Monsignor Erio Castellucci è donatore di sangue a Modena, dunque vive in prima persona questo servizio al prossimo che può essere letto molto bene alla luce della fede cristiana. “Oggi celebriamo questa messa specialmente con e per i donatori di sangue – ha affermato nell’omelia della messa a Cibeno – La loro presenza mi sembra sia una di quelle forme sociali che può dare a Dio, per così dire, tante orecchie sulla terra. Il Signore certamente ascolta la preghiera di chi ha bisogno, in questo caso chi ha bisogno di vita, ma prima che questa preghiera arrivi a Dio al di sopra delle nubi, è bene che ci siano qui tanti che la ascoltano concretizzando sulla terra l’amore del Signore”. Chi dona, ha proseguito riallacciandosi alla parabola del fariseo e del pubblicano, “è una persona umile, sa di poter avere bisogno e che altri hanno bisogno. Questa è la vita, chiedere e dare gettando ponti, non erigendo muri. Fra poco il sangue sarà al centro della nostra liturgia, quando io e gli altri sacerdoti ripeteremo le parole di Gesù: ‘questo è il mio sangue, che è dato per voi’. E’ il segno più grande del dono di sé, perché più che dare il sangue non si può fare. Infatti, non è come dare una moneta, un po’ di tempo, qualche energia, cose tutte molto utili, ma significa, e lo vediamo bene in Gesù, mettere a disposizione tutta la propria vita per quella di un altro”. “E’ bello che ci sia questa sensibilizzazione a Carpi – ha concluso il Vescovo Erio – e sono lieto di far parte di questa rete di donatori perché sento anch’io nel mio piccolo che donare il sangue vuol dire esprimere il fatto che la vita non è una gara tra concorrenti ma una camminata tra amici, una cordata tra persone che si vogliono bene e che gettano una corda quando qualcun altro è un po’ più giù. Poi può darsi che un giorno io stesso abbia bisogno di qualcuno che getti una corda per me… Ringraziamo allora il Signore perché vi rende sensibili alle preghiere di coloro che hanno bisogno”.