Il Vescovo Francesco Cavina ha inaugurato nella mattinata di oggi il Centro pastorale diocesano – Casa “Mario Gasparini Casari” a Sant’Antonio in Mercadello, frazione di Novi di Modena.
Un luogo dove si respira la comunione ecclesiale, al servizio delle aggregazioni presenti in Diocesi, nella valorizzazione di una comunità duramente colpita dal terremoto.
Questo intende essere il Centro pastorale diocesano “Casa Mario Gasparini Casari” inaugurato lo scorso 13 aprile a Sant’Antonio in Mercadello. Alla cerimonia, insieme al Vescovo Francesco Cavina, sono intervenuti l’assessore alla ricostruzione post sisma della Regione Emilia- Romagna, Palma Costi, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, Corrado Faglioni, e il sindaco di Novi, Enrico Diacci. Presenti i famigliari del dottor Mario Gasparini Casari, alla cui memoria è intitolato il Centro, e i rappresentanti delle diverse aggregazioni ecclesiali. Mostrando murata, nella parete di accesso da via Dante Alighieri, la pietra benedetta da Papa Francesco il 2 aprile 2017 a Carpi, la struttura, con i suoi spazi interni – salone polifunzionale, refettorio e stanze per il pernottamento – ed esterni, è stata costruita grazie ai contributi della Regione Emilia-Romagna tramite il Mude (561 mila euro), della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi (600 mila euro), e della Conferenza episcopale italiana con i fondi dell’8xmille (174 mila euro). La Diocesi ha coperto le spese per il completamento delle opere (circa 34 mila euro). “Questo Centro è nato per dare risposta concreta ad esigenze che erano e sono presenti nella nostra Chiesa locale – ha spiegato monsignor Cavina -. Da tante parti, solo per citarne alcuni, Azione Cattolica, Agesci, Neocatecumenali, mi è pervenuta questa sollecitazione: ‘ma perché per i nostri incontri dobbiamo andare fuori dai confini della Diocesi? Non abbiamo un ambiente dove poterci riunire…’. Prima d’ora non avevamo, infatti, una struttura di questo genere. Si è così pensato che Sant’Antonio in Mercadello, a metà strada nel territorio diocesano, potesse essere il luogo ideale, e, nello stesso tempo, ci sembrava bello dare un segno ad una comunità che pareva abbandonata a se stessa dopo il terremoto. Dunque, da una posizione marginale farla diventare punto centrale nella vita della Diocesi. L’augurio – ha auspicato il Vescovo – è che questa struttura venga utilizzata come strumento di evangelizzazione e di comunione, che qui si possa sentire il respiro della comunione ecclesiale. Vogliamo affidare questo progetto al Signore e alla buona volontà delle persone che ne hanno sollecitato la realizzazione. La vostra partecipazione così numerosa, oltre le aspettative – ha concluso rivolgendosi ai presenti – è significativa di come l’esigenza presente nella nostra comunità ecclesiale sia stata colta”. A tagliare il nastro accanto al Vescovo la signora Milena, moglie del dottor Gasparini Casari – di cui si è letta una breve biografi a -, con i fi gli e i nipoti, molto emozionati: a margine della cerimonia, hanno espresso la loro riconoscenza al Vescovo e alla Diocesi per aver voluto mantenere viva la memoria del loro sposo e papà, ricordando il grande amore che nutriva verso la parrocchia di Sant’Antonio e la Chiesa di Carpi, per cui ha speso la vita, e verso i suoi ammalati.
Attenzione ad un territorio operoso
“Quando fu presentato il progetto – ha spiegato il presidente Corrado Faglioni esprimendo soddisfazione a nome della Fondazione Cr-Carpi -, piacque subito per il suo messaggio forte di comunità e per la sua collocazione, che rendeva evidente la necessità di valorizzare questo territorio. Il progetto è stato quindi sostenuto con due annualità di stanziamenti”. Confermando l’impegno della Fondazione per la zona di Novi – citando in particolare Rovereto, con il sostegno ad “un progetto importante della Diocesi, la realizzazione del doposcuola” – l’ingegner Faglioni ha osservato come la rendicontazione dell’ente da lui presieduto non sia data solo dal bilancio economico, ma anche dall’aspetto “umano”, cioè “dai risultati che arrivano dalla rete delle erogazioni”. Da qui l’auspicio che il Centro pastorale di Sant’Antonio possa essere utilizzato al meglio e che “vengano avanti altri progetti di attenzione al territorio come lo è questo”. Gioia e persone, i concetti su cui si è soffermato il sindaco di Novi, Enrico Diacci. “Non mi sembra vero di avere una struttura così bella qui, in un paese che viene a trovarsi ora nel cuore della Diocesi. Sette anni fa quando tutto era a terra e non riuscivamo a capire come avremmo fatto a ritrovare la gioia, la risposta è venuta da quanti hanno lavorato nel campo allestito in paese, dalle signore che qui facevano da mangiare e davano una parola di conforto e di speranza”. Gioia, dunque, nell’apertura verso il prossimo, nell’operosità di una comunità “che non molla, anzi si impegna ancora di più. Grazie santantoniesi – ha concluso – per quello che avete fatto e potrete ancora fare”.
“Quando fu presentato il progetto – ha spiegato il presidente Corrado Faglioni esprimendo soddisfazione a nome della Fondazione Cr-Carpi -, piacque subito per il suo messaggio forte di comunità e per la sua collocazione, che rendeva evidente la necessità di valorizzare questo territorio. Il progetto è stato quindi sostenuto con due annualità di stanziamenti”. Confermando l’impegno della Fondazione per la zona di Novi – citando in particolare Rovereto, con il sostegno ad “un progetto importante della Diocesi, la realizzazione del doposcuola” – l’ingegner Faglioni ha osservato come la rendicontazione dell’ente da lui presieduto non sia data solo dal bilancio economico, ma anche dall’aspetto “umano”, cioè “dai risultati che arrivano dalla rete delle erogazioni”. Da qui l’auspicio che il Centro pastorale di Sant’Antonio possa essere utilizzato al meglio e che “vengano avanti altri progetti di attenzione al territorio come lo è questo”. Gioia e persone, i concetti su cui si è soffermato il sindaco di Novi, Enrico Diacci. “Non mi sembra vero di avere una struttura così bella qui, in un paese che viene a trovarsi ora nel cuore della Diocesi. Sette anni fa quando tutto era a terra e non riuscivamo a capire come avremmo fatto a ritrovare la gioia, la risposta è venuta da quanti hanno lavorato nel campo allestito in paese, dalle signore che qui facevano da mangiare e davano una parola di conforto e di speranza”. Gioia, dunque, nell’apertura verso il prossimo, nell’operosità di una comunità “che non molla, anzi si impegna ancora di più. Grazie santantoniesi – ha concluso – per quello che avete fatto e potrete ancora fare”.
Per informazioni sull’utilizzo del Centro pastorale diocesano a Sant’Antonio in Mercadello rivolgersi a Simone Ghelfi , responsabile della Pastorale giovanile della Diocesi di Carpi, cell. 338 8781137.