Incontrare il Signore è la grazia più grande

Nella solennità del Corpus Domini sei laici saranno ammessi al cammino in preparazione al diaconato permanente

Colui che aspira al diaconato o al presbiterato manifesta pubblicamente la sua volontà di offrirsi a Dio ed alla Chiesa per esercitare l’ordine sacro; la Chiesa, da parte sua, ricevendo questa off erta, lo sceglie e lo chiama perché si prepari a ricevere l’ordine sacro” (Paolo VI, Motu Proprio Ad pascendum). Nella celebrazione della solennità del Corpus Domini, giovedì 15 giugno, alle 20.30, in Cattedrale, si terrà il rito di ammissione di sei laici della Diocesi di Carpi tra i candidati al diaconato permanente. Guidati dal Vescovo monsignor Francesco Cavina nel periodo di discernimento e di formazione, Ennio Apicella, Paolo Carnevali, Riccardo Isani, Massimo Marino, Arrigo Po e Giuseppe Tommarelli si impegneranno così ad intraprendere quella preparazione che, a Dio piacendo, li porterà a ricevere il sacramento dell’ordine “non per il sacerdozio ma per il servizio” (Lumen Gentium 29). Ad accompagnarli saranno le loro spose, che daranno generosamente il consenso al cammino dei mariti verso il diaconato, condividendone la vocazione.
 
Strumenti di annuncio e di speranza
Molti lo conoscono per il servizio nell’Unitalsi, accanto a coloro che ama chiamare “i nostri amici fragili”. Ed è proprio attraverso l’esperienza dei pellegrinaggi che Paolo Carnevali, 46 anni, titolare di una ditta di accessori di abbigliamento, marito e papà di due ragazzi, ha avvertito la chiamata a farsi “Chiesa in uscita”. “Tramite l’impegno nell’Unitalsi – spiega – ho maturato una profonda riflessione sulla mia vita e ho sentito di dovermi ‘spingere’ di più nel servizio, ed in particolare nel portare l’annuncio ai ‘lontani’”. Il diaconato permanente si è allora prospettato come la via per poter concretizzare questa aspirazione. “Mi chiedo spesso come potrò mai esserne degno… Però – afferma Carnevali – il Vescovo Francesco mi ha molto incoraggiato, accompagnandomi personalmente e negli incontri di formazione con gli altri aspiranti. E’ riuscito a creare un bel gruppo fra di noi e questo è un aspetto importante di condivisione che, poi, ritroveremo nel vivere il ministero diaconale”. Non nasconde, Carnevali, che ogni giorno di questo cammino intrapreso è segnato da “un combattimento spirituale che, come ebbe a dire un monaco, mi porta quasi a svegliarmi ateo ogni mattina. Ma ci sono la preghiera e l’adorazione eucaristica due ‘armi’ che mi aiutano a dire il mio quotidiano sì alla volontà di   Dio”. Il pensiero di Carnevali si rivolge allora agli amatissimi santuari mariani frequentati come unitalsiano, luoghi di guarigione innanzitutto interiore, da cui sente di aver imparato tanto. “Ho visto quanta gente ha fame di Dio e quanti sono coloro che, nonostante Lui ci cerchi sempre, faticano a trovarlo – osserva -. Ho anche toccato con mano come tante vite immerse nella sofferenza, aprendo la porta del cuore al Signore, possano trasformarsi in grazia, passando dallo sconforto totale all’essere strumenti di missione e di speranza. Ecco allora che come diacono – conclude – desidero portare l’amore di Gesù ai fratelli, perché l’incontro con Lui è l’evento più grande e più bello che possa capitare”.
 
Quel disegno provvidenziale su ciascuno
Conciliare il lavoro come responsabile marketing di un’azienda del settore energia, il “ruolo” di marito e padre di due fi glie, e un multiforme impegno presso la comunità di Budrione e Migliarina non è cosa da poco. Lo sa bene Riccardo Isani, 54 anni, bolognese, che ora si prepara a donarsi interamente al servizio della Chiesa. Ma questo passo così impegnativo, umanamente parlando, altro non è per lui che l’esito   naturale del proprio itinerario di fede. “Ho vissuto la mia giovinezza negli anni della contestazione e mi sono allontanato dalla Chiesa – afferma -. Dieci anni fa, per grazia di Dio, mi sono riavvicinato poco a poco, passando dagli ultimi banchi della chiesa, da cui non osavo farmi avanti, all’impegno per la mia parrocchia”. Determinante l’incontro con monsignor Francesco Cavina, in particolare ad una processione del primo sabato del mese. “Ci conoscevamo già – racconta Isani – ma quella volta, parlando con lui, mi sono sentito dire: ‘hai pensato al percorso diaconale?’. E’ nato tutto da qui, una chiamata, per così dire, non da dentro, ma da fuori, tanto più pressante perché venuta non da una persona qualsiasi ma da un successore degli apostoli”. Al Vescovo, perciò, Isani sente di dover esprimere profonda gratitudine “per la cura paterna verso di me e gli altri aspiranti al diaconato. E’ grazie a lui se ho potuto cogliere la bellezza di questa vocazione, che prima non conoscevo, con quello che più mi ha affascinato, cioè scoprire che il diacono è l’anello di congiunzione tra la Chiesa-clero e la Chiesa-popolo”. Un arricchimento personale che rappresenta anche una sorta di sfi da per Isani, che è ingegnere. “Uno dei motivi per cui sono ritornato alla fede è stato prendere atto che la ragione non spiega tutto. Oggi sono convinto che su ciascuno di noi ci sia un disegno provvidenziale che lo Spirito Santo compie, se solo lo lasciamo agire in noi. E quando, per la misericordia di Dio, si riceve in sovrabbondanza – conclude – si sente spontaneamente di donare agli altri quanto si è ricevuto”.

Portando la Parola ai fratelli Un “eccomi” pronunciato sull’attenti: così Ennio Apicella, maresciallo dei Carabinieri della stazione di Soliera, 49 anni, padre di due ragazze, ha risposto alla “missione speciale” che gli è stata affidata. “Come volontario dell’Hospitalité Notre Dame de Lourdes, insieme agli ammalati – racconta – e con l’esperienza professionale in Kosovo, dove purtroppo ho visto morire i bambini per un mal di denti, ho iniziato a sentire il desiderio di donarmi agli altri”. Ma il “fulmine a ciel sereno” per Apicella risale al settembre 2012, in parrocchia a Limidi. “Sono andato, in veste ufficiale, ad una celebrazione in cui suor Angela Bertelli ha off erto la sua testimonianza – ricorda -. Con sé aveva la foto di un bambino della Casa degli Angeli, Benjamin, che ora è in cielo. Il suo volto mi ha conquistato. In quell’occasione c’era il Vescovo Francesco. Vedendo il mio interesse per le Scritture, mi ha chiesto: ‘perché non vieni alla Scuola di Teologia?’. Parole che mi sono sembrate rivolte direttamente dallo Spirito Santo, per questo di lì a poco mi sono iscritto ai corsi”. Il desiderio di donazione è così sfociato nel discernimento della vocazione diaconale – “finché lavorerò la disponibilità che potrò offrire sarà però compatibile con il mio mestiere” specifica Apicella – sotto la guida di monsignor Cavina, insieme agli altri laici con cui si è creata una fraterna amicizia. “Una grande grazia, perché avviene raramente che sia il Vescovo a seguire di persona questo cammino. Ci ha fatto comprendere che il diacono non è un vice-prete, ma ha una sua funzione specifica nella Chiesa. Dunque, non sta soltanto all’altare ma porta la Parola del Signore al mondo, ai fratelli”. Nella preghiera, proseguendo il servizio nella parrocchia di San Marino, Apicella si sta preparando alla celebrazione del 15 giugno. “Mi sento sempre più convinto della strada intrapresa – sottolinea -. Mi metto allora, con serenità, nelle mani del Signore, e quello che mi chiederà di volta in volta sarò lieto di accoglierlo e di farlo”.