Esperienza di un giovane padre

Ti prendo in braccio
Un giovane papà Dino Maiolani racconta l’esperienza dell’attesa, della nascita e dell’accoglienza del primogenito Giovanni

di Virginia Panzani

Dino Maiolani, carpigiano, 36 anni, sposato da due anni con Anna, da tre mesi è diventato papà di Giovanni, nato lo scorso 7 dicembre. Si occupa di sicurezza sul lavoro in una fonderia a San Felice sul Panaro. Nel weekend presta servizio nella parrocchia della Cattedrale come educatore Acr delle medie e nel tempo libero – “sempre troppo poco” commenta con un sorriso si dedica ai giochi da tavolo e di ruolo con gli amici. Come ha vissuto Dino l’attesa del suo primogenito? E’ una domanda che quasi sempre viene rivolta alle mamme, ma, nella ricorrenza del 19 marzo, della memoria di San Giuseppe, è bello poter raccontare questa esperienza anche dal punto di vista paterno. “I nove mesi di attesa sono stati da una parte un tempo molto lungo – risponde Dino -: non vedevamo l’ora di poter conoscere Giovanni, vedere che faccia aveva, poterlo toccare e abbracciare, ma lui si faceva conoscere poco e quando facevamo le ecografie era sempre girato in modo che non lo si potesse vedere bene! Dall’altra invece sono stati un tempo davvero troppo breve: avrei voluto leggere tutti i libri presenti sul mercato per prepararmi ad una novità così grande, di fronte alla quale mi sentivo impreparato e un po’ spaventato… in particolare rispetto al tema delle ore di sonno a cui io ho sempre tenuto molto”.

Dino, con quali sentimenti ha accolto la nascita di suo figlio?
Quel giorno tanto atteso è arrivato portando un carico di emozioni talmente grande da cancellare tutte le paure o le insicurezze, facendomi fin da subito trovare a mio agio con un neonato in braccio quando in passato avevo sempre evitato di prenderne. L’arrivo di Giovanni, i momenti che passo con lui quando giochiamo o quando lo cambio sul fasciatoio, mi stanno facendo vivere una emozione che ancora fatico a definire ma che è assolutamente nuova… Nella società odierna, segnata in vari modi da una mentalità individualistica, la paternità e la maternità vengono viste da molti come limitazione della libertà personale e dell’autorealizzazione. Per non parlare delle prospettive tutt’altro che rosee sul futuro che le nuovissime generazioni dovranno affrontare. In breve, dove ha trovato il coraggio – insieme a sua moglie – di fare spazio nella sua vita a “qualcun altro”?

Diventare papà è un passaggio molto importante verso un ruolo di grande responsabilità alla quale non ci si potrà più sottrarre: non è una scelta che ammette i ripensamenti! Certo questo può essere un elemento che spaventa, anche perché la nostra società spesso ci insegna a rifuggire gli impegni a tempo indeterminato, come ad esempio il matrimonio. Tuttavia credo che l’età adulta debba essere caratterizzata da questa capacità di fare delle scelte definitive, anche se le paure di non essere in grado possono rimanere. Ci viene in aiuto la fiducia nel sapere di essere accompagnati in questa vocazione dall’amore del Signore che non abbandona i suoi figli, come un padre premuroso. Inoltre può essere di grande aiuto una comunità che accompagna, sostiene e rilancia il cammino delle famiglie, specialmente nelle prime fasi che sono forse anche le più critiche.

Tra il 2020 e il 2021 si celebrò, per volontà di Papa Francesco, l’Anno di San Giuseppe, padre e lavoratore. Nella lettera scritta per l’occasione dal Santo Padre, dal titolo “Patris corde”, si legge: “Essere padri significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze (…). Ogni figlio porta sempre con sé un mistero, un inedito che può essere rivelato solo con l’aiuto di un padre che rispetta la sua libertà”. E aggiunge: “Nella società del nostro tempo, spesso i figli sembrano essere orfani di padre”. Come si sente di commentare queste affermazioni?
La lunga esperienza come educatore in parrocchia mi ha insegnato che l’educazione è un argomento molto complesso, a cui appassionarsi per approfondire, mettere in dubbio, rilanciare i propri metodi. Purtroppo credo che non sempre le famiglie abbiano il tempo per irrobustirsi su questi argomenti, anche a causa dei mille impegni che riempiono le loro vite. Ma l’impatto che abbiamo sulla crescita dei nostri figli, fin dai primi anni di vita, è molto determinante, quindi credo meriti una particolare attenzione. Noi, come cristiani, abbiamo un esempio importante di educatore a cui ispirarci in Dio Padre. Sono tantissimi i riferimenti nella Scrittura alla figura del papà che, pregati e meditati in varie occasioni, ci hanno dato degli importanti insegnamenti per comprendere come dovrebbe essere un bravo padre. San Giuseppe in particolare ci insegna l’umiltà… dopo tutto ha accettato come suo un figlio che non lo era!

Suo figlio Giovanni è il più piccolo tesserato dell’Azione Cattolica non solo di Carpi ma di tutta Italia. Come è nata questa scelta, che da un lato suscita grande simpatia nei confronti del suo bambino, ma dall’altra esprime l’importanza di una appartenenza così radicata?
Dai miei 16 anni in poi, l’Azione Cattolica è stata un ambiente fondamentale che ha cambiato profondamente la mia vita: in essa sono entrato a far parte di una comunità di amici che mi ha accolto e fatto sentire a casa e ho conosciuto un papà che mi ha accompagnato nel difficile cammino di crescita di un giovane. Ancora oggi credo che l’AC abbia un potenziale enorme per la crescita di bimbi e ragazzi, ma anche dei giovani e degli adulti. Per questo, dato che anche mia moglie è di AC – è lì che ci siamo conosciuti -, abbiamo deciso che anche Giovanni doveva iniziare a muovere i suoi primi passi nel mondo accompagnato da un’associazione che di formazione ha una grande esperienza, anche nella forma dell’Acr che volentieri inizia ad accogliere i bambini già dai Piccolissimi! Poi Giovanni ha tolto ogni dubbio quando ha deciso di anticipare la nascita al 7 dicembre, giusto in tempo per la Festa dell’Adesione di tutta l’AC nazionale – tradizionalmente fissata all’8 dicembre – che lo ha riconosciuto come il più piccolo fra tutti i tesserati.

Dino Maiolani e il piccolo Giovanni