“Sono molto felice per la nomina di Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro. Ogni cristiano si sente orgoglioso di appartenere ad una Chiesa capace di esprimere in così breve tempo una personalità tanto significativa, spiazzando tutte le previsioni ‘mondane’.
Papa Francesco ha già dato indicazioni chiare su quello che sarà il suo pontificato – osserva monsignor Francesco Cavina -. Dopo la rinuncia di Papa Benedetto XVI che ci ha lasciato sbigottiti, adesso possiamo gioire per questa nomina capace di evidenziare che è il Signore a guidare la sua Chiesa e che ci fa capire dove e come ci vuole condurre.
Papa Francesco è un uomo di grande spiritualità, semplicità di vita, povertà, umiltà al di fuori di ogni forma di protocollo. Porterà, ne sono certo, il fuoco dello Spirito nella Chiesa”.
Monsignor Cavina non conosce personalmente Papa Francesco, ma conosce “molto bene la sua opera e la sua persona grazie agli anni trascorsi a Roma in Segreteria di Stato. La nomina è di una importanza epocale e non solo per il nome, Francesco, scelto per la prima volta. Il fatto che i cardinali abbiano deciso per un Papa che viene ‘quasi dalla fine del mondo’ ha un grande valore simbolico: il Sud povero ma fiducioso rispetto a un Nord ricco ‘sazio e disperato’, una Chiesa capace di parlare a tutta l’umanità. C’è un altro aspetto che mi piace considerare – sottolinea monsignor Cavina – ed è che Bergoglio, al Conclave del 2005, è risultato il più votato dopo Ratzinger ma tanto si adoperò per l’elezione di Papa Benedetto. Evidentemente i disegni della Provvidenza non cambiano, arrivano al momento opportuno, ma arrivano, sempre. Vorrei aggiungere che questo è il primo Papa gesuita della storia, naturale dunque che parli di povertà e purificazione della Chiesa. Chiesa che, ancora una volta, ha spiazzato i media e i vari pronostici. Una Chiesa che ha dimostrato di guardare avanti, di non farsi appesantire dai fardelli del passato e di indicare chiaramente una via. La scelta del nome Francesco – Francesco d’Assisi, Francesco di Sales, il gesuita Francesco Saverio – può racchiudere molti significati, tutti estremamente attuali.
Nel primo saluto del Vescovo di Roma – conclude monsignor Francesco Cavina – mi ha colpito profondamente l’indulgenza plenaria e la richiesta ai fedeli di preghiera. Gioiamo per un Papa, Francesco, dalle grandi doti e dalla capacità di essere bilingue: sa parlare la lingua di Dio e quella degli uomini”.