Quale la ragione per cui Mamma Nina è una presenza visibile di Cristo tra noi? E’ la domanda che il Vescovo Francesco Cavina ha proposto all’assemblea nell’omelia della Santa Messa celebrata in Cattedrale lo scorso 3 dicembre. L’esistenza di Marianna Saltini, ha affermato, “per tanti anni è apparsa assolutamente normale, senza particolari slanci o gesti di straordinaria generosità. Si è sposata, ha avuto il dono di sei figli, è rimasta vedova e per alcuni anni ha vissuto la sua esistenza nel ricordo affettuoso del marito e nella cura amorevole dei figli. L’unico progetto che aveva in mente di realizzare, dunque, era quello di provvedere, nel migliore dei modi, ai suoi doveri di madre”. Poi, ha sottolineato monsignor Cavina, ecco un qualcosa di inaspettato, “che la portò ad uscire dalla normale quotidianità per compiere scelte che portano il sigillo della generosità assoluta. Decise, infatti, di allargare la sua maternità e di accogliere come sue figlie le bambine più fragili, povere e abbandonate, in totale spirito di amore. Si tratta di una scelta di vita alla quale lei non aveva mai pensato e alla quale non si era per nulla preparata, ma alla quale non ha potuto sottrarsi perchè lo chiedeva il Signore”. Al riguardo, ha evidenziato il Vescovo, “è importante che tutti ci ricordiamo che Dio per realizzare i suoi progetti si serve delle persone e poco importa del prestigio, della cultura e delle ricchezze che esse possiedono perché agli occhi di Dio è grande e potente chi si abbandona assolutamente alla Sua volontà e Provvidenza. Mamma Nina ha attinto la forza per superare le tante difficoltà incontrate all’inizio della sua opera in ambito familiare, cittadino, ecclesiale dalla certezza che stava facendo la volontà di Dio, che si era manifestata nell’appoggio e nell’approvazione ricevuta dal Vescovo di allora. Una volta ricevuta dal Pastore della diocesi la conferma che stava compiendo la volontà di Dio ha iniziato la sua opera senza porsi troppe domande sulla fattibilità del progetto, sulla copertura economica, sull’impatto che potevano avere nell’opinione pubblica le sue scelte… Per lei era sufficiente sapere che l’opera che stava per iniziare veniva dal Signore e quindi non era sua”. La fisonomia spirituale di Mamma Nina, e quindi la sua grandezza, ha affermato monsignor Cavina, è stata caratterizzata dall’umiltà, “espressa nel riconoscere e vivere il primato di Dio nella sua vita, che l’ha portata con naturalezza a rinunciare alla propria volontà, alle proprie idee, ai propri progetti per accogliere quelli del Signore”, e dalla fiducia “perché si è abbandonata totalmente al Signore. Tutto faceva per amor Suo, mossa da una sola ambizione: cooperare con Lui ai suoi disegni di bene verso tante bambine abbandonate a se stesse, perché per ognuna di esse il Figlio di Dio aveva donato la sua vita”. La storia di Mamma Nina testimonia, prima di tutto, ha sottolineato il Vescovo, “un’evidenza che troppo spesso noi perdiamo di vista e cioè nel cammino della vita non siamo abbandonati a noi stessi, non siamo soli. Il Signore c’è! E se noi ci apriamo al suo amore Egli ci guida, ci accompagna, ci consola, ci aiuta. Si tratta – quella di Gesù – di una presenza amorevole, amichevole, vicina. Mamma Nina quando parlava del Signore usava il tipico linguaggio della prossimità. Diceva: Gesù ‘è buono, carino e gentile’. Questa familiarità con Cristo – che nasceva dalla preghiera davanti a Gesù nell’Eucarestia e dalla partecipazione ai sacramenti – ci aiuta anche a comprendere il dolore che provava quando si offendeva Dio. Era come se venisse insultato uno di famiglia”. La vita di Mamma Nina, inoltre, ha proseguito, “costituisce un richiamo forte a verificare la serietà della nostra sequela di Cristo. Mamma Nina è divenuta un’eroina della carità perché ha scoperto che Gesù è il tesoro della vita, una ricchezza infinita da cui attingere per vivere in pienezza il precetto dell’amore. Viveva ogni sua azione in riferimento alla vita eterna. Questo sguardo soprannaturale sulla realtà, sulle persone e sulla vita la rendeva attenta ai bisogni materiali e spirituali delle persone e le consentiva di affrontare con coraggio le sofferenze e le prove dell’esistenza”. In questo inizio del tempo d’Avvento, che ci ricorda come la venuta del Signore sia sempre imminente, “Gesù ci mette in guardia non per terrorizzarci o angosciarci, ma perché viviamo ogni azione, ogni scelta, ogni decisione in riferimento alla vita eterna. Mamma Nina – ha concluso il Vescovo – ci off re il segreto per non smarrirci tra gli affanni dell’esistenza e ci incoraggia con parole semplici, ma profonde e toccanti: Coraggio, che poi andiamo in Paradiso”.