“Grazie don Antonio”

“Grazie don Antonio”. Queste le parole del manifesto posto all’ingresso della chiesa parrocchiale di Fossa come ultimo saluto a don Antonio Siena in occasione delle esequie presiedute dal vescovo Elio Tinti sabato 13 febbraio e concelebrate dai confratelli sacerdoti. A gremire la chiesa l’intera comunità fossese e numerosi fedeli provenienti dalle parrocchie della Diocesi che hanno potuto apprezzare le qualità spirituali ed umane di don Antonio.

Un fecondo ministero

Don Antonio era il decano del nostro clero, essendo nato il 1° dicembre 1915 a Mortizzuolo. Il 10 febbraio scorso, si è presentato dunque al cospetto del suo Signore ricco di esperienze pastorali vissute in 69 anni di sacerdozio, a partire da quel 7 giugno 1941 quando, concluso il percorso seminaristico, ricevette il Sacramento dell’Ordine sacro.
Volendo brevemente ripercorrere – per la nostra edificazione spirituale – le tappe della sua esistenza terrena e del suo servizio ecclesiale, potremmo suddividerle in tre grandi momenti:

Gli anni della pastorale diretta (1941 – 1977)
Fu vicario parrocchiale a Mirandola dall’ottobre del 1941 al 1956, con una breve esperienza di quattro mesi come economo spirituale di Budrione. Dal 1956 al 1977 fu parroco di Fossa: 21 anni ricchi di vita pastorale; non facili perché coincisero con il rinnovamento conciliare che fu portatore di speranze e di entusiasmi ma anche di crisi, di incertezze e a volte di sbandamenti. In questi anni, don Antonio si mantenne fedele al suo mandato con una pastorale ordinaria tradizionale, fondata su alcuni punti fermi come l’insistenza sulla preghiera, sull’amore all’Eucaristia, sulla devozione mariana, sulla necessità dell’istruzione catechistica a tutti i livelli. Abbellì a più riprese la sua chiesa, con una particolare attenzione alla cappella-santuario dei Santi Martiri, restaurò la casa canonica e costruì la scuola materna parrocchiale. Nel 1961 don Antonio organizzò una grande missione popolare, in occasione del 2° centenario della traslazione delle reliquie di San Massimo, alla presenza del cardinale Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna. Quello della presenza silenziosa e continua presso il suo gregge fu la caratteristica del suo stile pastorale.

La pastorale di supporto (1977 – 2006)
A 62 anni incominciarono a farsi sentire i primi problemi di salute ma soprattutto avvertì la personale inadeguatezza ad affrontare le sfide dell’epoca moderna, specialmente in riferimento alla pastorale giovanile e dei ragazzi; chiese di essere sollevato dalla responsabilità di parroco e di mettersi a disposizione, come aiuto e supporto, a quanti – tra i suoi confratelli – ne facessero richiesta: così – accontentato dal suo Vescovo – aiutò, per quasi un trentennio, i diversi sacerdoti che si succedettero a Fossa, collaborò con il parroco di Concordia nell’assistenza spirituale all’ospedale e alla casa di riposo, resse per periodi brevi, in attesa della nomina del parroco, le parrocchie di Vallalta, di Santa Giustina e di Fossa stessa. La non diretta responsabilità della parrocchia gli diede modo di dedicarsi anche a piccole ricerche storiche sfociate, nel 1981, nella pubblicazione del volume: “Fossa, 500 anni di storia”. Ebbe anche modo di accompagnare il cammino spirituale di tanti fedeli nell’esperienza dei Cursillos de cristianidad. Nell’ultimo periodo di questa tappa accettò di vivere insieme al parroco di Santa Caterina rendendosi disponibile per i vari servizi in quell’unità pastorale.

La pastorale della consolazione, della misericordia e della preghiera (2006 – 2010)
Viste le condizioni di salute e l’età avanzata – a 91 anni – chiese di entrare nella Casa soggiorno del clero: casa per la quale, quando fu istituita, egli collaborò con una significativa donazione economica. E’ stato il periodo della presenza silenziosa e della consolazione amministrata specialmente con il sacramento della riconciliazione come canonico nella Chiesa Cattedrale.

Dopo aver visto due nipoti salire all’altare, uno come religioso domenicano e l’altro come diacono permanente, attendeva con trepidazione e con segreta soddisfazione di partecipare anche all’ordinazione presbiterale del pronipote Daniele. I disegni di Dio si sono manifestati diversamente. Daniele però sa – e noi con lui – che ha un Protettore in cielo che lo sosterrà ora molto più efficacemente con la sua intercessione celeste.