Un po’ di lievito fa fermentare la massa: due spiccioli di una povera vedova agli occhi di Dio hanno grande valore; un granello di senape origina un grande albero, sui suoi rami nidificano gli uccelli… Il regno di Dio inizia sempre da povere ed umili realtà, non da gigantografie cartacee e strombazzare di media, ed il suo divenire percorre sempre queste rotaie.
In un mondo, in una Chiesa, ancora ben numerosa, giustamente aggiornata all’uso dei mass-media, che cos’è quella minuscola realtà degli oranti, dei contemplativi, che fra l’altro, con il calo delle vocazioni, sembra una categoria in via di estinzione? Eppure quella piccola fiammella, qua e là arde ancora ed illumina i passi incerti del viandante, sfiduciato della vita, di sé, degli altri. Ma che cosa è questa preghiera cristiana, dalla quale emana tanto bene per il creato e per l’uomo di ogni tempo? Preghiera cristiana è la risposta di Dio all’umile nostro bussare al suo Cuore, per attingere a quella inesauribile sorgente di amore, forza, luce, serenità, dolcezza e guida sicura fra i chiaroscuri della vita. E’ aprirsi totalmente all’invasione di Dio: di Lui che San Francesco, certamente ispirato, asseriva nelle Laudi di Dio “Tu sei bene, tutto il bene, il sommo bene”. Noi, per natura, di bene siamo ben scarsi e ben poco ne realizziamo (Rm 7, 16-19); ora accogliendo gratuitamente tutto questo bene, diveniamo come emittenti di esso in onde corte, medie, lunghe o altro, che troveranno vicino o lontano anche nelle periferie, antenne capaci di captarle. Giosuè ed i suoi prodi vincevano quando Mosè alzava le mani pregando (Gn 17,18-19); Abramo rivolse la sua insistente supplica a Dio per evitare il castigo a Sodoma e Gomorra, ma non ebbe esaudimento per l’assenza in esse di almeno dieci giusti.
La preghiera cristiana non ha nulla di magico e non si identifica con la quasi meccanica ripetizione di formule “venate” di cristianesimo: qui il valore non sta nella quantità, ma nella qualità e non è preghiera cristiana quella che non ci cambia in meglio.
Ogni contemplativo, ogni orante dentro e fuori del monastero chiamato a vivere questo immenso valore che è la preghiera, è dono di Dio.
Ed ecco il perché della “giornata” per i contemplativi, pregare perché siano sempre più immersi in Dio accanto a noi, perché ci parli il loro eloquente silenzio, la loro accoglienza fraterna, la luce del loro sguardo sull’Infinito di Dio.
Una Sorella Cappuccina
In questa giornata siamo invitati a ricordare nella preghiera le due comunità contemplative presenti a Carpi, le Sorelle Clarisse e le Sorelle Cappuccine. Senza dimenticare le monache originarie della diocesi, in particolare suor Maria Ruth Malagoli, benedettina nell’abbazia di Orta San Giulio (Novara), suor Francesca Amedea Lugli, clarissa a Sant’Agata Feltria (Pesaro), e madre Giovanna Catellani, missionaria cappuccina, con le consorelle thailandesi.