Dopo pochi giorni dalle scosse di terremoto che hanno dilaniato la nostra terra, le nostre case, le nostre menti pensavo angosciata che non ci sarebbe più stato spazio per i nostri missionari sparsi nel mondo. Chi avrebbe pensato a loro che vivono perennemente in stato di emergenza a causa di continui monsoni, alluvioni, siccità e povertà estreme?
Ma, ancora una volta, il Signore mi ha sentita e mi ha mandato le sue risposte attraverso gesti ed azioni che, ogni volta che le ricordo, mi commuovono ed ora, con l’approssimarsi del Natale, acquistano un valore inestimabile. Nella mia mente passano le immagini dei miei volontari che mi hanno aiutata sempre, nonostante tutto, nonostante le difficoltà; anche quando, con i pompieri, abbiamo portato fuori dalla sede del Centro Missionario (in zona rossa) le attrezzature per riprendere a lavorare con la paura ed il caldo che ci opprimevano. Ricordo la prima parrocchia che mi chiese se ero disposta ad andare con il banchetto missionario alla loro sagra, io risposi “non so con quali oggetti o cose verrò ma so che verrò” e quella che mi disse “abbiamo deciso di fare la sagra in formato ridotto però la cena di beneficenza la facciamo ugualmente così, almeno, faremo qualcosa di buono per gli altri”.
O quando dei donatori mi telefonavano per andare a prendere da loro la quota per l’adozione a distanza di un bambino perché non avevo ancora un ufficio e quelli che continuano a pagare nonostante siano terremotati. Arriva la Giornata Missionaria Mondiale e le parrocchie portano ugualmente il loro obolo, in formato ridotto ma lo danno “Ho solo cinquanta euro ma, sa, abbiamo la chiesa scoperchiata” afferma imbarazzato il parrocchiano al quale rispondo sorridendo “in questo momento basta il gesto”.
Tutte le varie iniziative di raccolta fondi da parte dei diversi gruppi riusciamo a realizzarle con risultati più che lusinghieri: una di queste volontarie vive in un locale con la cucina, il divano e la roulotte dove dormire, eppure lei ha voluto fare gli oggetti per il mercatino al Borgogioioso. Si avvicina il Natale e tante le telefonate per fare una donazione, ma, anche in questo caso non è il quanto che colpisce ma è il come vengono fatte e ne cito una in particolare “Magda perché non ha pubblicato nessun progetto da finanziare ?” mi dice la voce dall’altro capo del telefono ed io, semplicemente, rispondo “E’ stata una scelta, una forma di rispetto, in questo anno particolare, terremoto e crisi, non abbiamo pretese anche se i bisogni dei nostri missionari ci sono sempre e sono tanti” e così, subito dopo, gli inviai un elenco di progetti.
Quest’anno il mio Natale è iniziato il 29 maggio scorso, proprio da sotto quelle macerie che mi hanno portato via don Ivan Martini, un caro amico ed un grande compagno di viaggio, proprio da quelle macerie, ogni giorno, ho visto nascere quel Gesù Bambino che normalmente lo aspettiamo un solo giorno all’anno e, quando arriva, è bello, biondo e con gli occhi azzurri. Invece io l’ho visto diverso nei volti di tutte quelle persone che mi hanno dimostrato tanta umanità e tanto altruismo, con una semplicità che mi disarma tutt’ora. Perciò l’augurio che faccio a tutti è quello di avere la gioia che ho avuto io: trovare Gesù negli altri, in quel prossimo che meno ti aspetti e fare Natale ogni giorno dell’anno (degli anni) che verranno.