Una strana democrazia di chi vorrebbe abolire il ruolo del Parlamento Minacce alla nostra libertà
Da sempre, guardando al M5S, mi viene spontaneo associarlo al sogno di Nabucodonosor. Una metafora, che ai suoi tempi il saggio Daniele aveva interpretato, profetizzando la fine di quel regno. Come riporta la Bibbia (Daniele 2,1- 49), Nabucodonosor re di Babilonia vide una notte in sogno una gigantesca statua costruita con diversi materiali: la testa d’oro, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro, mentre i piedi erano di ferro e argilla. La statua era maestosa nella sua forza apparente, fino a quando una pietra non si staccò dalla vicina montagna. Rotolando, finì per colpire i piedi della statua che rovinò a terra, frantumandosi in tanti pezzi. La cronaca di questi giorni si presta bene a fare del sogno una metafora incombente. Lo scontro tra governisti e ribelli, l’insofferenza di molti verso Casaleggio e la piattaforma Rousseau, l’espulsione di alcuni parlamentari per aver votato “No” al referendum, la preoccupazione dei quasi 300 parlamentari eletti a suo tempo, che rischiano di vedere conclusa la loro avventura nel giro di due, tre anni… tutto questo, più che alla pietra della montagna, sembra rimandare a rumori di una frana incombente sul gigante. Neppure il guru che li ha creati, l’istrionico Grillo, sembra riuscire a cavare più il coniglio dal cilindro. Più che a strategie sembra affidarsi ormai a slogan, più per prendere tempo che per ricucire pezzi di un vaso che va in frantumi. Nei giorni scorsi, in una videoconferenza al Parlamento europeo ha dichiarato: “Quando usiamo un referendum, noi usiamo il massimo dell’espressione democratica. Io, che ho contribuito alla democrazia diretta, non credo assolutamente più a una forma di rappresentanza parlamentare, ma nella democrazia diretta”. In attesa di trasformare Montecitorio e Palazzo Madama in B&B, le suggestioni del Grillo pensiero si prestano a una domanda: utopia o realismo? Davvero viviamo in una società dove il cittadino è in grado di dare senso e forma a una democrazia compiuta, senza la mediazione della politica parlamentare? E prima ancora: quanto le persone dimostrano di possedere una coscienza politica, insieme ad una libertà capace di tradursi in scelte autenticamente libere per il bene comune? Mi sembra che quando si parla di libertà, oggi si incorra in qualche ingenuità. Ci sentiamo tutti fi gli della libertà e sul suo simulacro versiamo fi umi di parole scritte e verbali. Ne diventiamo idolatri quanto più sperimentiamo di esserne orfani. Davvero a Grillo non viene il dubbio su quanti e quali siano i condizionamenti che minano alla radice la nostra libertà? Penso al potere della finanza, dei mercati (nemmeno il buon Prodi osò chiedere ai cinesi il rispetto dei diritti umani, dovendo firmare contratti d’affari). Penso al potere manipolatorio dei media, della cultura, della salute rispetto a chi non ce l’ha. Basterebbe la controprova di chi ha votato l’ultimo referendum per vedere quanti erano coscienti delle ragioni di un voto e quanti si attenevano invece alle direttive di partito. Oppure basterebbe chiederlo ai 5Stelle espulsi perché hanno votato in modo difforme dalle indicazioni del Movimento, se procedere a colpi di referendum sia la più alta forma di democrazia. Diceva Sartre che «L’uomo non è altro che ciò che si fa da sé, senza che nessuno tracci per lui chi o cosa egli sia o debba essere». Ma esiste davvero questo uomo libero, capace di farsi da sé o avremo sempre qualcuno che gli dirà cosa fare, cosa comprare, cosa mangiare, cosa pensare e… cosa votare? La mediazione di un Parlamento non è ancora sinonimo di libertà acquisita a priori, ma è pur sempre lo scenario di un confronto tra diversità, per cercare di trovarla attraverso il confronto