Dal 30 giugno al 3 luglio il Vescovo ha trascorso alcuni giorni a Tamion (Val di Fassa) con i giovani preti e i seminaristi della Diocesi. Giorni intensi di dialogo, preghiera e anche meditazione, vissuti, ha commentato monsignor Cavina, “in un clima di fraternità, nella comunione eucaristica, accolti con grande generosità e cordialità – ha precisato – dagli abitanti di Tamion che hanno messo a disposizione le loro case per accogliere i sacerdoti e i seminaristi”. È già la terza volta, infatti, che un gruppo della Diocesi si reca in questo paesino della Val di Fassa. Molto intense sono state le meditazioni, come sottolinea lo stesso monsignor Cavina citando uno dei passaggi fondamentali, “tutto mi è lecito ma non tutto mi giova”, a partire dalla prima lettera ai Corinzi. “La povertà evangelica – ha sottolineato il relatore intervenuto rivolgendosi ai presenti – non comporta disprezzo per i beni terreni, messi da Dio a disposizione dell’uomo per la sua vita e per la sua collaborazione al disegno della creazione. Secondo il Concilio il presbitero, come ogni altro cristiano, avendo una missione di lode e di azione di grazie, deve riconoscere e magnificare la generosità del Padre che si rivela nei beni creati”. Tuttavia vivendo nel mondo i sacerdoti non appartengono ad esso e devono perciò “liberarsi da ogni disordinato attaccamento”, “acquistare la direzione spirituale che consente di mettersi nel giusto rapporto con il mondo e le realtà terrestri”. La povertà intesa come distacco, ha osservato poi il relatore, “non è sinonimo di trascuratezza, sciatteria o sporcizia, tantomeno di pauperismo. La povertà evangelica include la cura attenta dei beni, per mantenerne la funzionalità nel tempo”.