L’ORA DELLA SOLIDARIETÀ
E’ innanzitutto l’ora della solidarietà. Di fronte a tante situazioni di difficoltà, non possiamo girarci dall’altra parte ma dobbiamo farcene carico, ognuno secondo le proprie possibilità. Non si tratta solo di “fare beneficenza” ma soprattutto di condividere, facendosi prossimo a chi è nel bisogno e camminando al suo fianco.
Suggeriamo alcune azioni concrete:- Sostenere economicamente la Caritas diocesana, per meglio mettere in condizione le realtà assistenziali della Diocesi di rispondere alle crescenti richieste d’aiuto che ci si trova a fronteggiare. Già nel 2008 i centri d’ascolto Porta Aperta di Carpi e Mirandola hanno registrato un forte aumento di domande, pari a circa il 18 %. Viste le prospettive, un sostegno da parte di tutti diventa essenziale.
– In ogni parrocchia, le offerte raccolte durante le S. Messe della 4ª e 5ª domenica di quaresima (22 e 29 marzo) saranno interamente devolute a questo scopo, nell’ambito della “Quaresima di Carità” sollecitata dal Vescovo.
– Individuare gesti concreti di condivisione nel proprio posto di lavoro, da sviluppare individualmente o insieme a colleghi. Gesti che possono toccare il portafoglio, ma anche di attenzione e disponibilità personale, dedicando tempo ed energie alle persone che ci troviamo di fianco.Sul piano delle relazioni sindacali e istituzionali è possibile scegliere strade di condivisione. Pensiamo alla scelta, in caso di crisi aziendale, di formule quali i contratti di solidarietà (ovvero accordi sindacali previsti dalla legislazione che, anziché pianificare licenziamenti e cassa integrazione, prevedono la riduzione proporzionale del lavoro di tutti), là dove è possibile applicarli; una strada che alcune aziende locali stanno scegliendo e che appare più equa e giusta nei confronti di tutti i lavoratori.
Il nostro invito alla condivisione è rivolto anche a tutte le istituzioni, richiamate a dare la priorità, nella destinazione delle risorse, a far fronte a questa situazione e a creare reti di risposte concrete. In particolare, ci uniamo a coloro che chiedono agli istituti di credito di continuare a sostenere sia le imprese del territorio, facendo ogni sforzo per non sottrarre linfa vitale proprio in questo momento di maggior bisogno, sia le persone fisiche in difficoltà, ad esempio concedendo anticipi rispetto all’erogazione di eventuali sussidi di disoccupazione.
NUOVI STILI DI VITA
Il secondo punto su cui invitiamo a riflettere e ad agire riguarda il nostro stile di vita. Se già il contesto di emergenza ambientale era un motivo sufficiente, oggi la crisi economica rende non più rinviabile un modo di vivere più sobrio e più consapevole delle ricadute sociali, ambientali ed economiche che il nostro modo di consumare può avere.
Una nuova sobrietà è necessaria a tutti noi, per tornare a dare il giusto valore alle cose che ci circondano e quindi riscoprire il primato, per la nostra felicità, delle relazioni umane rispetto al possesso di beni. Oltre una certa soglia, l’avere e il consumare di più non necessariamente si traduce in un vivere meglio.
Non solo: il nostro comportamento individuale può incentivare la transizione verso un sistema economico più attento alle persone e meno basato su beni fittizi. E’ il momento di porre attenzione alle cose che acquistiamo, premiando quei beni che vengono prodotti e commercializzati nel rispetto di criteri etici e ambientali. Anche sulla gestione dei nostri risparmi dobbiamo superare la sola ricerca del profitto e decidere anche secondo criteri valoriali, scegliendo quelle forme di investimento o quegli operatori finanziari che maggiormente garantiscono in tema di trasparenza, finalità sociali, sviluppo compatibile con l’ambiente.
UN MODELLO ECONOMICO PER IL BENE COMUNE
Infine emerge la necessità di avviare una riflessione comune e individuare piste di lavoro per modificare, ognuno secondo le proprie possibilità e responsabilità, l’attuale modello economico, orientandolo davvero al bene comune e alla valorizzazione della persona umana. Anche a livello locale si può lavorare per questo.
Se la fine del tempo di crisi ci consegnerà un sistema produttivo e finanziario che rimetterà la persona al centro del proprio operato, allora forse i sacrifici che questa situazione comporterà non saranno stati vani.
Auspichiamo che questo tempo di Quaresima, per i cristiani occasione privilegiata di conversione, possa rappresentare per tutti davvero un momento importante di riflessione sia personale che collettiva, oltre che di solidarietà e unità del nostro tessuto economico e sociale.
E’ innanzitutto l’ora della solidarietà. Di fronte a tante situazioni di difficoltà, non possiamo girarci dall’altra parte ma dobbiamo farcene carico, ognuno secondo le proprie possibilità. Non si tratta solo di “fare beneficenza” ma soprattutto di condividere, facendosi prossimo a chi è nel bisogno e camminando al suo fianco.
Suggeriamo alcune azioni concrete:- Sostenere economicamente la Caritas diocesana, per meglio mettere in condizione le realtà assistenziali della Diocesi di rispondere alle crescenti richieste d’aiuto che ci si trova a fronteggiare. Già nel 2008 i centri d’ascolto Porta Aperta di Carpi e Mirandola hanno registrato un forte aumento di domande, pari a circa il 18 %. Viste le prospettive, un sostegno da parte di tutti diventa essenziale.
– In ogni parrocchia, le offerte raccolte durante le S. Messe della 4ª e 5ª domenica di quaresima (22 e 29 marzo) saranno interamente devolute a questo scopo, nell’ambito della “Quaresima di Carità” sollecitata dal Vescovo.
– Individuare gesti concreti di condivisione nel proprio posto di lavoro, da sviluppare individualmente o insieme a colleghi. Gesti che possono toccare il portafoglio, ma anche di attenzione e disponibilità personale, dedicando tempo ed energie alle persone che ci troviamo di fianco.Sul piano delle relazioni sindacali e istituzionali è possibile scegliere strade di condivisione. Pensiamo alla scelta, in caso di crisi aziendale, di formule quali i contratti di solidarietà (ovvero accordi sindacali previsti dalla legislazione che, anziché pianificare licenziamenti e cassa integrazione, prevedono la riduzione proporzionale del lavoro di tutti), là dove è possibile applicarli; una strada che alcune aziende locali stanno scegliendo e che appare più equa e giusta nei confronti di tutti i lavoratori.
Il nostro invito alla condivisione è rivolto anche a tutte le istituzioni, richiamate a dare la priorità, nella destinazione delle risorse, a far fronte a questa situazione e a creare reti di risposte concrete. In particolare, ci uniamo a coloro che chiedono agli istituti di credito di continuare a sostenere sia le imprese del territorio, facendo ogni sforzo per non sottrarre linfa vitale proprio in questo momento di maggior bisogno, sia le persone fisiche in difficoltà, ad esempio concedendo anticipi rispetto all’erogazione di eventuali sussidi di disoccupazione.
NUOVI STILI DI VITA
Il secondo punto su cui invitiamo a riflettere e ad agire riguarda il nostro stile di vita. Se già il contesto di emergenza ambientale era un motivo sufficiente, oggi la crisi economica rende non più rinviabile un modo di vivere più sobrio e più consapevole delle ricadute sociali, ambientali ed economiche che il nostro modo di consumare può avere.
Una nuova sobrietà è necessaria a tutti noi, per tornare a dare il giusto valore alle cose che ci circondano e quindi riscoprire il primato, per la nostra felicità, delle relazioni umane rispetto al possesso di beni. Oltre una certa soglia, l’avere e il consumare di più non necessariamente si traduce in un vivere meglio.
Non solo: il nostro comportamento individuale può incentivare la transizione verso un sistema economico più attento alle persone e meno basato su beni fittizi. E’ il momento di porre attenzione alle cose che acquistiamo, premiando quei beni che vengono prodotti e commercializzati nel rispetto di criteri etici e ambientali. Anche sulla gestione dei nostri risparmi dobbiamo superare la sola ricerca del profitto e decidere anche secondo criteri valoriali, scegliendo quelle forme di investimento o quegli operatori finanziari che maggiormente garantiscono in tema di trasparenza, finalità sociali, sviluppo compatibile con l’ambiente.
UN MODELLO ECONOMICO PER IL BENE COMUNE
Infine emerge la necessità di avviare una riflessione comune e individuare piste di lavoro per modificare, ognuno secondo le proprie possibilità e responsabilità, l’attuale modello economico, orientandolo davvero al bene comune e alla valorizzazione della persona umana. Anche a livello locale si può lavorare per questo.
Se la fine del tempo di crisi ci consegnerà un sistema produttivo e finanziario che rimetterà la persona al centro del proprio operato, allora forse i sacrifici che questa situazione comporterà non saranno stati vani.
Auspichiamo che questo tempo di Quaresima, per i cristiani occasione privilegiata di conversione, possa rappresentare per tutti davvero un momento importante di riflessione sia personale che collettiva, oltre che di solidarietà e unità del nostro tessuto economico e sociale.
La Commissione per la pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Carpi