per la costruzione, il cui cantiere è affidato al capomastro Antonio Federzoni. Nel rispetto del modello ligneo peruzziano, egli imposta sulle fondamenta tracciate un secolo prima l’impianto longitudinale delle navate comprensive delle cappelle laterali e nel 1627 il grezzo della facciata, completata dall’ornamentazione architettonica tra il 1677 ed il 1680 con la sistemazione nelle nicchie delle statue dei Santi protettori in terracotta opera del ticinese Tommaso Lazzoni, terminata poi nelle rifiniture marmoree ed in stucco tra il XVIII ed il XIX secolo.
Durante il XVII secolo si completano le cappelle laterali cedute come patronato e sepoltura a famiglie nobili carpigiane. Nel 1768 si procede alla costruzione della cupola progettata dal carpigiano Carlo Lugli, abbassata nel 1771 per motivi di sicurezza togliendo la copertura esterna a calotta, coprendola con tetto a falde, come si vede anche oggi.
La Collegiata assume titolo di Cattedrale nel 1779 da parte di Pio VI col riconoscimento diocesano e, nel 1979, nella circostanza del bicentenario fu insignita dell’onorifico titolo di Basilica Minore.
Per l’interno, tra il 1887 ed il 1890, l’ingegner Achille Sammarini procede alla sistemazione dei piloni della cupola togliendo le alte paraste peruzziane sostituite da raccordi angolari, collocandovi alla base le statue dei protettori, eseguite da Fermo Forti, che dipinge pure nelle superiori edicole di stile rinascimentale le figure degli Evangelisti.
Inoltre, l’impresa di maggior importanza consiste nella nuova decorazione a tempere murali voluta dal vescovo Gaetano Araldi, che copre l’interno in raffinato ed accurato stile neorinascimentale, dovuta per la parte ornamentale a Lelio Rossi e, per gli inserti figurati, nell’abside e nei medaglioni delle volte con busti di Santi ed Apostoli, ad Albano Lugli e Fermo Forti, con esito di straordinaria unitarietà di intenti stilistici classicheggianti.
Negli anni 1893-94 si data l’ulteriore intervento del Sammarini riguardante la sistemazione di una delle due antiche sagrestie ottagonali, quella ad est, decorata da Lelio Rossi e da Albano Lugli, che vi dipinge i Dottori della Chiesa, copia dagli affreschi quattrocenteschi nella cappella di San Martino della chiesa della Sagra a Carpi.
 
Si ha notizia di opere e di arredo per il culto procurati da Alberto Pio all’inizio dei lavori per la nuova Collegiata, come il battistero in marmo del 1514 e la statua dell’Assunta, titolare del tempio, opera del 1516 in legno dipinto, dorato, di raffinato lavoro, realizzata a Parigi da Gasparo Cibelli ed oggetto di venerazione per la processione del 15 agosto alla quale era obbligo di partecipazione da parte del clero secolare e regolare, delle parrocchie e della popolazione dei territori feudali dei Pio, come significativo atto di riconoscimento di unità politica e religiosa, funzione che si svolge anche oggi.
I canonici a loro spese commissionarono i nuovi libri corali per l’ufficiatura liturgica eseguiti dal miniatore e calligrafo Damiano Gafori da Novara dal 1515 al 1534, ora conservati al Museo diocesano. Al 1540 risale l’organo dovuto a Giovanni Cipri e nel 1577 il coro in legno di noce del carpigiano Giovanni Papacini. Opere cinquecentesche sono la statua del Redentore in terracotta di Antonio Begarelli e quelle marmoree della Fede e della Carità (1582) del reggiano Prospero Spani, collocate nel XVIII secolo all’altare del Sacramento, sontuosa opera in marmi policromi su disegno del cappuccino fra Stefano da Carpi, eretta tra il 1762 ed il 1772. Quella, pure maestosa, in stucco e scagliola, di ispirazione berniniana nel transetto destro, dedicata al comprotettore San Valeriano in cui si venera il seicentesco e pregevole busto reliquiario d’argento fu realizzata nel 1724 dal parmense Antonio Ferraboschi. Fra Stefano vi aggiunse sui lati della cappella due grandi angeli in stucco.
Nelle cappelle di patronato di nobili famiglie carpigiane, furono eretti tra XVII e XVIII secolo, altari con ancone in legno dorato, stucco, marmo e scagliola. Di quest’ultima manifattura, di particolare richiamo carpigiano e di elevata qualità, sono paliotti d’altare dovuti a Gaspare Griffoni, Giovanni Gavignani, Giovanni Massa e Giovanni Pozzuoli, che stupiscono per la sapiente resa, la perfezione tecnica nell’imitazione delle tarsie marmoree. Lo stesso iniziatore a Carpi di quest’arte, Guido Fassi, nel 1629 realizzò la bella ancona a finti marmi già dedicata all’Assunta ed in seguito all’Addolorata, qui venerata dal 1810 in pregevole simulacro in legno della Pietà, lavoro seicentesco di Jacopo Bordenaux che si trovava nella soppressa chiesa dei Servi di Maria.
I dipinti corrispondono a lavori dovuti ad artisti di formazione veneta, emiliana, specificatamente bolognese e modenese, oltre ad altri locali. Si menzionano per l’importanza, la tela della Visitazione (1579) del mantovano Teodoro Ghisi, il San Carlo Borromeo che guarisce un indemoniato (1612) del veneziano Sante Peranda, le opere di scuola reniana e guercinesca quali i Santi Giuseppe e Filippo Neri di Matteo Loves, la Madonna di San Luca ed i Santi Nicola di Tolentino e Bartolomeo di Giacomo Cavedoni, la Consegna delle Chiavi a San Pietro di Luca Ferrari.