A Mirandola inaugurato domenica 7 luglio il centro di comunità
donato dalla Chiesa Italiana tramite la Caritas
L’intervento di monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi
‘Una grandiosa manifestazione d’amore’
Oggi, comunità ecclesiale e società civile, ci uniamo alla gioia della parrocchia di Mirandola per la benedizione e l’inaugurazione del suo centro comunitario, dono della Chiesa italiana alla diocesi di Carpi. Si tratta, come possiamo tutti ammirare, di una struttura che ha una sua dignità architettonica, costruita per durare nel tempo, dotata di spazi accessibili a tutti ed in grado di assicurare a questa comunità cristiana la ripresa di una normale attività pastorale ed avere un luogo nel quale potersi di nuovo riunire liberi da paure, ansie e incertezze.
Tutto questo è stato reso possibile grazie alla fruttuosa e costruttiva collaborazione tra diverse istituzioni: la Caritas italiana, qui rappresentata dal suo presidente, S.E. monsignor Giuseppe Merisi e don Francesco Soddu della Direzione della Caritas nazionale; la Caritas Lombardia qui rappresentata dal delegato regionale, don Claudio Visconti; la Lega Calcio Serie B; la Banca Mediolanum, qui rappresentata dal vice-presidente; il Comune di Mirandola. A tutti il più vivo e riconoscente ringraziamento perché ci permettete di godere di una grande consolazione spirituale. Siamo consolati perché attraverso la presenza, l’opera, l’aiuto di tanti fratelli è Cristo stesso che ci visita, ci aiuta, ci consiglia, ci incoraggia, ci sostiene’ E di questo sia lode al Signore!
L’impegno e l’attiva presenza della Caritas nelle nostre zone trova la sua ragion d’essere nella testimonianza di umana e cristiana solidarietà che caratterizza questa istituzione ecclesiale. La Caritas, sostenuta dalle offerte spontanee di tanti cristiani e di tante persone di buona volontà, si è impegnata nella costruzione di una struttura che ha comportato un notevole sforzo finanziario (quasi 900 mila euro), osando oltre le sue forze. Ancora una volta, nella storia di un popolo, si sono intrecciate tra loro un’immane tragedia di distruzione e una manifestazione grandiosa di amore, e questo ci porta a credere che il bene esiste, il bene lavora, il bene reagisce e apre la via alla fiducia e alla speranza.
Da quanto stiamo vivendo oggi non può che nascere l’auspicio che la testimonianza di amore che questa comunità cristiana ha ricevuto diventi uno stimolo per crescere ancora di più ‘in comunione di fede, speranza e carità, per diventare lievito che fermenta tutta la realtà umana’.
+ Francesco Cavina, vescovo