Editoriale del n. 13 del 7 aprile 2013


Pochi giorni a disposizione delle tre minoranze partorite dalle elezioni (Pd, Pdl, M5S), per mettere in campo scelte di comune responsabilità

Rimettete insieme i cocci

di Domenico Delle Foglie

 

Dieci italiani di buona volontà, politici e tecnici, per dieci giorni almeno, provano a rimettere insieme i cocci della nostra Italia. Cocci politici innanzitutto, ma anche economici e sociali. Li ha chiamati a dare una mano alla Repubblica pericolante l’inquilino del Quirinale. Il presidente Giorgio Napolitano ha versato una bella dose di acqua gelata nel pentolone bollente della politica italiana, incapace di trovare una base sulla quale costruire un minimo di accordo in grado di garantire un governo al Paese.
A nulla sono valsi tutti gli appelli alla responsabilità nazionale che sono stati rivolti ai leader delle tre minoranze partorite dalle elezioni (Pd, Pdl e M5S). Appelli che sono venuti da ogni parte: dal mondo produttivo e sindacale come da quello dell’economia, dalla società civile come dalle professioni e persino da uomini di cultura e di religione. Nessuna parola, nessun suggerimento, nessuna invocazione è riuscita ad avere ragione delle reciproche pregiudiziali, dei calcoli d’interesse, delle strategie di parte, persino dei rancori e dei desideri di rivalsa. Verrebbe da dire che i leader politici italiani, complici l’annebbiamento intellettuale provocato dalla mancata vittoria e la paura alimentata dall’insorgenza di nuovi e incontrollabili populismi, abbiano davvero perso la testa. Può succedere, anche nelle migliori democrazie, figuriamoci nella Seconda balbettante Repubblica italiana. E allora, ben venga la tregua voluta e imposta a tutti i contendenti da Giorgio Napolitano.
Dieci giorni sono pochi o sono tanti per risolvere questioni gravissime che si trascinano da anni, talvolta da decenni? Non vogliamo rispondere a questa domanda, perché quando la nave sta per affondare non c’è tempo per chiedersi se si ha tempo. Il tempo è quello che è, poco, forse pochissimo, visto che da oggi l’Italia torna a rivestire i panni del sorvegliato speciale sui mercati finanziari e ogni nostra mossa sbagliata può costarci caro. Ecco perché ci si deve augurare che i due gruppi di lavoro che da oggi proveranno a individuare alcuni punti programmatici comuni, abbiano successo. E che le loro proposte, anche minime, possano trovare il conforto di una maggioranza parlamentare in grado di costruire un governo che possa traghettare il Paese, attraverso un percorso di riforme ineludibili, ad un nuovo appuntamento elettorale questa volta decisivo, ma sufficientemente lontano nel tempo. Così da garantire almeno la riforma della legge elettorale e quegli interventi minimi, ma essenziali sotto il profilo economico, che possano mettere in sicurezza il Paese, le famiglie e il mondo produttivo.
Le tre minoranze parlamentari (Pd, Pdl, M5S) avranno davvero capito la gravità della situazione e gli umori profondi del Paese? Soprattutto, avranno inteso che il Paese comincia ad essere davvero stanco della loro mancanza di responsabilità, così sfacciatamente esibita? E non pensi il populista di turno di poter raccogliere i frutti del malcontento, restando alla finestra. Rischia di ritrovarsi fra le mani solo le macerie della democrazia e un Paese inaridito e incattivito. Stanco anche delle mattane e delle volgarità del presunto salvatore della Patria.
Vogliamo essere ottimisti, anche perché scommettiamo sul rinsavimento di tutti gli attori di quest’ultima tragicommedia della politica italiana. Vogliamo esserlo sulla base di due precedenti, entrambi positivi. È accaduto in Olanda, dove un percorso simile a quello introdotto da Napolitano in questi giorni, ha prodotto un governo in grado di tirare fuori dallo stallo il Paese dei tulipani. È accaduto in Germania, dove il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder fece tutte le durissime riforme necessarie per garantire un futuro al suo Paese. Poi, dinanzi al pareggio elettorale, fu costretto ad attraversare il purgatorio della Grosse Koalition per lasciare infine il passo alla cancelliera Angela Merkel, sua grande avversaria popolare che raccolse i frutti delle scelte del suo predecessore. Stupidi i politici olandesi e tedeschi? No, semplicemente responsabili. Per salvare il proprio Paese e i propri concittadini, si può anche correre il rischio di far perdere la propria parte politica. È tanto difficile da capire per Bersani, Berlusconi e Grillo? Questo fa la differenza fra l’essere statisti o dei mestieranti della politica. Noi cittadini li giudicheremo anche per questo.