Inaugurazione Cittadella della Carità
“Odoardo e Maria Focherini” Carpi
via Orazio Vecchi 38-40-42
Lunedì 25 giugno, ore 11
Alla cerimonia interverranno il Vescovo Francesco Cavina, le autorità
e i rappresentanti degli enti che hanno contribuito al concretizzarsi di questa struttura diocesana.
La parola alla progettista, l’architetto Federica Gozzi, che descrive la struttura.
L’intervento riguarda la realizzazione di un nuovo fabbricato su un terreno di proprietà della Diocesi di complessivi 967 metri quadrati, posto a Carpi in via Orazio Vecchi. Il lotto, destinato a servizi religiosi, faceva parte di un Piano Particolareggiato di iniziativa privata che ha visto la completa edificazione delle aree adiacenti, comprese tra via Vecchi, via Mozart e via Nuova Ponente, negli anni 2001-2006, con fabbricati ad uso residenziale, commerciale e terziario. L’intervento nasce da un’analisi urbana sulla consistenza del costruito nell’immediato contesto e quindi dalla volontà di dare completamento nelle forme e nei volumi agli edifici esistenti, disposti a corte aperta intorno a uno spazio verde di uso pubblico. Il nuovo fabbricato sorge verso sud, parallelamente a via Vecchi e allineato planimetricamente con i restanti corpi edilizi, che costituiscono la corte, nel tentativo di instaurare con essi un dialogo. Si identifica chiaramente un volume al piano terra che si piega verso ovest e si innalza fi no ad una altezza di 9 metri e un volume al piano primo, un parallelepipedo leggermente sfalsato rispetto al sottostante. L’altezza totale della nuova costruzione è più contenuta degli edifici circostanti.
Geometria, materiali e destinazioni d’uso
Al piano terra trovano distribuzione ambienti diversi: da ovest, si accede a un piccolo spazio consacrato, una cappella a doppio volume; da sud si accede tramite porticato ad un atrio comune e quindi agli uffici dell’Associazione Camilla Pio e della Caritas Diocesana; a nord si colloca il blocco servizi, con magazzino, locale tecnico e l’accesso al vano scale che conduce al piano superiore. Al piano primo si ricavano gli spazi per una “residenza speciale”.
Una abitazione con zona giorno al centro, due bagni e quattro camere da letto con logge verso sud, adatta ad ospitare il progetto sociale di accoglienza per padri separati in difficoltà. L’edificio adotta un sistema costruttivo con telaio e setti in cemento armato. Il trattamento superficiale delle pareti esterne è stato differenziato nel rispetto dei volumi descritti e per una immediata lettura delle funzioni che ospitano: l’abitazione sociale del piano primo è esternamente intonacata e tinteggiata; la cappella e gli uffici del piano terra mantengono esternamente visibile la struttura delle pareti in calcestruzzo pigmentato, materiale genuino, la cui espressione materica non viene mascherata o corretta in quanto mezzo ideale per esprimere l’idea di massa, di solidità e di forza.
La cappella, piccolo spazio per la preghiera
All’esterno
La cappella è un piccolo spazio per la preghiera, non una chiesa; si è ritenuto in ogni caso importante valorizzarla, in modo tale che possa orientare, organizzare e qualificare gli spazi esterni circostanti, e divenire punto di riferimento per il quartiere in cui sorge. Ruvida e materica, dalle linee astratte e contemporanee, la cappella viene ingentilita con la collocazione di una porta sul fronte di accesso rivolto a ovest. Una struttura metallica di grandi dimensioni ma leggera, composta da pannelli in lamiera di alluminio forata su disegno, che filtra la luce e che si impacchetta lateralmente per dare accesso al piccolo ambiente e per estendere lo spazio interno verso l’area esterna, in modo tale da ospitare celebrazioni per gruppi numerosi. D’altra parte, come suggeriscono le linee guida della Cei per “la progettazione di nuove chiese”, una valida e concreta interpretazione dei rapporti interno-esterno ed edificio‐contesto costituisce una delle acquisizioni più importanti della coscienza critica dell’architettura contemporanea.
All’interno
A questo tema concorre anche la cura posta nella sistemazione dell’area circostante e in modo particolare la realizzazione di un piano continuo tra interno ed esterno, che richiama uno spazio sacro dall’impianto basilicale, sviluppato su un’assialità longitudinale da ovest verso est. Seguendo lo stesso richiamo ai tradizionali spazi architettonici per il culto, la pavimentazione è in lastre di travertino romano, e attrezzata nella porzione esterna con alcune sedute monolitiche, della stessa pietra, distribuite lungo le tre navate come dei banchi tradizionali. Lo spazio interno è molto raccolto e di piccole dimensioni (29 metri quadrati di superficie); lo sviluppo prevalente delle linee è rivolto alla verticalità e l’ambiente risulta austero, stretto e alto. Le superfici sono spoglie e trasmettono solidità e semplicità. La luce naturale gioca un ruolo fondamentale: sul fronte est una sequenza di finestrelle sulla massima altezza permettono alla luce di filtrare dall’alto verso il basso nelle ore della mattina; sul fronte ovest la grande porta microforata definisce giochi di luce in movimento durante le ore pomeridiane.
Arredi
L’arredo della cappella è organizzato secondo una logica unitaria, l’orientamento di base è rivolto alla verità, all’autenticità delle forme e a una nobile semplicità piuttosto che al fasto (come suggeriscono le linee guida della Cei per “la progettazione di nuove chiese”). L’altare è il punto centrale, ben visibile e solido. Un parallelepipedo con zoccolo in travertino in continuità con la pavimentazione e corpo emergente in calcestruzzo a vista levigato, impreziosito con l’aggiunta di inerti colorati e ossidi. Nel getto dell’altare è stata inserita la “prima pietra” benedetta da Papa Francesco il 2 aprile 2017. L’immagine della Beata Vergine è un dipinto realizzato in loco e non applicato; rappresenta un volto gentile che indirizza lo sguardo verso la luce. La tecnica di realizzazione trae ispirazione dal mondo dei Writers e dal fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano, utilizzando quindi spray di vernice acrilica direttamente sul muro di cemento.
Arch. Federica Gozzi
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Spazi nuovi e funzionali per esigenze comuni
Apre le sue porte la Cittadella della Carità: lunedì 25 giugno, alle 11, sarà infatti inaugurata ed intitolata ai coniugi Odoardo e Maria Focherini, nel corso di una cerimonia alla presenza del Vescovo Francesco Cavina, delle autorità e di quanti hanno contribuito al concretizzarsi della struttura. Vi troveranno sede al pianterreno gli uffici della Caritas diocesana e dell’Associazione Camilla Pio, mentre il piano superiore ospiterà una struttura di prima accoglienza per padri separati in difficoltà. Non poteva, poi, mancare un luogo dedicato alla preghiera: la cappella con il piccolo altare in cui è murata la “prima pietra” benedetta, insieme ad altre tre per altrettanti nuovi edifici diocesani, da Papa Francesco al termine della Santa Messa in piazza Martiri il 2 aprile 2017. Si tratta di un frammento proveniente dalla chiesa dell’Immacolata Concezione di Qaraqosh nella piana di Ninive in Iraq – devastata dalla violenza dell’Isis -, quale segno di comunione voluto da monsignor Cavina. La Cittadella della Carità sorge su di un’area di proprietà della Diocesi di Carpi – via Orazio Vecchi, angolo via Mozart – in un quartiere alla periferia di tre parrocchie, San Francesco, San Nicolò e Corpus Domini, dove avrebbe dovuto costituirsi una nuova parrocchia. L’edificio è stato progettato dall’architetto Federica Gozzi e dall’ingegner Marco Soglia ed è stato realizzato dall’impresa Bottoli Costruzioni s.r.l. di Mantova. Il costo ammonta a circa 600.000 euro, comprensivo di iva e spese tecniche, finanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana – tramite i fondi dell’8xmille – e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi.
Caritas diocesana – Prosegue il cammino dell’ospitalità
Per la Caritas diocesana la Cittadella della Carità rappresenta non solo l’ambiente funzionale ad essere nuovo punto di riferimento per le attività di progettualità e di coordinamento portate avanti a livello diocesano, ma anche un’ulteriore tappa in quel cammino di apertura all’accoglienza e all’ospitalità che già da alcuni anni, seguendo le indicazioni del Vescovo monsignor Francesco Cavina, si sta mettendo in atto. “La struttura per padri separati in difficoltà – spiega l’equipe della Caritas – nasce all’interno di un’urgenza più ampia, quella di venire incontro all’emergenza abitativa che riguarda gli uomini. Su questo fronte si è già provveduto, in parte, tramite la creazione di un dormitorio maschile con tre posti letto presso la casa di ospitalità in via Curta Santa Chiara. Ora ci si apre alla realtà specifica dei padri separati che si trovano in stato di bisogno, mettendo loro a disposizione, presso la Cittadella, quattro camere, per un totale di sei posti letto. Due di queste sono dotate di un secondo letto per accogliere i figli affidati ai papà”. Oltre alle camere e ai servizi igienici, è presente, inoltre, nella struttura una zona comune con cucina e soggiorno. É un “farsi carico” che si traduce, dunque, non solo nella rilevazione dei bisogni, ma anche in opere concrete, come dimostrano, allo stesso modo, le due case di ospitalità inaugurate nel dicembre 2015, quella in via Curta Santa Chiara – due appartamenti – per nuclei familiari e quella in via De Sanctis per mamme con bambini e donne sole, gestita da Agape di Mamma Nina. Continuità, insomma, ma anche novità per il tipo di servizio che si andrà ad offrire in locali completamente nuovi e per il quale, con la visita di una delegazione nel marzo scorso, “Caritas italiana ha offerto il suo fraterno e fattivo sostegno”, ricordano gli operatori della Caritas diocesana. Si tratterà ora di riuscire ad utilizzare al meglio gli spazi a disposizione presso la Cittadella in base alle necessità che saranno individuate sul territorio. Ecco allora che “ci si avvarrà della collaborazione della grande famiglia costituita dai centri di ascolto di Porta Aperta Carpi e Mirandola e da quelli parrocchiali – spiega l’equipe della Caritas diocesana – che, come ci ha di nuovo confermato la mappatura compiuta di recente, svolgono il prezioso ruolo di ‘antenne’ in grado di segnalare le situazioni su cui intervenire”. Una grande rete di contatti e di sinergie di cui fa parte, a buon diritto, l’Associazione Camilla Pio, sottolineano dalla Caritas, “perché le segnalazioni arriveranno anche da questa realtà, che si renderà, inoltre, disponibile con i suoi operatori per percorsi di sostegno psicologico rivolti ai padri ospiti della struttura. Già adesso operiamo ‘in rete’ seguendo persone che ci sono state inviate dall’Associazione. La contiguità della nostra sede con la loro all’interno della Cittadella – concludono – ci permette di lavorare ‘gomito a gomito’ a favore di questo progetto di accoglienza e di accompagnamento che rappresenta un’esigenza comune”.
Per la Caritas diocesana la Cittadella della Carità rappresenta non solo l’ambiente funzionale ad essere nuovo punto di riferimento per le attività di progettualità e di coordinamento portate avanti a livello diocesano, ma anche un’ulteriore tappa in quel cammino di apertura all’accoglienza e all’ospitalità che già da alcuni anni, seguendo le indicazioni del Vescovo monsignor Francesco Cavina, si sta mettendo in atto. “La struttura per padri separati in difficoltà – spiega l’equipe della Caritas – nasce all’interno di un’urgenza più ampia, quella di venire incontro all’emergenza abitativa che riguarda gli uomini. Su questo fronte si è già provveduto, in parte, tramite la creazione di un dormitorio maschile con tre posti letto presso la casa di ospitalità in via Curta Santa Chiara. Ora ci si apre alla realtà specifica dei padri separati che si trovano in stato di bisogno, mettendo loro a disposizione, presso la Cittadella, quattro camere, per un totale di sei posti letto. Due di queste sono dotate di un secondo letto per accogliere i figli affidati ai papà”. Oltre alle camere e ai servizi igienici, è presente, inoltre, nella struttura una zona comune con cucina e soggiorno. É un “farsi carico” che si traduce, dunque, non solo nella rilevazione dei bisogni, ma anche in opere concrete, come dimostrano, allo stesso modo, le due case di ospitalità inaugurate nel dicembre 2015, quella in via Curta Santa Chiara – due appartamenti – per nuclei familiari e quella in via De Sanctis per mamme con bambini e donne sole, gestita da Agape di Mamma Nina. Continuità, insomma, ma anche novità per il tipo di servizio che si andrà ad offrire in locali completamente nuovi e per il quale, con la visita di una delegazione nel marzo scorso, “Caritas italiana ha offerto il suo fraterno e fattivo sostegno”, ricordano gli operatori della Caritas diocesana. Si tratterà ora di riuscire ad utilizzare al meglio gli spazi a disposizione presso la Cittadella in base alle necessità che saranno individuate sul territorio. Ecco allora che “ci si avvarrà della collaborazione della grande famiglia costituita dai centri di ascolto di Porta Aperta Carpi e Mirandola e da quelli parrocchiali – spiega l’equipe della Caritas diocesana – che, come ci ha di nuovo confermato la mappatura compiuta di recente, svolgono il prezioso ruolo di ‘antenne’ in grado di segnalare le situazioni su cui intervenire”. Una grande rete di contatti e di sinergie di cui fa parte, a buon diritto, l’Associazione Camilla Pio, sottolineano dalla Caritas, “perché le segnalazioni arriveranno anche da questa realtà, che si renderà, inoltre, disponibile con i suoi operatori per percorsi di sostegno psicologico rivolti ai padri ospiti della struttura. Già adesso operiamo ‘in rete’ seguendo persone che ci sono state inviate dall’Associazione. La contiguità della nostra sede con la loro all’interno della Cittadella – concludono – ci permette di lavorare ‘gomito a gomito’ a favore di questo progetto di accoglienza e di accompagnamento che rappresenta un’esigenza comune”.
Associazione Camilla Pio – A sostegno delle famiglie
Dopo due anni di attività presso la parrocchia di San Francesco, l’Associazione Camilla Pio, affiliata alla Federazione italiana dei consultori familiari di ispirazione cristiana, trova finalmente la propria sede. “E’ un fatto positivo innanzitutto perché avere una sede identifica ‘fisicamente’ una realtà – afferma il presidente, don Carlo Bellini -. É come dire che l’Associazione c’è; è un darle visibilità. Inoltre, è importante che gli incontri avvengano in un luogo che è deputato allo scopo ed è riconoscibile come tale”. Due gli ambienti a disposizione, separati da una parete in cui è installato uno specchio unidirezionale. In parole povere, spiega don Bellini, “è uno strumento che permette di vedere da una parte senza essere visti dall’altra. Viene impiegato per osservare le dinamiche relazionali della coppia e anche di un nucleo familiare nel suo complesso. Naturalmente – aggiunge il presidente – gli utenti sono informati nel caso si proceda a questo tipo di osservazione”. Nata nel febbraio 2016, l’Associazione Camilla Pio si “prende cura” delle famiglie che affrontano difficoltà sull’ampio versante delle relazioni, all’interno del nucleo familiare, nella coppia e nell’educazione dei figli. “Se inizialmente il servizio offerto era solo di consulenza – osserva don Bellini – ci siamo accorti, strada facendo, che ciò non basta. Cioè che non è sufficiente fare la diagnosi di un problema, spesso già evidente alle persone che ci chiedono aiuto, ma che siamo chiamati ad offrire una soluzione. Per questo, quando è necessario, si attiva un percorso di sostegno che può arrivare anche al lavoro di psicoterapia”. Attualmente, sono 45 le situazioni in carico all’Associazione – 21 nuove rispetto al biennio 2016-17 -, di cui il 30% con problematiche di coppia, un altro 30% con problematiche legate alla genitorialità – ovvero nel rapporto con figli minori o adolescenti -, e il 40% con situazioni di disagio personale/sociale (depressione, perdita di lavoro, sfratto, etc.). “Sono problematiche serie che richiedono professionalità alte” commenta don Bellini, elencando gli specialisti che prestano il loro servizio: sette psicoterapeuti, uno psichiatra, una pedagogista, un esperto di tossicodipendenze, un sacerdote, a cui si aggiungono, per le consulenze, un avvocato e un ginecologo. “Siamo in contatto con la Caritas, Porta Aperta e i Servizi Sociali, perché l’Associazione si prefigge una particolare cura per le situazioni aggravate da difficoltà economiche – afferma il presidente -. In questo senso, si spiega la collaborazione che offriremo al progetto di accoglienza per i padri separati presso la Cittadella, sia nella segnalazione dei casi, sia in un percorso di supporto psicologico”. Don Bellini aggiunge che “l’Associazione è stata per ora poco pubblicizzata per darsi tempo di capire i bisogni del territorio; tuttavia molte persone ci hanno conosciuto tramite il passaparola, per aver sentito parlare bene dell’Associazione e, non da ultimo, per il rispetto che qui sanno di trovare per il proprio vissuto di fede”. “In futuro – conclude – vorremmo predisporre anche percorsi di educazione all’affettività da proporre alle scuole e ai gruppi parrocchiali e attivare alcuni gruppi di formazione su specifiche tematiche familiari, quali il dialogo in famiglia, la genitorialità, l’adolescenza”.
Dopo due anni di attività presso la parrocchia di San Francesco, l’Associazione Camilla Pio, affiliata alla Federazione italiana dei consultori familiari di ispirazione cristiana, trova finalmente la propria sede. “E’ un fatto positivo innanzitutto perché avere una sede identifica ‘fisicamente’ una realtà – afferma il presidente, don Carlo Bellini -. É come dire che l’Associazione c’è; è un darle visibilità. Inoltre, è importante che gli incontri avvengano in un luogo che è deputato allo scopo ed è riconoscibile come tale”. Due gli ambienti a disposizione, separati da una parete in cui è installato uno specchio unidirezionale. In parole povere, spiega don Bellini, “è uno strumento che permette di vedere da una parte senza essere visti dall’altra. Viene impiegato per osservare le dinamiche relazionali della coppia e anche di un nucleo familiare nel suo complesso. Naturalmente – aggiunge il presidente – gli utenti sono informati nel caso si proceda a questo tipo di osservazione”. Nata nel febbraio 2016, l’Associazione Camilla Pio si “prende cura” delle famiglie che affrontano difficoltà sull’ampio versante delle relazioni, all’interno del nucleo familiare, nella coppia e nell’educazione dei figli. “Se inizialmente il servizio offerto era solo di consulenza – osserva don Bellini – ci siamo accorti, strada facendo, che ciò non basta. Cioè che non è sufficiente fare la diagnosi di un problema, spesso già evidente alle persone che ci chiedono aiuto, ma che siamo chiamati ad offrire una soluzione. Per questo, quando è necessario, si attiva un percorso di sostegno che può arrivare anche al lavoro di psicoterapia”. Attualmente, sono 45 le situazioni in carico all’Associazione – 21 nuove rispetto al biennio 2016-17 -, di cui il 30% con problematiche di coppia, un altro 30% con problematiche legate alla genitorialità – ovvero nel rapporto con figli minori o adolescenti -, e il 40% con situazioni di disagio personale/sociale (depressione, perdita di lavoro, sfratto, etc.). “Sono problematiche serie che richiedono professionalità alte” commenta don Bellini, elencando gli specialisti che prestano il loro servizio: sette psicoterapeuti, uno psichiatra, una pedagogista, un esperto di tossicodipendenze, un sacerdote, a cui si aggiungono, per le consulenze, un avvocato e un ginecologo. “Siamo in contatto con la Caritas, Porta Aperta e i Servizi Sociali, perché l’Associazione si prefigge una particolare cura per le situazioni aggravate da difficoltà economiche – afferma il presidente -. In questo senso, si spiega la collaborazione che offriremo al progetto di accoglienza per i padri separati presso la Cittadella, sia nella segnalazione dei casi, sia in un percorso di supporto psicologico”. Don Bellini aggiunge che “l’Associazione è stata per ora poco pubblicizzata per darsi tempo di capire i bisogni del territorio; tuttavia molte persone ci hanno conosciuto tramite il passaparola, per aver sentito parlare bene dell’Associazione e, non da ultimo, per il rispetto che qui sanno di trovare per il proprio vissuto di fede”. “In futuro – conclude – vorremmo predisporre anche percorsi di educazione all’affettività da proporre alle scuole e ai gruppi parrocchiali e attivare alcuni gruppi di formazione su specifiche tematiche familiari, quali il dialogo in famiglia, la genitorialità, l’adolescenza”.