Nel gergo di internet si chiamano frequently asked questions (faq) – alla lettera “domande poste frequentemente” -, ovvero una serie di risposte, stilate una volte per tutte dal gestore di un sito, alle domande che gli vengono poste più spesso dagli utenti. Anche il tema dei lavori avviati in diocesi a seguito del sisma è, per così dire, oggetto di domande ricorrenti da più parti. Alcune di queste sono state perciò sottoposte all’ingegner Marco Soglia, responsabile tecnico della Diocesi di Carpi per la ricostruzione, per offrire una risposta esauriente e chiarificatrice su vari punti cruciali.
Perché il ruolo di ente attuatore dei lavori di messa in sicurezza degli edifici è svolto dalla Diocesi e non dalle singole parrocchie?
L’onere della realizzazione dei lavori spetta agli enti proprietari (le parrocchie o la Diocesi, per i beni di sua proprietà). Diocesi, Comuni, Regione Emilia-Romagna e Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici si sono impegnati fin dall’inizio a collaborare al fine di trovare soluzioni più efficaci per poter eliminare al più presto le situazioni di pubblico pericolo e ripristinare una vita ordinaria nelle realtà colpite. Per favorire il più possibile tale collaborazione la Regione ha nominato la Diocesi di Carpi ente attuatore, ovvero ente che gestisce in prima persona l’iter burocratico relativo agli interventi di messa in sicurezza. Questa modalità, prevista dalle leggi statali, è stata seguita, ad esempio, anche in occasione degli eventi sismici che hanno colpito Carpi negli anni passati.
Che cosa si intende quando si parla di opere provvisionali per la messa in sicurezza?
Non si tratta né di lavori di riparazione né di ricostruzione dei beni danneggiati, bensì di interventi volti ad eliminare le situazioni di pericolo per la pubblica incolumità e le inagibilità indotte sulle aree circostanti, o anche a tamponare i rischi di crollo del bene stesso. In genere si procede alla messa in sicurezza esterna e alla rimozione delle macerie esterne per poi passare all’interno, a sua volta con la messa in sicurezza insieme alla rimozione delle macerie. Terminata questa fase, gli edifici rimangono tuttavia chiusi e inagibili in attesa dell’elaborazione di un progetto di ricostruzione che, dopo l’approvazione, porterà all’inizio dei lavori.
Qual è l’iter per far partire un intervento di messa in sicurezza?
Si può riassumere così. Il progetto viene elaborato dal progettista incaricato dalla parrocchia con la sola supervisione della diocesi, che, in quanto ente attuatore, lo invia per l’approvazione alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici. Una volta approvato, si procede con la richiesta di finanziamento alla Regione che, tramite le ordinanze del commissario delegato Errani, mette il progetto a finanziamento approvando la spesa. A questo punto è possibile indire la gara d’appalto per affidare i lavori. E’ ovvio che questi passaggi obbligati possono allungare notevolmente i tempi. Anche perché, va ricordato, le ordinanze si susseguono secondo le priorità stabilite dalla Regione: al primo posto scuole e ospedali, poi abitazioni, attività produttive e infine beni vincolati, quali sono appunto le chiese.
A quanto ammonta la spesa per le opere provvisionali finora previste?
Complessivamente, tra interventi conclusi e avviati, intorno ai 5 milioni e mezzo di euro. Sono in corso di liquidazione da parte della Regione i primi cinque interventi terminati. Nell’attesa dei finanziamenti la Diocesi ha finora provveduto, non senza un notevole sforzo, ad anticipare le somme necessarie a pagare le imprese che eseguono i lavori. Di recente si è iniziato ad utilizzare anche i fondi provenienti dalle donazioni ricevute dalla Diocesi.
E’ possibile prevedere i tempi di ricostruzione delle chiese?
Al momento non è dato prevedere quando sarà possibile riparare e ricostruire gli edifici più danneggiati o quasi totalmente crollati. Una base da cui partire è l’ordinanza emessa dalla Regione il 30 aprile scorso riguardante l’istituzione della commissione congiunta che ha il compito di esaminare ed approvare i progetti preliminari di ricostruzione. E’ comunque intenzione della Diocesi di Carpi procedere alla ricostruzione completa di tutti i beni.
Ci sono chiese in Diocesi che potranno essere riaperte a breve?
La diocesi di Carpi sta lavorando all’iter autorizzativo e burocratico per i lavori che consentiranno la riapertura di undici tra le chiese meno danneggiate dal sisma: Rolo, Sant’Agata-Cibeno, Santa Croce, Panzano, San Bernardino da Siena, Sant’Antonio in Mercadello, aula del Sacramento a Mirandola, Vallalta, Cividale, Limidi, San Martino Carano. Per San Bernardino da Siena, Rolo e Sant’Antonio in Mercadello sono state ottenute tutte le autorizzazioni e i lavori sono partiti o partiranno a breve.