Martedì 10 marzo 2020
Lo riferisce il direttore della sala stampa vaticana Matteo Bruni. “In questi giorni di emergenza sanitaria, il Santo Padre affida la Città, l’Italia e il mondo alla protezione della Madre di Dio”
Nei momenti più difficili, nelle prove più dure, si torna dalla madre. A lei, al suo amore totale e gratuito si chiede un aiuto per capire quale strada scegliere nei bivi decisivi dell’esistenza. È a chi ci ha dato la vita che affidiamo i tesori nascosti negli angoli silenziosi del nostro cuore. È “mamma” la prima e spesso anche l’ultima parola che pronunciamo in vita. Non a caso, da sempre, la Chiesa cattolica, dall’ultimo dei fedeli al primo dei suoi pastori, guarda a lei, all’intercessione della Madre celeste, ogni volta che c’è il rischio di smarrire la strada diretta a Dio.
Una consuetudine, un gesto d’amore che mercoledì il Papa rinnoverà ancora una volta. Ad annunciarlo il direttore della Sala stampa vaticana: «In questi giorni di emergenza sanitaria, il Santo Padre affida la città, l’Italia e il mondo alla protezione della Madre di Dio, come segno di salvezza e di speranza». L’occasione – ha aggiunto Matteo Bruni – sarà, mercoledì alle 19, «la Messa celebrata in assenza dei fedeli, promossa dal cardinale vicario Angelo De Donatis presso il Santuario della Madonna del Divino Amore per la Giornata di preghiera e di digiuno». In particolare «Francesco invierà un videomessaggio nel quale rivolge una sua preghiera alla Vergine».
A lanciare l’evento odierno era stato, come detto, il cardinale vicario di Roma con una lettera in cui spiegava il gesto di abbinare, antica tradizione della Chiesa nei momenti di prova, alla preghiera il digiuno. «Rinunciando ad un pasto – aveva sottolineato De Donatis –, vogliamo essere vicini, con un segno di elemosina, raccogliendo delle offerte che devolveremo a sostegno del personale sanitario che si sta spendendo con generosità e sacrificio nella cura dei malati». Perché sono innanzitutto loro, i medici, gli infermieri e tutte le altre figure professionali e di volontariato legate al mondo della salute a combattere con turni massacranti e senza chiedere niente in cambio un contagio tanto grave quanto sconosciuto. Uomini e donne ricordati martedì anche dal Papa in Casa Santa Marta durante la Messa mattutina nella quale aveva chiesto ai sacerdoti il coraggio di accompagnare gli operatori sanitari per portare la Parola di Dio e l’Eucaristia ai malati. Un invito – ha precisato più tardi Matteo Bruni – fatto «chiaramente nel rispetto delle misure sanitarie stabilite dalle autorità italiane».
Un richiamo alla prudenza che certo non indebolisce anzi per certi versi rafforza l’atto di coraggio umile che oggi avrà come protagonisti il Papa e la Chiesa. Una preghiera che ricorda il gesto con cui Pio XII l’11 giugno 1944 nella chiesa di Sant’Ignazio chiese alla Madonna del Divino Amore protezione e salvezza durante la ritirata delle truppe naziste. «Possa questa Roma dalla dura esperienza di tante sventure – invocò papa Pacelli – aver luce e forza per una miglior vita personale, familiare, collettiva, e, mercé tua, ritornare esempio alle genti di vera civiltà cristiana per la fede, vissuta in opere di giustizia e in umile amore».
Un’invocazione ormai antica di oltre 75 anni, nel cui solco oggi papa Francesco rilancerà l’affidamento, che è insieme gesto d’amore e di fiducia, dell’Italia e del mondo intero alla Vergine. «Tu – ha pregato il Pontefice l’8 dicembre scorso in piazza di Spagna – non solo sei madre e come tale non smetti mai di amare i tuoi figli, ma sei anche l’Immacolata, la piena di grazia, e puoi riflettere fin dentro le tenebre più fitte un raggio della luce di Cristo Risorto». Una via di salvezza che con la guida della Vergine può aprirsi anche davanti a chi oggi si sente più smarrito e solo, quando ai piedi di Maria riscopre la certezza di essere figlio. Amato. «Ti ringraziamo, Madre Immacolata» – sono ancora parole del Papa – di ricordarci che «per l’amore di Gesù Cristo, noi siamo liberi di amare, di volerci bene, ci doni la dolce memoria che siamo figli di Dio, Padre d’immensa bontà, eterna fonte di vita, di bellezza e di amore.