Tra elezioni e ricostruzione
UN ANNO SPECIALE
di Luigi Lamma
Il passaggio al nuovo anno non cancella quello trascorso ma si innesta nella continuità del tempo e della storia. Da mesi sentiamo ripetere parole come ricostruzione, rinascita, ripresa, spesso evidenziano una valenza materiale relativa ad opere e attività che lentamente tornano alla cosiddetta normalità dopo il sisma di maggio 2012. Quello che ci attende però sarà davvero un anno speciale per queste terre lacerate, al termine del quale si potranno trarre bilanci, personali e collettivi, importanti e compromettenti, si potrà misurare quanto è stato possibile risollevare dalle macerie, quanto si è riusciti a seminare un’idea di futuro per le città più colpite, a quanta precarietà si sarà offerta stabilità.
‘L’Emilia non ce l’ha ancora fatta’ si titolava su queste pagine poche settimane fa e meno male che anche altri, su testate ben più diffuse, non si adeguano alle sirene del consenso e dell’emergenza finita, purtroppo smentite dalla realtà. Ad esempio Massimo Pandolfi sul Resto del Carlino (3 gennaio) ha scritto un pungente editoriale dal titolo ‘Le bufale del terremoto’: ‘Non è finito un bel niente! L’Emilia operosa ma anche ferita ha ancora bisogno di tutto e di tutti: della Regione, del Governo, dell’Europa, dei privati, dei benefattori.
Perchè tanta gente vive ancora fuori dalle proprie case; perché tanta gente vorrebbe ristrutturare le abitazioni semidistrutte ma non sa ancora di quanti soldi pubblici potrà fruire; perché le imprese sono in crisi nera; perché l’arte resta in ginocchio; perché i centri storici sono ancora strapieni di rughe; perché di tutti questi benedetti soldi promessi o stanziati non si è ancora visto quasi nulla; perché la complicatissima burocrazia rende ogni operazione difficile e snervante; perché a L’Aquila ancora non pagano le tasse, a Sant’Agostino e Finale Emilia sì’.
Sarà un anno speciale per l’Italia alle prese con una consultazione elettorale che di nuovo si presenta ad alto rischio per gli esiti che potrà avere sul piano politico, istituzionale ed economico. Pare definitivamente sepolto il farsesco bipolarismo all’italiana che ha avuto il suo apice nell’incapacità di una classe politica, disimpegnata per oltre un anno da responsabilità di governo affidate ai tecnici, di riscrivere una legge elettorale che tutti a parole volevano cambiare.
Così ancora una volta i cittadini non potranno scegliere i loro rappresentanti, a parte il contentino delle primarie messe in campo dal Pd, ma è poca cosa rispetto ad una legge elettorale riscritta restituendo la possibilità di esprimere una preferenza. Se non altro si è arricchita la pluralità dei contendenti, ci sono ampi spazi di competizione nell’area più moderata ed è più rischioso presentarsi con zavorre estremiste al seguito. La parola magica, ripetuta più volte nei momenti più critici del 2012 da autorevoli personaggi istituzionali, è credibilità. La credibilità della classe dirigente di un Paese è ciò che genera la fiducia dei mercati e degli investitori (di cui il debito pubblico italiano non può fare a meno), è ciò che giustifica i sacrifici della popolazione se distribuiti secondo equità, è ciò che rende consapevoli i cittadini di essere degnamente e onestamente rappresentati. Alla fine del 2013, anche dall’esito di questo percorso politico, potremo misurare il nostro livello di responsabilità, o se ha prevalso il nichilismo dell’antipolitica.
Tanti ancora potrebbero essere i motivi per ritenere questo 2013 un anno speciale: basti pensare a tutte le attese miste a preoccupazioni sul piano dell’economia e del lavoro ma ci sarà tempo per ragionarci sopra. A conclusione di questo primo editoriale del nuovo anno valgono allora come auspicio le parole del vescovo monsignor Cavina: ‘La ricostruzione materiale, non solo non deve subire battute di arresto per gli eventi politici che interessano l’Italia, ma deve essere accelerata e potenziata, e per ripensare il nostro futuro deve valorizzare la ricchezza di sentimenti ed il patrimonio spirituale e morale che hanno caratterizzato i mesi scorsi’.