Come casa la parrocchia

Una settimana di preghiera, fraternità e vita comunitaria per i giovani di Cibeno

 

Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. (Gv 15, 11-13) Dal 7 al 14 aprile il gruppo Giovani di Azione Cattolica di Cibeno ha vissuto un’esperienza di settimana comunitaria scegliendo come luogo della loro permanenza la propria parrocchia. Vivere quest’esperienza è rendere casa il luogo scelto e famiglia le persone con cui abiti: ognuno ha continuato a svolgere le proprie attività quotidiane (lavorative, di studio o di qualsiasi altro tipo) sapendo che ad aspettarlo a casa ci sarebbe stato il gruppo Giovani. Il desiderio di settimana comunitaria è nato dalla volontà di rafforzare i legami tra noi attraverso l’occasione di crescita personale e condivisa che il vivere insieme offre. A guidare la preparazione ed accompagnarci in questi giorni sono state le parole: fraternità, comunità, preghiera.

Vivere come fratelli e sorelle ha significato, prima di tutto, rispettare i tempi degli altri: i silenzi per lo studio, il lavoro, per il riposo, le attese per i pasti e per la doccia; in secondo luogo, cogliere i piccoli e i grandi bisogni della nostra casa: la fraternità cristiana che abbiamo sperimentato non ha previsto uno stile passivo ma un attivarsi verso l’altro in qualsiasi situazione.

Vivere la comunità si è concretizzato in due dimensioni: la famiglia Giovani e la nostra parrocchia, con tutte le persone che transitano nei suoi spazi. Nel nostro gruppo è stato fondamentale l’impegno, prima dei responsabili, poi nostro, per rendere questa esperienza positiva anche dal punto di vista organizzativo: sono stati accuratamente pensati turni di pulizia, in cucina e per la spesa sia prima che durante la settimana. Tutti abbiamo sentito l’importanza di dare il nostro contributo perché, dal momento che era casa nostra, occorreva prendercene cura. La dimensione di comunità parrocchiale si è fatta presente nel momento in cui ci siamo fatti abbracciare e abbiamo abbracciato le proposte già presenti in questi giorni, organizzate dagli altri gruppi

parrocchiali. All’inizio della settimana c’è stato il Lunedì del Vangelo: un incontro in cui alcuni adulti riflettono e meditano sul Vangelo della domenica successiva. Abbiamo sperimentato l’amore e la bellezza di un dialogo intergenerazionale, in cui ci hanno fatto sentire quanto noi giovani possiamo essere preziosi con la nostra presenza. Frutto di questo primo momento è stato il fatto che il mercoledì, oltre alle radzore chiamate per il tè delle cinque, si sono presentate molte più persone conosciute la sera prima. A conclusione della settimana, con la colazione di domenica organizzata dalla commissione missionaria parrocchiale, abbiamo lavorato insieme come un’unica comunità.

Ultima parola-guida è preghiera: grazie ai nostri responsabili, che hanno pensato momenti innovativi e arricchenti per il gruppo, la preghiera è stata inizio e conclusione di ogni nostra giornata, dandoci la possibilità di condividere piccoli pezzi del nostro vissuto quotidiano. Oltre alla preghiera mattutina e serale abbiamo partecipato alla messa quotidiana e il giovedì a quella delle 7 dalle Clarisse. Questa esperienza non sarebbe stata possibile senza il supporto dell’intera parrocchia che si è fatta presente fin da subito: i parrocchiani ci hanno suggerito di prendere in prestito le brandine della protezione civile per dormire nelle aule; don Andrea ci ha sostenuto in ogni nostra necessità e consigliandoci nei momenti di bisogno; e infine, chiunque passasse a trovarci ci ha offerto sorrisi, occasioni di scambio e molti dolci!

Irene Gherardi e Rebecca Grazian