Si parte da una buona e sana relazione
di Luigi Lamma
Dice un proverbio africano che per educare un bambino ci vuole un intero villaggio! Si può traslare questa affermazione anche all’abuso di un minore… perché l’abuso non è mai un fatto che coinvolge solo due soggetti ma sempre va considerato in un contesto. Allo stesso modo per guarire le ferite della vittima e di chi ha abusato ci vuole un intero villaggio che intraprende un cammino di conversione per il bene di tutti”. In questa affermazione di don Goffried Ugolini, responsabile per la diocesi di Bolzano del servizio tutela minori, può essere racchiuso tutto il senso della giornata di formazione rivolta ai sacerdoti delle diocesi di Modena e di Carpi che si è tenuta presso la Città dei Ragazzi di Modena giovedì 21 aprile. Il programma dei lavori è stato predisposto dal Servizio interdiocesano per la tutela dei minori e illustrato in apertura dal responsabile don Maurizio Trevisan e ha visto succedersi dopo la relazione di don Ugolini, gli interventi di suor Maria Bottura, psicologa-psicoterapeuta referente del servizio per la diocesi di Carpi, di Maria Pia Mancini, psicologa- psicoterapeuta, supervisore dell’equipe d’ascolto, dell’avvocato Cosimo Zaccaria, consulente giuridico del servizio e dello stesso don Trevisan.
Le chiavi di lettura del tema abusi nella Chiesa (in generale e non solo sui minori) sono state illustrate con sistematicità da don Ugolini, sono frutto di una lunga esperienza nel settore dell’ascolto delle vittime e del loro accompagnamento: uno sguardo al contesto e alle sue criticità (parrocchie, gruppi, comunità religiose, ecc…) ma soprattutto una netta priorità da assegnare alla qualità delle relazioni che i principali attori nutrono verso se stessi e verso gli altri. Questo infatti è il presupposto di ogni attività preventiva degli abusi: costruire una buona e sana relazione “con se stessi, con gli altri, la vita, il mondo e il creato. Occorre imparare l’abc della relazione per promuovere una maturità relazionale per gestire le proprie forze vitali in particolare affettività e aggressività”. E’ questa la base su cui si innestano gli altri fattori cardine che don Ugolini afferma di aver appreso dall’ascolto delle vittime: il rispetto della persona nella sua dignità e unicità; la responsabilità vissuta per il bene dell’altro e per il bene comune; la bontà della comunicazione; l’etica professionale: come vivo il mio dono, il mio compito, il mio servizio sacerdotale? Con chi mi confronto e verifico?
Su questa scia si sono innestate le comunicazioni di suor Maria Bottura e Maria Pia Mancini che avevano lo scopo di riprendere e approfondire in particolare il tema della relazione, la prima partendo dalla necessità di una “Cura personale: tra conversione e buone prassi” e la seconda ha aiutato a prendere consapevolezza della “Potenza delle relazioni”.
Buone prassi da conoscere
Nel pomeriggio, la seconda parte dei lavori ha avuto come obiettivo la presentazione del documento messo a punto dal Servizio nazionale per la tutela minori denominato “Buone prassi di prevenzione e la tutela dei minori in parrocchia” illustrato da don Maurizio Trevisan. Si tratta di un vero e proprio manuale che mette in atto le Linee guida del 2019 nelle quali si evidenziava la necessità che tutta la comunità fosse coinvolta in una conversione pastorale, che l’azione preventiva fosse frutto di corresponsabilità a livello comunitario e, infine, la centralità della formazione e della prevenzione. Il documento entra nel dettaglio di ogni possibile situazione vissuta nel contesto parrocchiale inteso come insieme delle attività proposte e degli spazi utilizzati, e richiede ai sacerdoti e agli operatori pastorali di creare come base una positiva alleanza con le famiglie.
“Le buone prassi non sono qualcosa di impositivo ma vi tutelano, sono un aiuto alla missione che state svolgendo con buon senso, sono elementi di chiarezza per evitare situazioni di ambiguità” è l’opinione dell’avvocato Cosimo Zaccaria che ha apprezzato lo sforzo della Chiesa per dotarsi di organismi e competenza specifiche per prevenire e affrontare le situazioni di abuso di fronte al quale anche le famiglie sono rassicurate ed edificate da questa attenzione. Sul piano più strettamente
giuridico occorre distinguere tra un procedimento civile che ha un effetto risarcitorio e il procedimento penale che incide sulla libertà personale ed implica a volte una responsabilità anche legata all’omissione. Allora davanti al problema che si presenta in parrocchia come comportarsi? “Il vostro – ha precisato Zaccaria – non è un compito investigativo ma pastorale. Se c’è un campanello di allarme non si deve nascondere la situazione, ma aprire un dialogo con le famiglie, consultare il Servizio Interdiocesano per confrontarsi e comprendere come gestire la situazione”.
Ricco di spunti il dibattito scaturito dalle domande dei presenti che hanno dimostrato di aver colto l’importanza da attribuire a questa specifica responsabilità in capo a sacerdoti e parroci, nell’animazione delle comunità a partire dalla scelta dei collaboratori,
Un’indagine rigorosa
Il vescovo Erio ha seguito gran parte dei lavori della giornata, presenti anche i due vicari generali monsignor Giuliano Gazzetti e monsignor Gildo Manicardi, a dimostrazione di quanto il tema sia attenzionato nelle diocesi affinchè a tutti i livelli si innalzi la sensibilità e la competenza per la prevenzione degli abusi. Nel chiudere la giornata mons. Castellucci ha ringraziato tutti i relatori e, in risposta ad una domanda, ha precisato che la prossima assemblea della CEI ha all’ordine del giorno la discussione su come avviare un’indagine diffusa a livello nazionale come già avvenuto in altri Paesi. L’auspicio del Vescovo è che si possa avviare una ricognizione indipendente con rigorosi criteri scientifici e capace di coinvolgere anche altre Istituzioni che devono affrontare questi fenomeni. “Tutto quello che abbiamo messo in atto in questi ultimi anni – ha concluso il Vescovo – è un apparato importante per far capire che come Chiesa stiamo prendendo sul serio questa situazione, ci fosse anche solo un caso va preso sul serio. In continuità con l’azione di San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco con la preoccupazione di mettere al centro la situazione della vittima e non l’istituzione”.
La registrazione integrale della giornata di formazione è disponibile sul canale YouTube dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola.