Vegliamo in attesa di Cristo

Commento al Vangelo della prima domenica di avvento

Le nostre sorelle Clarisse


Con la celebrazione di questa domenica diamo inizio ad un nuovo anno liturgico, che ci farà entrare ancora una volta nel mistero della vita di Gesù, come nuova occasione per crescere nella comunione con Lui.


In questo breve brano del Vangelo di Marco, Gesù ci invita per ben tre volte a ‘vegliare’. La vigilanza che ci chiede Gesù non è soltanto un atteggiamento della mente, ma anche del cuore e di tutta la vita. Chi vigila è colui che vive una vita di attesa, o meglio di attenzione (da ad-tendere, cioè tendere a, o verso, qualcosa). Egli vive proteso verso qualcosa, che per il cristiano si trasforma nell’attesa di Qualcuno, sempre pronto a cogliere tutti i segni che ne annunciano la presenza.


Saper vigilare significa allora saper riconoscere in ogni incontro che facciamo, nelle relazioni con chi vive intorno a noi, negli avvenimenti lieti o tristi della nostra vita, una Presenza che tutto abita e che dà senso e unità a tutta la nostra esistenza.


Questa scoperta dei segni della presenza del Signore nel nostro quotidiano ci aiuta a restare desti e vigilare, e così alimentare il nostro desiderio della venuta finale di Cristo. Non sappiamo quando il Signore verrà, ma siamo certi che ciò avverrà poiché la nostra speranza riposa nella promessa che Gesù stesso ci ha fatto del suo ritorno glorioso alla fine dei tempi.


Per questo siamo chiamati a non sciupare il nostro tempo, lasciando che gli eventi ci passino accanto senza veramente viverli.


Alla luce della Parola di Gesù, nella nostra preghiera chiediamo che si compia la venuta di Cristo anche nella nostra storia personale, specialmente quando le tenebre sembrano addensarsi intorno a noi e l’aurora è lontana. Rafforziamo la nostra fede in Gesù Cristo, nostro Signore, perché Dio, che ci vuole in comunione con Lui, è fedele e ancora ci donerà il Suo amore in Gesù, salvezza per tutti.


 


La nostra gioia, fratelli,


non è dunque ancora una realtà di fatto


ma è una gioia nella speranza.


Tuttavia la nostra speranza è così certa


che è come se fosse già diventata realtà.


(S. Agostino)