Editoriale del n. 35 del 13 ottobre 2013


Comuni contro il gioco d’azzardo ma poi…


Per fare sul serio
di Luigi Lamma


L’adesione del Comune di Carpi al Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo non solo è auspicabile per la sua valenza etica ma indispensabile per poter poi agire con atti amministrativi coraggiosi contro questa piaga dilagante, alimentata purtroppo dalle leggi dello Stato.


Il riferimento al coraggio non è casuale perché, fino ad ora, le amministrazioni comunali che hanno cercato di attuare provvedimenti limitativi (orari, distanze, proibizioni della pubblicità) alle sale gioco e ai bar che ospitano slot machine, hanno sempre perso i ricorsi ai Tribunali amministrativi regionali perché in questo settore valgono le leggi dello Stato.  Infatti lo scorso anno, nonostante la mobilitazione degli enti locali e dell’associazionismo, la potente lobby di azzardopoli è riuscita ad eliminare dal testo legislativo ogni riferimento ad una distanza minima delle sale gioco da scuole e ospedali. Coraggio e fantasia dunque perché, come recita il manifesto, i Sindaci si devono impegnare ‘ad esercitare tutte le attività possibili di contrasto del gioco d’azzardo’ con gli strumenti che la legge mette a loro disposizione.


Per l’amministrazione comunale di Carpi ciò significa uscire da un colpevole letargo.


Nonostante la problematica connessa alle sale gioco sotto il profilo della salute pubblica e delle infiltrazioni della malavita organizzata sia ben nota da tempo e desti non poche preoccupazioni anche nel nostro territorio, il Comune di Carpi non si è dotato di un regolamento comunale per questo tipo di attività commerciali. Basta compilare un modulo scaricato dal sito, produrre la documentazione richiesta ed ecco autorizzata l’apertura di una sala gioco, con tanto di privè, in viale Peruzzi, nel bel mezzo del polo scolastico cittadino frequentato tutti i giorni da migliaia di studenti. Una scelta strategica per adescare i giovani clienti che alla pausa pranzo, dopo il panino, possono tentare e ritentare la sorte, diventare dipendenti e recarsi poi nell’ambulatorio dell’Asl per curarsi dalle ludopatie.


Un circolo perverso che, a fronte di entrate fiscali irrisorie, genera costi sociali enormi per la collettività (nel 2011 spesi 6,4 miliardi in Emilia-Romagna, 1.840 euro la spesa pro-capite; in Italia costi sociali che si stimano in 6,6 miliardi, a fronte dei 7 miliardi di entrate provenienti dalla tassazione; 42% dei giovani tra i 15 e 19 anni ha giocato almeno una volta).


I genitori degli studenti carpigiani si dovrebbero infuriare con Sindaco e Assessori per queste gravi amnesie amministrative piuttosto che per le solite banali questioni legate a parcheggi e viabilità nei paraggi delle scuole. Già alcune città, ad esempio Reggio Emilia, hanno cercato di tradurre le buone intenzioni in atti concreti modificando il regolamento urbanistico edilizio e confinando le sale gioco in zone suburbane dedicate all’industria e all’artigianato.


L’auspicio è che il consiglio comunale, in modo unanime, non solo aderisca al Manifesto ma affidi altresì al Sindaco e alla Giunta il mandato di agire contro il gioco d’azzardo con provvedimenti forti di contrasto, di incentivazione per i gestori di bar e circoli che rinunciano alle slot machine e di promozione di iniziative culturali e di sensibilizzazione.


A questo proposito sono in atto campagne a livello nazionale come ‘Slot-mob’ o ‘Mettiamoci in gioco’ che riuniscono numerose associazioni di volontariato, educative e di promozione sociale che presto faranno sentire la loro voce anche a Carpi.