Il fuoco di Dio

Una riflessione sulla venerazione delle reliquie

Da pochi giorni abbiamo vissuto la Beatificazione di Odoardo Focherini, dono immenso per la nostra Chiesa e con gioia ne abbiamo ricevuto una reliquia in ogni parrocchia. Ma, una reliquia, a cosa serve?
Per amor del vero questa frase non l’ho trovata in nessuna pagina del Vangelo, ma deve essere vera e la trascrivo. E’ di Mario Pomilio, un pensatore e narratore cristiano che ci ha lasciato vari anni fa: “Ha detto Gesù che la santità è una pianta che ha la cima in cielo e le radici nel deserto”. La santità non è solo un concetto che abbiamo dentro magari a modo nostro, ma sempre ancorato allo stupore e confinante con il desiderio; ma è anche una realtà che, almeno una volta in vita, vorremmo fare nostra. Pensare e parlare dei santi fa bene, è come respirare aria pura, perché i santi hanno il sapore dei celi e della terra pulita. Sono i monti di Dio che terminano lassù, in alto, nella luce di Dio ove Egli abita. La Bibbia ce lo dice tante volte.
I nostri santi, e non ultimo il Beato Odoardo, hanno molte cose da dire all’uomo di oggi, svagato, distratto, che sta perdendo come una vecchia automobile pezzi di motore e di carrozzeria quando per motore intendiamo la fede e per carrozzeria quello stile di vita che caratterizza il cristiano, situazione che attualmente è stravolta e compensata vanamente dalla cultura della evasione, dalla discarica del consumismo con tutto quello che questo porta con sé. Credo proprio che i santi ci riportino alla terra ferma dell’essenziale per usare una frase tanto cara al Beato Charles del Foucauld. Venerare i nostri santi significa lasciarci guidare da coloro che hanno vissuto il Vangelo così come è, non un Vangelo addomesticato, su misura come spesso accade a noi che “più che sale del mondo diventiamo miele”. E’ una osservazione di Bernanos, magari scomoda, ma altrettanto vera. Ecco, venerare i santi, custodirne con amore e con venerazione le reliquie è lasciarci riportare alla realtà che è quella di essere pellegrini, incentrandoci su Cristo presente nei segni sacramentali, nel prossimo, nella Parola, nella preghiera. Conoscere e venerare i santi ci insegna ad essere mendicanti di Dio, lasciando perdere gli idoli vecchi e nuovi. Magari non siamo chiamati a vivere una vita eroica come la loro, ma la loro vita rimane un dono e un esempio per avere dentro un fuoco che ci deve consumare: perché è il fuoco di Dio.