Editoriale del n. 8 del 2 marzo 2014


La formazione del Treno per Auschwitz

 

Se la memoria è dimezzata
di Luigi Lamma

 

Suscita qualche interrogativo la scelta della Fondazione Ex Campo Fossoli di proporre ai docenti che partecipano con i loro alunni al Treno per Auschwitz un seminario di studio obbligatorio sul ‘complesso rapporto tra la cultura cattolica/cristiana il razzismo e l’antisemitismo’. Il principale è di ordine didattico e pedagogico: senza nulla togliere al tema del seminario – oggetto di crescente attenzione da parte della storiografia, oltre che della stessa Chiesa, negli ultimi anni – e al valore dei relatori coinvolti, siamo proprio certi che sia questo il modo per permettere ai docenti di affrontare con competenza il ‘viaggio della memoria’ ed accompagnare i propri ragazzi alla comprensione di un evento come la Shoah?
Proponiamo di cambiare prospettiva, visto il ruolo di questo ente per ‘la progettazione e l’attivazione di iniziative a carattere divulgativo, didattico e scientifico, rivolte in particolare alle scuole e ai giovani, negli ambiti di competenza propri della Fondazione, nonché dei diritti umani e dell’educazione interculturale’, impostando una più incisiva attenzione educativa capace di innestare, insieme alla consapevolezza degli eventi, ‘il coraggio del bene e la resistenza contro il male’.
Ci vengono in aiuto le parole pronunciate da Benedetto XVI, nella memorabile visita ad Auschwitz-Birkenau (28 maggio 2006).
In un discorso che sarebbe da riprendere integralmente disse: ‘Sì, dietro queste lapidi si cela il destino di innumerevoli esseri umani. Essi scuotono la nostra memoria, scuotono il nostro cuore. Non vogliono provocare in noi l’odio: ci dimostrano anzi quanto sia terribile l’opera dell’odio. Vogliono portare la ragione a riconoscere il male come male e a rifiutarlo; vogliono suscitare in noi il coraggio del bene, della resistenza contro il male. Vogliono portarci a quei sentimenti che si esprimono nelle parole che Sofocle mette sulle labbra di Antigone di fronte all’orrore che la circonda: ‘Sono qui non per odiare insieme, ma per insieme amare”. Occorre dire ai giovani che si resiste al male, oggi e per il futuro, non solo se lo si conosce ma se si è inondati ‘del coraggio del bene’ e qui le opportunità non mancano. Il percorso individuato dalla Fondazione Fossoli risulta così dimezzato, incompleto, perché sarebbe stato opportuno, di fronte al tema scelto, sviluppare esplicitamente anche l’aspetto degli aiuti, sempre più documentati, forniti agli ebrei dalla Chiesa. Ad integrazione del percorso pubblico che ha portato alla beatificazione, alla luce di nuovi contributi e documenti, ci si attendeva in questi tempi dalla Fondazione Fossoli, quale realtà profondamente legata alla città e al territorio e impegnata per i giovani, un maggiore approfondimento storico della figura del giovane Odoardo Focherini, della rete di salvataggio nel territorio, delle vicende che legano il nostro campo agli altri luoghi della deportazione non solo nella memoria del male, ma in quella del bene.
Nel documento ‘Memoria e riconciliazione: la Chiesa e le colpe del passato’ si riconosce che accanto a ‘coraggiosi uomini e donne, la resistenza spirituale e l’azione concreta di altri cristiani non fu quella che ci si sarebbe potuto aspettare da discepoli di Cristo. Questo fatto ‘ si dice ancora ‘ costituisce un richiamo alla coscienza di tutti i cristiani oggi, tale da esigere ‘un atto di pentimento (teshuva)’, e diventare uno sprone a raddoppiare gli sforzi per essere ‘trasformati rinnovando la mente’ (Rm 12,2) e per mantenere una ‘memoria morale e religiosa’ della ferita inflitta agli ebrei’. A questa esigenza di verità la Chiesa non si sottrae. ‘Il luogo in cui ci troviamo è un luogo della memoria, è il luogo della Shoa. Il passato non è mai soltanto passato. Esso riguarda noi e ci indica le vie da non prendere e quelle da prendere’, osservava Benedetto XVI; e ancora, diceva che solo ‘con la purificazione della memoria, alla quale ci spinge questo luogo di orrore, crescono intorno ad esso molteplici iniziative che vogliono porre un limite al male e dar forza al bene’. Dunque nemmeno la città e le istituzioni si possono sottrarre a questo impegnativo compito; lo si deve alla memoria del beato Odoardo Focherini e di tutti coloro che hanno resistito al male con il coraggio del bene. Solo così, come concludeva il Papa, ‘possiamo sperare che dal luogo dell’orrore spunti e cresca una riflessione costruttiva e che il ricordare aiuti a resistere al male e a far trionfare l’amore’.