CIMITERO URBANO DI CARPI
Venerdì 1° novembre Solennità di Tutti i Santi
Presso la chiesa del cimitero urbano di Carpi, Santa Messa alle 10.30, preceduta alle 10 dal Rosario, e alle 15, seguita dalla benedizione delle tombe.
Sabato 2 novembre Commemorazione dei fedeli defunti
Sempre nella chiesa del cimitero, saranno celebrate le Sante Messe per i defunti delle parrocchie:
– alle 9, Cibeno e San Giuseppe Artigiano;
– alle 10, San Nicolò e San Bernardino Realino;
– alle 11, Cattedrale e San Francesco;
– alle 12, Corpus Domini e Quartirolo.
Alle 15.30, presso la chiesa del cimitero, Santa Messa per tutti i defunti.
MIRANDOLA
Sabato 2 novembre alle 10.30, presso il cimitero urbano sarà celebrata la Santa Messa. A seguire, la benedizione delle tombe.
NOVI
Sabato 2 novembre, alle 11, sarà celebrata la Santa Messa presso il cimitero.
CONCORDIA
Sabato 2 novembre sarà celebrata la Santa Messa alle 9.30, seguita dalla benedizione delle tombe, e alle 11.15 presso il cimitero.
SAN POSSIDONIO
Presso il cimitero, sarà celebrata la Santa Messa sabato 2 novembre alle 10. Sempre il 2 novembre, alle 15.30, Rosario e benedizione delle tombe.
ROLO
Sabato 2 novembre, alle 10, recita del Rosario e celebrazione della Santa Messa al cimitero.
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“Hanno vinto loro, non il mondo”
“Siamo uniti a tutti i santi: non solo a quelli più noti, del calendario, ma anche a quelli ‘della porta accanto’, ai nostri familiari e conoscenti che ora fanno parte di quella moltitudine immensa. Oggi allora è festa di famiglia. I santi sono vicini a noi, anzi sono i nostri fratelli e sorelle più veri. Ci capiscono, ci vogliono bene, sanno qual è il nostro vero bene, ci aiutano e ci attendono. Sono felici e ci vogliono felici con loro in paradiso”. “Il Vangelo dice beati i poveri, mentre il mondo dice beati i ricchi. Il Vangelo dice beati i miti, mentre il mondo dice beati i prepotenti. Il Vangelo dice beati i puri, mentre il mondo dice beati i furbi e i gaudenti. Questa via della beatitudine, della santità, sembra portare alla sconfitta”. Eppure “i santi tengono ‘rami di palma nelle mani’ (v. 9), cioè i simboli della vittoria. Hanno vinto loro, non il mondo. E ci esortano a scegliere la loro parte, quella di Dio che è Santo”.
(Papa Francesco, Angelus 1° novembre 2018)
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Conosciuta popolarmente come il giorno di Ognissanti, la festività cristiana che ricorre il 1° novembre e che celebra la gloria di tutti i santi, affonda le sue origini nell’antichità. Almeno dal IV secolo vi sono testimonianze che documentano le commemorazioni dei santi martiri. Fu però nell’anno 835, con un decreto emesso da papa Gregorio IV, che il 1° novembre divenne festa di precetto, data scelta Gregorio III, circa un secolo prima, per far cadere l’anniversario della consacrazione di una cappella in San Pietro alle reliquie “dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. Nel giorno di Tutti i Santi, in cui la liturgia ripropone il brano delle Beatitudini, si ricordano non solo i santi proclamati ufficialmente, ma tutti coloro che sono “in Paradiso”. Si fa quindi memoria anche di coloro di cui non si conoscono nomi e virtù, ma che con la loro vita sono stati un esempio di fedeltà a Cristo e al Vangelo. San Giovanni Apostolo nell’Apocalisse parla di una “moltitudine immensa”, “che nessuno può contare”, di tutte le genti, tribù e popoli e lingue che stanno davanti al trono e davanti all’Agnello, rivestiti di bianche vesti, con le palme nelle mani. “La vocazione alla santità – si legge nella lettera pastorale del Vescovo Erio Castellucci alla Diocesi di Carpi – potrebbe sembrare una dimensione astratta, ma è la più concreta che possiamo immaginare. Gesù entra nel cuore dei due discepoli (di Emmaus) a poco a poco, portando una profonda conversione, che cambierà la loro vita. La questione decisiva della nostra esistenza è proprio questa: convertirci, diventare santi. Non pensiamo solo alla santità ufficialmente proclamata attraverso i processi di canonizzazione: certo, questo riconoscimento è importante e spinge all’imitazione, attivando le migliori energie interiori. Ma pensiamo soprattutto ai “santi della porta accanto”, di cui parla papa Francesco”. E’ quel bene immenso, sottolinea monsignor Castellucci, che “rimane spesso nascosto, ma che costituisce il tessuto quotidiano delle nostre relazioni: dentro le famiglie, nei luoghi di lavoro e di cura, nelle occasioni di incontro, nel diffuso volontariato, nell’impegno sincero per il bene comune e per la costruzione della comunità cristiana. Un bene inestimabile, che non fa rumore. Mentre il male spesso esplode, il bene si preoccupa di radicarsi in profondità. Se paragoniamo la Chiesa e la società ad un albero, il male assomiglia alle fronde agitate dal vento, mentre il bene è piuttosto simile alle radici: invisibili, ma decisive per la vita e la salute della pianta”.
Io credo risorgerò
Alla festività di Tutti i Santi si collega direttamente, il 2 novembre, la commemorazione di tutti i fedeli defunti. Come si ribadisce nella Istruzione “Ad resurgendum cum Christo” della Congregazione per la Dottrina della fede, “la risurrezione di Gesù è la verità culminante della fede cristiana, predicata come parte essenziale del Mistero pasquale fin dalle origini del cristianesimo”. Dunque, “grazie a Cristo, la morte cristiana ha un significato positivo”, perché “mediante la sua morte e risurrezione, Cristo ci ha liberato dal peccato e ci ha dato accesso a una nuova vita”. “Se è vero che Cristo ci risusciterà nell’ultimo giorno – si legge nel documento – è anche vero che, per un certo aspetto, siamo già risuscitati con Cristo. Con il Battesimo, infatti, siamo immersi nella morte e risurrezione di Cristo e sacramentalmente assimilati a lui. Uniti a Cristo mediante il Battesimo, partecipiamo già realmente alla vita di Cristo risorto”. “Con la morte, l’anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra anima”, sottolinea il documento: “Anche ai nostri giorni la Chiesa è chiamata ad annunciare la fede nella risurrezione”. E’ da ricordare, inoltre, che la Chiesa considera la sepoltura dei morti come un’opera di misericordia corporale. Sempre nell’Istruzione “Ad resurgendum cum Christo”, si afferma che “la sepoltura dei corpi dei fedeli defunti nei cimiteri o in altri luoghi sacri favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e dei santi”. Mediante la sepoltura dei corpi nei cimiteri, nelle chiese o nelle aree ad esse adibite, si aggiunge, “la tradizione cristiana ha custodito la comunione tra i vivi e i defunti e si è opposta alla tendenza a occultare o privatizzare l’evento della morte e il significato che esso ha per i cristiani”.