Grandi cose ha fatto il Signore per noi
Letture: Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11
Anno C – I Sett. Salterio
Dal Vangelo secondo Luca
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fi no alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.
Con questa domenica entriamo nell’unica settimana che è qualificata “santa” dalla Chiesa. La processione con le palme ci ricorda che la Pasqua è ormai vicina. Noi riviviamo, in maniera simbolica e sacra, la scena evangelica dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, gremita di popolo. Gesù viene pubblicamente riconosciuto e accolto come il Messia, il Salvatore atteso da secoli, inviato da Dio per la redenzione del mondo.
La domenica delle Palme fa emergere una incalzante domanda: Chi è Cristo? Posso rispondere: è il mio Salvatore, il mio Maestro, la mia Giuda, il mio Amico, il centro e il fondamento della mia vita.
Tra quella folla festante, coloro che più di altri sono riusciti a cogliere il mistero della Persona di Cristo furono i giovani e i ragazzi. Sono loro che, in mezzo all’ambiente ostile ed avverso degli scribi e dei farisei, cioè della classe politica e religiosa del tempo, lo acclamano e lo accolgono con fede e gioia. La loro fede e la loro gioia possono divenire la nostra se noi accogliamo e riconosciamo Cristo centro della storia e fondamento della vita.
Il ramo di ulivo che oggi abbiamo nelle mani è il simbolo della vita nuova, della bellezza, della bontà, della pace e della gioia che sgorgano dall’incontro con Cristo, il Dio così vicino che ha accettato di farsi uno di noi per percorrere tutte le tappe della nostra intera esistenza, compresa la morte. É per questa ragione che in questa domenica si legge l’intero racconto della Passione nella quale appare evidente che essa è un gesto di solidarietà di Cristo in nostro favore: egli prese su di sé i nostri peccati e morì al nostro posto. Si è trattato di una libera scelta d’amore. Nessuno lo ha costretto a morire.
Ognuno di noi, ascoltando e meditando la Passione, ha la possibilità di avvertire di essere stato amato personalmente da Cristo. Dice San Paolo: “ha amato me e ha consegnato se stesso per me”.
Nella Passione ci viene svelato, dunque, il volto di Dio, un volto d’amore e di compassione. Nel racconto secondo Luca ciò che emerge è la preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi. Egli è nella prova e la sua preghiera assume la caratteristica della fiducia. Si tratta di un insegnamento anche per la Chiesa, per noi. La passione è l’ora delle tenebre, cioè il tempo in cui le forze del male sembrano avere il sopravvento, sembrano annullare le promesse di Dio, sembrano addirittura mettere in discussione l’esistenza stessa di Dio. Si tratta di un’esperienza solo apparente e la smentita, come è accaduto per il Signore, è solo momentanea.
Accanto alla grandezza di Cristo, la Passione svela la debolezza dei discepoli che abbandonano il Maestro nel momento dell’arresto, di Giuda che tradisce, di Pietro che rinnega. Tuttavia, al di sopra di tutto emerge l’amore di Cristo che è più forte dell’abbandono dei discepoli. Si tratta di una testimonianza che è motivo di grande consolazione per noi e che è un invito a non scoraggiarci di fronte ai peccati che si ripetono e alle nostre infedeltà.
+ Francesco Cavina