Tra passato e futuro
Tra le migliaia di partecipanti all’incontro nazionale del 3-4 maggio a Roma, vi saranno anche i 350 provenienti dalla nostra diocesi. Di essi 150 sono Giovani, 60 dell’Acr e il resto Adulti. Trattandosi infatti di un incontro unitario, vi prendono parte tutti i settori dell’associazione.
In vista di questo evento abbiamo intervistato la neopresidente diocesana Ilaria Vellani.
Ilaria, perché ricordare il 140° di fondazione dell’Ac? Cosa insegna la storia passata ad un’associazione già dentro al terzo millennio cristiano?
Quando l’Azione Cattolica è nata nel 1868, tutto era diverso: l’Italia, il mondo, la Chiesa. Celebrare questa ricorrenza è un modo per conoscere la propria storia e per comprendere come l’Ac, pur nella diversità dei contesti sociali, culturali, ecclesiali ha saputo cambiare rimanendo se stessa. La Società della Gioventù Cattolica, ma anche la Gioventù femminile di Armida Barelli, sono molto diverse dall’Azione Cattolica che conosciamo oggi, eppure fanno parte della stessa storia. Abbiamo deciso di celebrare non semplicemente il 140° ma il 100 e 40esimo, per sottolineare come il rinnovamento dello Statuto del 1968, sulla scia del Concilio Vaticano II, sia stato un punto di non ritorno. Questo ci insegna come in ogni tempo ci sia bisogno di creatività e di intelligenza per rispondere ai bisogni che si presentano e per ascoltare il soffio dello Spirito. La nostra storia dice che è possibile farlo. E’ la storia di tanti uomini e donne che da un lato all’altro d’Italia hanno saputo intuire le strade per la formazione ad una matura laicità a servizio dell’apostolato della Chiesa, per essere presenza viva nel tessuto del paese. In questa storia ci siamo anche noi oggi, chiamati alle medesime responsabilità.
Quale componente della Presidenza e del Consiglio Nazionale uscente, parteciperai all’Assemblea Nazionale che si terrà a Roma. Puoi anticiparci i temi maggiormente in discussione all’Assemblea?
L’Assemblea nazionale è un momento importante nella vita associativa. Ogni tre anni, dopo le assemblee parrocchiali e quelle diocesane, ci si ritrova a Roma per rinnovare gli incarichi associativi e per discutere, scegliere e progettare le linee per gli anni a venire. Al cuore della riflessione dell’assemblea si pone il desiderio di essere ‘cittadini degni del Vangelo’, così come recita il titolo. Crediamo che oggi questo sia possibile ridando significato alla scelta religiosa, che l’associazione ha compiuto ormai quarant’anni fa, continuando a lavorare nella diffusione di una proposta formativa capace di dare forma alla coscienza di ciascuno e di aprire a percorsi di santità, interrogandosi sul cammino di primo annuncio e riscoperta della fede, per rispondere a quella tensione all’apostolato che ci caratterizza.
Sei anni da vicepresidente nazionale per il settore Giovani ti hanno consentito di percorrere in lungo e in largo la penisola e di incontrare tante associazioni diocesane. Come sta l’Azione Cattolica Italiana? E’ ancora in grado di incidere nei cammini delle chiese locali? Questi anni davvero intensi mi hanno confermato in un’idea che già avevo maturato nell’esperienza vissuta nell’Ac diocesana, che l’associazione cioè, per il suo carattere genetico di ecclesialità, vive e respira in accordo con la realtà ecclesiale nella quale è immersa. Questo comporta che là dove la chiesa soffre, l’Ac condivide questa difficoltà. Devo però dire che anche nelle situazioni più difficili ho sempre trovato persone davvero in gamba, che poco cedono alla lamentazione e che sono instancabili nel servizio generoso alla propria chiesa locale. L’aver incontrato tante persone di Ac agli ultimi appuntamenti nazionali della chiesa italiana (il Convegno ecclesiale di Verona e la Settimana Sociale dei Cattolici italiani) credo siano il segno di una capillarità e significatività della presenza associativa nel tessuto ecclesiale del nostro paese.