Il ricordo del vescovo Regattieri Don Bulgarelli “vero sacerdote” che confidava sulla grazia di Dio
Don Carlo non confidava in se stesso, nelle sue capacità di ascolto, di parola e di contatto coi ragazzi e coi giovani, che pure erano tante e molto ricche; ma confidava in Dio. Era un vero sacerdote”. E’ con queste parole che il vescovo Douglas Regattieri ha ricordato il confratello don Carlo Bulgarelli nel trentesimo anniversario della morte (5 luglio 1994) presiedendo la celebrazione eucaristica domenica 7 luglio nella chiesa parrocchiale del Corpus Domini. A concelebrare oltre al parroco don Marek Konieczny, il vicario generale mons. Gildo Manicardi e don Carlo Malavasi, successore di don Bulgarelli alla guida della parrocchia. Parole cariche di gratitudine e di ammirazione che affondano nei ricordi del seminario e successivamente nella condivisione dell’impegno pastorale in diocesi, ecco l’estratto dell’omelia di monsignor Regattieri.
Don Carlo: maestro e testimone
“Don Carlo era per tutti noi, seminaristi e preti, il maestro. Lo chiamavamo anche così: ‘Il maestro’! Entrò, infatti in seminario ad una età adulta dopo aver esercitato per tanti anni la professione di maestro di scuola elementare. E aveva mantenuto sempre questa sua caratteristica di maestro. I ragazzi e i giovani erano la sua passione. Ricordo nei campi estivi come si rapportava con loro, quale attenzione, quale cura, quale capacità pedagogica aveva nell’ascoltarli, nel rivolgersi a loro; e come essi erano attratti dalle sue parole, dagli esempi e dalla concretezza con cui parlava loro… E perché tutto questo? Come per Gesù anche per don Carlo possiamo dire: perché dietro le sue parole, dietro il suo insegnamento c’era una vita, c’era una testimonianza forte.
“Ti basta la mia grazia”
Vorrei aggiungere che anche il testo di san Paolo che abbiamo ascoltato nella seconda lettura (Cfr 2Cor 12, 7-10) ci aiuta a inquadrare bene la figura di don Carlo. In lui, l’insegnamento e la vita su cosa si reggevano, su cosa si appoggiavano? Rispondiamo: sulla grazia di Dio. Don
Carlo non confidava in se stesso, nelle sue capacità di ascolto, di parola e di contatto coi ragazzi e coi giovani, che pure erano tante e molto ricche; ma confidava in Dio. Era un vero sacerdote; si sentiva chiamato a svolgere un ministero tutto pieno di Dio. Perciò la parola di Dio rivolta a san Paolo fu anche quella che egli, don Carlo, sentiva rivolta a sé: “Ti basta la mia grazia” (2Cor 12, 9). Questa certezza era continuamente alimentata dalla fiducia in Dio, soprattutto mediante la preghiera. Senza la forza della preghiera, egli riteneva di non potere fare nulla, come dice anche Gesù nel Vangelo: “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5).
Il suo esempio ricade su di noi
Come lui, anche noi, ognuno al suo posto, nel luogo dove opera, secondo la vocazione che ha, è chiamato a confidare in Dio e a credere che la grazia di Dio basti! A volte ci agitiamo un po’ troppo con le nostre iniziative, anche buone, anche come comunità parrocchiale. Ma se queste non sono basate e non si fondano sulla grazia di Dio rischiano di battere l’aria e di risultare vuote; lo dice anche san Paolo: se non ho la carità, cioè l’amore di Dio, cioè la sua grazia, sono “come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita” (1Cor 13, 1)”.
L.L.