Mercoledì 25 dicembre, Santa Messa episcopale nel giorno di Natale presso la chiesa della Sagra di Carpi. Il Vescovo si è incentrato sul Prologo di Giovanni, Vangelo proclamato nella liturgia che, ha osservato monsignor Cavina, contiene la risposta alle domande umane sull’identità di Gesù.
“Gesù di Nazareth è il Verbo di Dio che è in stretta relazione con Dio”. “Il versetto 14, ‘Et Verbum caro factum est’, – ha poi commentato – è il versetto centrale, la vetta luminosa del Prologo, la sintesi di tutto il mistero cristiano, la pietra angolare, preziosa, su cui riposa la salvezza del mondo e la possibilità data agli uomini di conoscere Dio, di amarlo, di essergli uniti per sempre. Si tratta di una frase semplice e disadorna, lasciata cadere con la forza inaudita di un macigno”.
Il Verbo, “in un momento preciso nasce nel tempo, abita tra noi, fatta uomo di carne come noi. Si fa piccolo, entra nella precarietà e si mette alla pari con noi per incontrare la sua creatura, nella debolezza della sua condizione umana ferita dal peccato”. Tuttavia, ha osservato Monsignor Cavina, “il Verbo di Dio incarnato è stato respinto. Egli viene nel mondo, ma gli uomini, che devono a Lui la propria esistenza e il loro essere in vita non lo hanno accolto, lo hanno lasciato fuori dalla porta, non hanno voluto averlo tra loro. In sostanza l’opera del Verbo incarnato si scontra contro una forza ostile: le tenebre, il diavolo, satana. Ma la luce risplende e prevale. Infatti: le tenebre non hanno vinto la luce”. “Il Verbo di Dio trova anche accoglienza – ha aggiunto il Vescovo –. A coloro che lo accolgono mediante la fede, cioè si fidano di Lui e a Lui si affidano, è dato il diritto di diventare figli di Dio”. Ecco, allora, la conclusione: “Il mistero-evento dell’Incarnazione del Figlio di Dio diventa per tutti i battezzati uno stimolo ed un incitamento ad aiutare i fratelli a scoprire la meravigliosa ed inaudita dignità a cui tutti sono chiamati: divenire figli di Dio – ha concluso – ed eredi del Padre nostro celeste”.