Editoriale del n.17 del 3 maggio 2015

Grande Carpi
Bandiere e bandierine
A voler ben guardare, certe feste, certe ricorrenze non hanno mai molto appassionato, per la facilità con cui vengono usate, consumate per poi finire nel dimenticatoio.
Se è innegabile il diritto a festeggiare, sbandierare tricolore e bandiere della squadra del cuore, specie per una piccola squadra promossa nella massima serie, in considerazione del gioco e di ciò che ha meritato sul campo, questa ‘festa’ ricorre nel bel mezzo di altre feste che rischiano di passare come roba ‘da vecchi’ e da ‘nostalgici’: la recente ricorrenza del 25 aprile e il 1° maggio che sono e rimangono snodi essenziali del cammino del nostro Paese.
Giorni in cui si è fatta la storia e che hanno oggi sempre meno testimoni. Festeggiare un lavoro che non c’è e che fa fatica ad essere garantito a tutti mette a dura prova un orgoglio nazionale che gli italiani, in fondo, non hanno mai coltivato come tesoro prezioso.
È vero, si voglia o no, noi siamo italiani. Quelli che l’inno nazionale l’hanno imparato guardando le partite di calcio e che godono dello sventolare del tricolore, ogni quattro anni ai mondiali o in occasione di promozioni calcistiche. Siamo quelli che non lesinano di sottolineare i difetti  e che non sanno valorizzare appieno le loro grandi capacità in campo scientifico e tecnologico. Quelli che delle ricorrenze amano soprattutto la possibilità di ‘fare il ponte’; che guardano quasi infastiditi e stupiti le manifestazioni in ricordo delle vittime del lavoro ingiusto e illegale.
 
Valori come la libertà, la democrazia, la difesa dei diritti di tutti e la responsabilità verso i doveri, il modo di concepire e gestire il lavoro, valori che oggi sono patrimonio di tutti, li diamo per scontati. Ma non è così.
Ci piace e siamo grati a questi ragazzi del Carpi Fc che con impegno e costanza ci hanno regalato e ci regaleranno l’attenzione dei mass media, ma chiediamo a tutti di riflettere oggi in questi giorni di festa un pochino di più.
Occorre, allo stesso tempo, fedeltà e rispetto per coloro che in questi giorni hanno poco da festeggiare. Fedeltà alla libertà e al diritto di un lavoro che possa consegnare dignità, rispetto per coloro che per il diritto al lavoro hanno sacrificato molto di sé e ci hanno regalato, nella Costituzione, valori che non possono essere dimenticati.
Una fedeltà che ci è richiesta anche oggi, non a parole ma nella responsabilità del momento presente. Come? Chiedendosi come affrontare con coerenza, e a partire da quei valori, la solidarietà, il rifiuto della violenza. Provando a chiedersi che cosa significa aver posto a pilastro del nostro vivere insieme il lavoro, il rispetto della dignità di ogni essere umano, la giustizia e la legalità.
Domande che non possono diventare retoriche pur nella festa per la promozione del Carpi ma che sono da tenere a mente, soprattutto mentre si decidono le linee politiche per governare l’occupazione, gli istituti giuridici con i quali le persone e le nostre comunità vivranno domani, altrimenti saranno solo bandiere o meglio bandierine sbattute al vento.
don Ermanno Caccia