Editoriale di Bruno Fasani sul fenomeno migratorio

Fenomeno migratorio e nuove problematiche che ci interpellano
di BRUNO FASANI
da Prime Notizie del Settimanale diocesano

Cronaca degli ultimissimi giorni. A Gualdo Cattaneo, provincia di Perugia, 23 migranti tunisini hanno spiccato il volo facendo perdere le loro tracce. Erano provenienti da Agrigento, dove erano approdati sui barconi, smistati poi in questo centro per il previsto periodo di quarantena. A Bisconte, provincia di Messina, a fuggire sono stati in 30, dopo aver messo in piedi una rivolta, in cui è rimasto ferito ad una gamba un finanziere addetto alla sorveglianza. Dalla Sicilia alla Puglia. Questa volta a Taranto, dove dall’hotspot della città (così si chiamano le strutture in cui si raccolgono gli immigrati), sono scappati in 31. Undici sono stati riacciuffati, ma venti sono uccelli di bosco.

Quando si parla di migranti bisogna sempre procedere coi piedi di piombo, muovendosi tra Scilla e Cariddi, ossia tra il buonismo ipocrita e il cattivismo, ossia l’arte degli opportunisti, diversi a parole ma accomunati dall’identico obiettivo di portare a casa voti. Lo sa anche chi è al governo che la patata è bollente e allora, il non parlarne facendo finta di niente, diventa l’unico modo per non scottarsi le mani.

La realtà, comunque la si pensi, è quella che è e va interpretata, a cominciare dal fatto che 73 persone, di cui alcune positive al Covid19, scorrazzano libere per l’Italia. Di questi uomini non sappiamo praticamente niente. Perché sono arrivati da noi, se avevano reati alle spalle nei loro Paesi, se sono pericolosi, sani o portatori di malattie, se sono in cerca di lavoro o di cos’altro, se hanno il diritto ad essere dei rifugiati o se devono essere rispediti ai loro Paesi di origine… In compenso sappiamo con certezza che si sono fatti beffe delle nostre leggi e delle regole che dovrebbe rispettare ogni persona che entri in un Paese straniero.

A questo andrebbe aggiunta una lettura molto più attenta e non secondaria del fatto che ormai molti di questi migranti non vengono più dalle zone disperate delle guerre o della fame, ma da Paesi che vivono in condizioni di discreto benessere e dove i diritti sono sostanzialmente garantiti. Leggi Tunisia e Marocco, giusto per fare due nomi.

Penso che nessuno abbia il cilindro da cui estrarre il coniglio della soluzione, in compenso credo che l’unica soluzione seria e perseguibile sia quella di ripristinare i flussi migratori, con canali regolari di immigrazione, concordati coi Paesi di origine. L’Europa ha bisogno ogni anno di rimpiazzare oltre tre milioni di lavoratori, senza contare i lavoratori stagionali. Si andrebbe così a definire il numero degli ingressi, Stato per Stato (evitando il vergognoso scaricabarile dell’Europa) in base alle esigenze di lavoro ed evitando di affidare la vita di queste persone ai trafficanti senza scrupoli. Inutile negare che dietro questo fenomeno c’è una mafia potente e ingorda, che vive della carne viva o morta di tanti disperati. Non si tratta ovviamente di bloccare eventuali salvataggi, abdicando al principio di umanità, ma di mettere fine al lavoro sporco degli scafisti e alla corona di morti che seminano in fondo al Mediterraneo. Solo con flussi concordati finirebbero i viaggi della disperazione, i lager della Libia, garantendo a chi arriva una possibilità di lavorare e non soltanto il vitto e l’alloggio e la desolazione di un futuro senza certezze.

Discorso diverso ovviamente per coloro che provenissero dalle zone di guerra o di persecuzione, ai quali andrebbero garantiti, prima ancora dei posti di lavoro, processi di integrazione, con studio della lingua e della cultura del Paese di accoglienza, il tutto finalizzato a farne dei cittadini. In definitiva, dei fratelli.