Quando la Chiesa ci incoraggia alla generosità del cuore non è solo per se stessa, ma per un bene più grande, invitando ad aprire gli occhi sugli orizzonti vasti della solidarietà consapevole. Anche il sostegno ai sacerdoti e alle opere di carità della Chiesa fa parte di una visione aperta e fraterna della vita. Ciò non implica immediatamente un’elemosina, ma un gesto di coscienza ecclesiale e civile, teso a sovvenire le esigenze multiformi di chi ha bisogno di un pane, di un vestito, di un atto di bene gratuito.
In tale prospettiva i cristiani del nostro Paese sono chiamati ad una conversione del cuore verso la Chiesa, attraverso il decisivo e concreto supporto di persone “buone” e di comunità “solidali”. Senza questa sensibilità non sarà possibile sostenere l’impegno di tanti preti che dedicano se stessi al prossimo, investendo il meglio delle proprie energie personali.
A stimolare i fedeli alla generosità forse non gioverà tanto un pure gratificante riconoscimento dell’ammirevole disponibilità dei sacerdoti nelle parrocchie e nelle opere caritative diffuse nei territori, ma quel profondo senso di effettiva partecipazione segno di vicinanza cordiale alle persone e alle diverse e molteplici opere della Chiesa.
D’altra parte, se non è difficile costatare l’indubbia presenza della Chiesa nel mondo della carità, forse è più problematico intravedere una gentile benevolenza verso la Chiesa. Così viene spontaneo l’invito ad osservare come al “cuore grande” della Chiesa possa corrispondere il “cuore grande” dei fedeli. Al riguardo non mancano meravigliose esemplarità che suscitano ammirazione e commozione.
E qui si vuole anzitutto esprimere un profondo sentimento di gratitudine verso quei fedeli che, avendo ben compreso la complessiva dedizione della Chiesa, sottoscrivono la scelta della “firma” o delle “offerte deducibili”, e incoraggiano altri a fare altrettanto. D’altra parte non si può non annotare che chi esige, anche giustamente, dai sacerdoti una bella dose di virtù umane ed evangeliche, sia poi altrettanto ben disposto a manifestare, con un gesto magnanimo, una concreta riconoscenza.
Vale allora il richiamo a guardare la realtà caritativa ecclesiale con un ulteriore sguardo d’amore, a renderci conto delle vere condizioni di necessità, e lasciarci prendere da un sano slancio di bene. Dopo tutto è bello “fare del bene” alla nostra Chiesa e sentirci parte in causa. La Chiesa infatti ha bisogno di tutti. Essa vive di ciò che i fedeli offrono con sapiente fiducia, corrispondendo con un gesto di generosità quando la Chiesa tende umilmente la mano.
Ricordiamo che Dio perdona tanti nostri peccati per una sola opera di misericordia. In questo tempo di Giubileo viene bene un gesto di amore generoso, venendo incontro alle necessità della Chiesa con una rinnovata larghezza di cuore. In realtà sovvenire ai bisogni della Chiesa non solo evoca un antico precetto, ma riempie quel desiderio di aiuto che abita nel profondo di ogni uomo.
+ Carlo Mazza, Vescovo di Fidenza
Delegato regionale per il Sovvenire