Editoriale del n.20 del 24 maggio 2015

Liberati dalla paura

Il fattore che domina e guida la leadership in politica, così come negli affari, è il denaro, mentre spesso il potere è guadagnato a spese dei più fragili dell’umanità. Le decisioni, anziché essere ispirate da convinzioni e principi profondi, sono fondate sulla paura. La conseguenza è che stiamo consegnando ai nostri figli un mondo in condizioni peggiori di quello che abbiamo ereditato dai nostri padri. E questo è il tradimento dei tradimenti, il più grave.

Abbiamo bisogno di una vera conversione, di un nuovo modo di sentire e di pensare. E la Pentecoste ci viene in aiuto! La paura è la fonte primaria di tutte le emozioni negative e il più costrittivo limite alle nostre esistenze. La paura è un fantasma, e i fantasmi vanno affrontati attraverso un incessante e duro lavoro, arrivando alla più limpida sincerità verso se stessi.
La gente vive tutta la vita immersa in ansie e preoccupazioni, in trepidante attesa di eventi negativi, siano essi probabili o improbabili, ma solo raramente ha della paura un’esperienza fisica, concreta, associata a un reale pericolo. Chi persevera e trova il coraggio di andare avanti in questa ricerca, arriverà a scoprire che molto di quello che ha fatto, ma soprattutto di quello che non ha fatto, è stato deciso da dubbi e timori, dagli incubi a occhi aperti che hanno diretto la propria storia personale.
Un uomo può non realizzare le sue idee, non seguire la sua inclinazione a intraprendere e perfino smettere di sognare, per paura. L’antidoto? Sciogliersi dall’amore incondizionato di sé e aprirsi al mondo, agli altri, perché solo così è possibile accogliere ed essere accolti, sostenersi e reciprocamente corrispondersi. Così la Pentecoste è relazione, antidoto alle nostre paure. È l’azione intesa come movimento “verso”, ma soprattutto come movimento “per”, ossia in favore di qualcuno e più in generale per la realizzazione del bene.
D’altra parte l’agire è sempre motivato da un qualche amore; e il donarsi, l’essere per gli altri è la modalità eminente dell’agire. Risuoni nei nostri cuori e ci rassereni l’invito rivolto dal Risorto ai discepoli impauriti: ‘Coraggio, sono io. Non abbiate paura!’. La perseveranza conquista il tempo, lo mette a frutto, lo rende fecondo.
 
Don Ermanno Caccia