Editoriale del n. 18 del 12 maggio 2013


Manca un mese alla beatificazione di Odoardo Focherini


Cosa ci aspettiamo
di Benedetta Bellocchio


Manca poco più di un mese alla beatificazione di Odoardo Focherini. Un illustre concittadino trapiantato a Roma ci ha chiesto, a margine di un’intervista, cosa si aspetta la nostra Diocesi da questo evento.


La domanda non è banale perché costringe, al di là dei necessari – e pure importanti in termini di tempo e risorse – sforzi organizzativi, a fare un salto di qualità nel pensare, e forse anche nel pregare, aprendo il cuore a ciò che Dio vuole comunicare alla nostra Chiesa in questo tempo così complicato.


Si potrebbero esplorare con questa lente le fatiche, i drammi personali, gli sforzi che le nostre comunità stanno compiendo, per ritrovare i segni di speranza, spazi inediti di annuncio, occasioni per costruire nuovi e più autentici legami, un’idea diversa di quello che potrebbero diventare, dovendole anche un po’ ricostruire, le nostre città e paesi (e comunità cristiane): più accoglienti, più attente, più capaci di accompagnare le persone.


Chissà il giornalista Focherini, così appassionato del suo mestiere, della sua Chiesa e del mondo, come avrebbe raccontato questo nostro tempo? E come avrebbe ‘amministrato’ i beni a lui solo temporaneamente affidati? Per quale volto di Chiesa si sarebbe speso fino a donare l’ultimo minuto delle sue giornate, rinunciando a se stesso pur di aprirsi agli altri, e con che sguardo avrebbe amato? Con quali parole, infine, avrebbe parlato a quei fratelli più poveri guidati dalla Provvidenza fin dentro casa sua?


In giorni difficili in cui siamo spinti a fare memoria del terremoto, colpiti ancora dalle calamità naturali, e incupiti da un’ampia crisi, il volto che ritroviamo in tante foto di Odoardo rimanda alla fantasia della sua carità, gioiosa e confidente in Dio, al suo animo sereno perché radicato in Cristo, ai giochi con i figli in cui, forse, si disperdevano le fatiche quotidiane, all’amore coniugale così capace di crescere persino nella lontananza.


In molte foto, quasi in tutte per la verità, c’è quel sorriso rassicurante che sapeva rivolgere persino ai compagni di deportazione, mentre andava incontro ai suoi ultimi mesi di vita.


Questo breve tempo che ci resta può essere davvero propizio per allenare orecchie e cuore all’ascolto del Signore, per comprendere qual è il significato più profondo di questa beatificazione. Per ciascuno e in particolare per i laici ‘i giovani e gli adulti, gli sposi, gli educatori, i professionisti nel lavoro e chi si impegna in un servizio per gli altri’ che in Odoardo Focherini possono trovare non semplicemente ‘un esempio’ ma uno che in tempi non meno difficili di oggi, camminando dietro Gesù insieme a tanti fratelli delle nostre terre, ha tracciato proprio lì – dov’era lui e dove anche noi siamo ‘ vie belle, e percorribili, di santità.