Intervista a monsignor Manicardi sul futuro della Diocesi
E’ bastata una telefonata per chiarire e sgonfi are il caso “unificazione delle diocesi” semmai questo fosse realmente esistito. E’ monsignor Gildo Manicardi che come vicario generale della diocesi di Carpi ha accompagnato la comunità diocesana in questi ultimi quattro anni, a fare il punto della situazione con una lettura autenticamente ecclesiale lasciando da parte interpretazioni “mondane” per dirla con un termine caro a Papa Francesco.
Don Gildo, cosa pensa di queste reazioni della stampa alle parole del cardinale Zuppi?
Sono in grado di rispondere avendo in mente un quadro particolarmente preciso. Ieri sera infatti (domenica 22) il Cardinal Matteo mi ha chiamato al telefono, di sua iniziativa. Si è dichiarato molto sorpreso e un po’ dispiaciuto, per l’eccessivo rilievo giornalistico, dato a sue affermazioni estrapolate dal loro reale contesto e pronunciate anche con un tono scherzoso, anche se forse la parola «bigamia» non è di origine… prelatizia. La telefonata di Zuppi voleva essere una rassicurazione a me e alla diocesi, che le sue parole non facevano riferimento a nessun particolare procedimento ecclesiastico adesso in corso, ma si riferivano piuttosto alle note questioni della “metropolizzazione” delle aree urbane che talvolta devono dribblare banali miopie campanilistiche.
Dopo quasi quattro anni dall’inizio di questo nuovo percorso quali prospettive si pongono all’orizzonte?
La famosa «e» non crea una situazione di incertezza, ma per noi ha segnato piuttosto una nuova stabilità. L’incertezza c’era nell’anno e mezzo in cui l’Arcivescovo metropolita era stato nominato Amministratore Apostolico in attesa di decidere un orientamento che si era reso bruscamente necessario per le dimissioni del Vescovo di Carpi. Infatti questa decisione personale, inattesa e certo non desiderata dal Santo Padre, ha impattato la riflessione sulla gestione delle diocesi medie e piccole. Da qualche anno si sa di un desiderio diffuso fuori Italia di una riduzione del numero di vescovi italiani che sembra alterare gli equilibri decisionali della Chiesa cattolica. Questa è certamente romana, ma non può essere a guida italiana. La nomina di mons. Erio Castellucci a vescovo di Carpi ha dato una stabilità formale assoluta. La diocesi non è stata assorbita, ma mantenuta nella sua pienezza e ha il suo Vescovo – definibile di particolare autorevolezza – anche se la stessa persona era già alla guida di una realtà ecclesiale più ampia.
E come procede in concreto la collaborazione pastorale?
La nuova situazione – per intendersi quella della «e» – è uno stimolo nuovo che permette di aggiornare efficacemente la collaborazione tra due chiese vicinissime da sempre e che adesso hanno in comune il Vescovo. Attualmente le due diocesi di Modena-Nonantola e Carpi stanno approfondendo dei percorsi in cui vengono studiate tutte le realtà ecclesiali per armonizzarle, evitare doppioni, valorizzare le eccellenze (come si dice in gergo profano), mettere a frutto e in interazione le specifiche tradizioni. Questo non è fatto perché necessariamente al termine del processo le due diocesi siano fuse, ma perché confluente e più ricca sia l’azione pastorale. (…)