Nel brano di vangelo abbiamo ascoltato che Gesù si rivolge ai suoi discepoli con queste parole: Voi siete il sale della terra! Voi siete la luce del mondo! Queste immagine servono al Signore per aiutarci a capire la grandezza del dono della fede. Quante volte siamo assaliti da domande del tipo: “A che cosa serve la fede? Che cosa cambia nella vita credere o non credere? Che differenza esiste tra un battezzato e un non battezzato? Il sale viene utilizzato per tante cose, ma soprattutto serve per dare sapore. Senza sale il cibo è tutto uguale. Ebbene, Gesù senza alcuna ambiguità afferma che la fede serve a dare sapore alla vita.
Voi siete la luce del mondo. Questa seconda affermazione ha la stessa forma e il medesimo senso della prima, ma in un’accezione ancora più grande. Infatti, senza luce, lo sappiamo bene, non ci sono i colori, non c’è bellezza, non esiste vita. Nella sacra Scrittura sono qualificati come “luce” il tempio di Gerusalemme, luogo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, la Legge data da Dio a Mosè che aiuta a camminare sulla via del bene, ma luce soprattutto è Dio stesso. Canta, a esempio, il Salmo 27: Il Signore è mia luce e mia salvezza (v.1). Gesù, in quanto Figlio di Dio fatto carne, qualificherà se stesso: Io sono la luce del mondo. Il sole è, dunque, una delle più belle immagini di Dio, sorgente della vita.
Quando Gesù proclama queste parole ha davanti a sé donne e uomini poveri, peccatori, litigiosi, incerti e dubbiosi; persone che sono prive di qualsiasi influenza religiosa, economica, sociale e politica. Ebbene proprio a costoro Gesù non solo dice: voi siete la luce del mondo, ma chiede anche di “brillare”. Non è un invito alla ostentazione o al trionfalismo, ma ad essere trasparenza di Cristo. Chi illumina è solo Cristo, ma Egli vuole farlo attraverso le nostre persone e le nostre “opere buone”. Per questo motivo, san Paolo non ha paura di chiedere ai cristiani di Filippi di splendere come astri nel mondo (2.15), di essere, cioè, il sole del mondo. Si tratta di un compito affascinante, ma anche di una responsabilità enorme che è possibile portare solo se si accoglie l’invito di Gesù a rimanere in Lui.
Siamo, quindi, invitati, oggi, a prendere coscienza della grande responsabilità dei cristiani nel mondo. In quanto discepoli di Cristo siamo chiamati a rendere visibile con la nostra vita la forza trasformante del Vangelo. Un discepolo non può ritirarsi nell’anonimato o peggio ancora nascondersi nella massa perché da lui dipende il fatto che il mondo riceva sapore e diventi luminoso. La presenza dei cristiani, dunque, è insostituibile e necessaria per il bene, la crescita, la preservazione e l’umanizzazione del mondo.
Carissimi Fratelli e Sorelle!
Celebriamo, in questa domenica, la Giornata della Vita Consacrata, che ha lo scopo di suscitare nella Chiesa una rinnovata attenzione per il dono della vocazione alla vita religiosa consacrata e di esprimere ai nostri fratelli e sorelle che hanno donato incondizionatamente la loro vita a Cristo la nostra gratitudine.
La loro donazione e la loro fedeltà ci ricordano che non è possibile apprezzare veramente la bellezza e la fecondità dell’amore senza viverne le esigenze. Il “per sempre”, fratelli e sorelle carissimi, oggi è ben poco stimato ed apprezzato, tuttavia esso è una caratteristica fondamentale dell’amore.
Viviamo in un mondo dominato dalla banalità e dalla noia, dove si parla continuamente di “qualità della vita”. Forse si sente il bisogno di utilizzare una simile espressione perché per molti la vita è diventata un assurdo in quanto non se ne percepisce più il dono meraviglioso e la responsabilità. Ebbene una persona che ama Dio, che ama Cristo e i fratelli annuncia che l’amore è possibile e la vita ha un senso, anche se segnata dalla sofferenza, dalla persecuzione, anche dalla vecchiata e perfino dalla morte perché ciò che rende grande un’esistenza è appunto l’Amore.
I ceri accesi, che tra poco porterete all’altare, sono un forte richiamo a testimoniare al mondo l’amore di Cristo, la luce che non tramonta. Il vostro modo di vivere e di operare, infatti, è un annuncio forte e chiaro della presenza del Signore con un linguaggio comprensibile a tutti.
E’ questo il primo servizio che la vita consacrata rende alla Chiesa e al mondo. All’interno del Popolo di Dio voi siete come sentinelle che vedono e annunciano la vita nuova già presente nella storia. Per questo motivo mi sono impegnato affinchè la nostra Chiesa di Carpi potesse godere di una presenza significativa della vita religiosa. Come potrebbero i nostri fratelli credere alla presenza del Regno di Dio in mezzo agli uomini senza la dedizione delle persone consacrate a Dio e ai fratelli?
A nome mio e della comunità diocesana desidero rinnovarvi l’affetto, la stima e la gratitudine per la vostra presenza così preziosa e per il vostro insostituibile contributo alla causa dell’evangelizzazione. A tutti voi ripeto: “Voi sapete a chi avete creduto (cfr 2 Tm 1,12): dategli tutto!… Vivete la fedeltà al vostro impegno verso Dio, in mutua edificazione e con mutuo sostegno… Non dimenticate che voi, in modo particolarissimo, potete e dovete dire non solo che siete di Cristo, ma che «siete divenuti Cristo»” (Esort. ap. Vita consacrata, 109).
Carissimi Fratelli e Sorelle, la vostra totale fedeltà a Cristo povero, casto e obbediente sia per quanti incontrate sorgente di luce e di speranza. In questa difficile, ma esaltante missione vi accompagna la Vergine Maria pronta all’obbedienza, coraggiosa nella povertà, accogliente nella verginità feconda.