Editoriale del n. 27 del 13 luglio 2014

Alla luce degli ultimi interventi del Papa
 
Il coraggio di rompere gli schemi
di Nicola Marino
 
Chissà per quanto ancora Papa Francesco continuerà a godere del favore dei media. Perché, se continuerà a dire cose scomode come nelle ultime uscite, corre il rischio di farsi davvero troppi nemici… Dopo l’attacco ai mafiosi, infatti, anche il discorso in Molise, apparentemente tradizionale nei suoi contenuti, contiene diverse accentuazioni scomode per il pensiero unico economicista che ormai ci pervade.
 
Partiamo dalla prima ‘bomba’: ‘la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità. Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà”
Si sta parlando del lavoro festivo, un tema molto dibattuto in Italia dove, dal 2012, abbiamo vissuto una delle liberalizzazioni degli orari più spinta al mondo: un danno sociale e culturale (oltre che economico, se pensiamo alla sofferenza dei piccoli esercizi commerciali, ormai in via di estinzione) che solo tra qualche anno capiremo in tutte le sue negative implicazioni.
Ce n’è abbastanza per stimolare fortemente a riaprire questo dibattito: ha senso quest’apertura indiscriminata nei giorni festivi? Che risultati ha portato? Ha migliorato la vita delle famiglie italiane? Ha migliorato l’offerta commerciale nel suo complesso o ha arricchito solo i grandi gruppi, accentuando disparità e favorendo la concentrazione? 
Ma il ‘primato dell’umano’ sull’economico ci riporta alle tante storture del nostro sistema economico e finanziario: a tutte quelle dinamiche, camuffate di neutralità etica e di tecnicalità, che hanno costituito l’armamentario teorico del turbocapitalismo e che ci hanno condotto ad una crisi che sembra senza fine. In questi decenni abbiamo infatti registrato il primato del profitto sul benessere, dell’irresponsabilità sulla responsabilità sociale, del capitale finanziario rispetto all’economia reale, di un economia predatoria rispetto allo sviluppo sostenibile.
Ieri il Papa ha parlato di un cambio di rotta deciso: siamo tutti impegnati in questo? O ancora troppa gente (in primis i grandi decisori nazionali e internazionali) predica bene e razzola male?
Urge il coraggio di rompere gli schemi, dice Francesco. Urge ‘convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato’. Urge ‘difendere la dignità’ che proviene dal lavoro’ Queste le altre ‘bombe’ del Papa, che speriamo i media non disinneschino troppo in fretta.
Urge parlare di queste cose, farne dibattito che porti a proposte di cambiamento, sia a livello politico che economico. E tutto questo non solo per la crisi che stiamo attraversando, ma per riappropriarci di un futuro più amico dell’uomo, in cui il nostro modello economico sia orientato alla felicità dell’uomo, alla sua realizzazione e libertà, e non alla sua schiavitù.
Rompiamo gli schemi: ‘Dio ci spinge a questo: a essere creativi sul futuro’. Questa è la strada per riappropriarci del nostro futuro e realizzare quel nuovo umanesimo che, solo, è garanzia della nostra felicità.