Sul Prologo del Vangelo di Giovanni, proclamato nella liturgia, si è soffermato il Vescovo monsignor Francesco Cavina nell’omelia della Santa Messa del Giorno di Natale presso l’Auditorium San Rocco a Carpi. Con il versetto “e il Verbo si fece carne”, ha affermato, “l’evangelista Giovanni ci riporta a contemplare il bambino che è nato a Betlemme e nel quale possiamo vedere la ‘carne’ che Dio ha assunto per salvarci. Quella carne, infatti, è il nuovo tempio della presenza di Dio, è la dimora del Padre e della sua gloria”. Se è vero, come ci dice la dottrina comune della Bibbia, che Dio è invisibile, tuttavia, ha osservato il Vescovo, “viene fatta un’esplicita eccezione per Gesù. Egli può dire: Chi vede me vede il Padre (Gv 14.9). Noi possiamo conoscere il Figlio di Dio e attraverso di Lui il volto di Dio diventa accessibile all’uomo”. Dunque, ha proseguito, “alla domanda antichissima e sempre attuale ‘dov’è Dio?’ è possibile rispondere: il luogo di Dio è Gesù Cristo che ha accettato di abitare in mezzo a noi come uomo. In Gesù Cristo Dio entra così intensamente nella comunità degli uomini che colui che Lo ascolta, ascolta il Padre, colui che Lo vede, vede il Padre; le sue azioni sono direttamente azioni di Dio”. A chi lo accoglie, ha sottolineato monsignor Cavina, “il Verbo di Dio dona il diritto di diventare figli di Dio. La sua accoglienza avviene per mezzo della fede. Credere in qualcuno significa dare a lui piena adesione e fiducia, basare tutto su di Lui, affidarsi completamente a Lui per il presente ed il futuro. Chi rimane in Lui, rimane in Dio e l’uomo può divenire, a ragione, figlio di Dio. In tal modo viene soddisfatto l’antico desiderio dell’uomo di essere come Dio”.