Carissimi presbiteri e diaconi di Modena-Nonantola e di Carpi,
stiamo vivendo la cosiddetta “seconda ondata” della pandemia; pur auspicando e forse illudendoci che non sarebbe arrivata, avevamo prospettato di dovere affrontare questa possibilità già nelle ultime settimane del precedente anno pastorale. Più volte, nei nostri incontri organizzati o occasionali, ci siamo detti che il 2020-2021 sarebbe stato un anno comunque “emergenziale” anche per le nostre attività parrocchiali. Da cristiani, siamo invitati dalla stessa Scrittura ad abitare l’incertezza, se è vero che “ogni uomo è come l’erba” (Is 40,6), nella consapevolezza che solo il Signore è la roccia sicura (cf. 2 Sam 22,1; Sal 18,3; ecc.).In questi giorni, dopo le anticipazioni e la successiva pubblicazione dell’ultimo DPCM del 24 ottobre 2020, arrivano alcune richieste di chiarimento relative alle celebrazioni liturgiche e alle attività pastorali. Provo a rispondere ad alcune domande, avvertendo che è necessario restare in ascolto, sia di altre eventuali disposizioni governative, sia di possibili dichiarazioni della Cei, sia – ma non da ultimo – degli organismi di partecipazione delle nostre comunità parrocchiali, decidendo poi di conseguenza “in loco” nei casi specifici. Per le celebrazioni liturgiche e sacramentali restano in vigore le disposizioni precedenti (cf. Art. 1 p-q). Almeno per ora, data anche l’ottima prova complessiva di osservanza delle norme nelle nostre parrocchie, non sono previste restrizioni. Consiglio però di celebrare le liturgie per i defunti solo all’interno delle chiese, per evitare di provocare assembramenti nei cimiteri, già molto frequentati solitamente in questo periodo e dove quindi può essere difficile assicurare le misure richieste. Approfitto per raccomandare l’aderenza alle disposizioni anche per quanto riguarda la distribuzione della comunione eucaristica, possibile per ora solo sulla mano; continuano infatti ad arrivare segnalazioni sporadiche riguardanti la distribuzione sulla lingua, che attualmente è vietata, anche qualora si trattasse di persone che la ricevono dopo tutti gli altri. In caso non improbabile di denuncia all’autorità civile, sarebbe impossibile per la diocesi difendere chi ha infranto questa regola. Va pure disapprovata la decisione, talvolta assunta anche dai celebranti, di saltare l’amministrazione della comunione eucaristica, per non doverla distribuire sulla mano.
Sono invece “sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto” (Art. 1 n) e sono “sospesi i convegni, i congressi e gli altri eventi, ad eccezione di quelli che si svolgono con modalità a distanza” (Art. 1 o). Questa sospensione riguarda anche gli spettacoli, i concerti, i convegni, le conferenze, le assemblee e altri eventi simili che si svolgano nelle chiese e nelle strutture parrocchiali o di enti ecclesiastici. La sospensione delle attività di cinema e teatri, a fronte della possibilità di celebrare le liturgie nelle chiese, sta provocando alcune polemiche. Sembra che il Governo possa riprendere in mano questo divieto, perché in effetti non risulta che cinema e teatri siano stati luoghi di contagio, come invece lo sono certamente stati i mezzi di trasporto. Piuttosto che entrare in queste polemiche e fomentare “guerre di religione” o battaglie politiche, credo sia utile rilevare, non solo come cittadini ma anche come cristiani, il grave disagio del settore della cultura, e solidarizzare con coloro che si sentono colpiti da provvedimenti che già nei mesi scorsi li avevano penalizzati.
Il catechismo dei bambini, preadolescenti e adolescenti, per ora si muove secondo le indicazioni già offerte nelle settimane scorse. È necessario che le famiglie, attraverso l’apposito modulo distribuito in settembre, si dichiarino d’accordo con le modalità proposte dalla parrocchia. In alcune comunità si è deciso di favorire il catechismo “domestico”, affidando ai genitori – quelli che lo chiedevano o che erano d’accordo – un percorso da svolgere in casa con i propri figli e dando nello stesso tempo la disponibilità da parte dei catechisti ad accompagnare i genitori stessi, di persona o per via digitale. È una modalità che può valorizzare la “Chiesa domestica” e si può integrare molto bene, specialmente in questo anno particolare, con le iniziative comunitarie della parrocchia, restituendo ai genitori il loro compito di “primi testimoni della fede” (cf. Rito del Battesimo dei bambini, benedizione finale del padre).Un altro passaggio ci riguarda anche in quanto comunità cristiane: “nell’ambito delle pubbliche amministrazioni le riunioni si svolgono in modalità a distanza, salvo la sussistenza di motivate ragioni; è fortemente raccomandato svolgere anche le riunioni private in modalità a distanza” (Art. 1 o). Consigli pastorali, degli affari economici, presbiterali ed episcopali, collegio consultori e organismi simili, parrocchiali, diocesani, vicariali o associativi, pur non appartenendo alla “pubblica amministrazione”, vi sono analoghi dal punto di vista del diritto canonico; e sono certamente compresi, nella mens del DPCM, tra le “riunioni private”. Il decreto si limita a “raccomandare fortemente” la modalità a distanza, affidando le decisioni al nostro senso di responsabilità; occorre tenere quindi conto delle possibilità effettive di entrare, uscire e rimanere distanziati, dell’ampiezza e condizione dei luoghi di incontro, delle misure di igienizzazione attuabili.Nel corso della “prima ondata” alcune comunicazioni diocesane sono apparse troppo fredde e burocratiche; mi scuso anticipatamente se anche questa potrà apparire tale. Il fatto è che da una parte è necessario essere il più possibile precisi, e quindi correre il rischio di un certo legalismo; e dall’altra si vorrebbe comunicare vicinanza, passione e speranza, senza essere astratti o irenici. Affido a voi l’equilibrio tra queste due esigenze, limitandomi in conclusione ad esprimere una grande stima e un incoraggiamento sincero verso di voi, il vostro ministero e le vostre comunità. + Erio Castellucci 27 ottobre 2020