La morte di don Gianpio Caleffi, già parroco di San Marino, Rovereto e Fossoli, primo direttore della Caritas

Una vita per le opere di misericordia

Lo scorso 27 dicembre, si è spento ad 86 anni, all’ospedale di Carpi, dove era stato ricoverato nei giorni precedenti per alcune complicanze, don Gian Pio Caleffi . Profondo cordoglio ha suscitato la notizia, come dimostrano le tante attestazioni di stima e di affetto pervenute, anche attraverso i social media della Diocesi di Carpi. Una commossa partecipazione ha accompagnato l’ultimo saluto al sacerdote, prima con le visite alla chiesa del Crocifisso, dove è stata collocata la salma, e poi in Cattedrale con la celebrazione delle esequie, presieduta dal vescovo Erio Castellucci, e concelebrata dal vicario generale, monsignor Gildo Manicardi, e dai presbiteri diocesani. Il feretro è stato trasportato in chiesa dai barellieri dell’Unitalsi, di cui è stato a lungo assistente spirituale. Anche gli amici friulani di Pignano di Ragogna, aiutati da don Caleffi a seguito del sisma del 1976 e sempre rimasti in contatto con lui negli anni, hanno voluto far sentire la propria vicinanza inviando messaggi di cordoglio, che sono stati letti al funerale. “La Chiesa di Carpi si stringe ai familiari di don Gian Pio Caleffi – ha affermato monsignor Castellucci nell’omelia – ed esprime, attraverso la presenza di tanti di voi, dei confratelli e degli amici, la riconoscenza al Signore per il dono della sua lunga esistenza sacerdotale, come parroco a San Marino, Rovereto, Fossoli, poi rettore della chiesa del Crocifisso, direttore della Caritas, assistente dell’Unitalsi. In tutti questi servizi ha manifestato coraggio e convinzione, come anche nei momenti di emergenza, quale il terremoto del Friuli nel 1976. Una personalità solida che amava andare al sodo. Per questo è stata scelta la pagina del Vangelo relativa al giudizio finale (le opere di misericordia, Matteo 25, 35-44, ndr). Chissà quante volte è risuonata a don Gianpio, ricordando Mamma Nina! Ho sentito parlare di lui nell’ultimo anno e mezzo. E’ stato uno di quei sacerdoti che testimoniano come il peccato più grande sia l’omissione. Le parole più dure di Gesù riguardano non quello che l’uomo ha fatto di male ma quello che non ha fatto di bene. Don Gianpio – ha concluso il Vescovo – ha fatto molto, non è stato l’uomo delle omissioni, ma un esempio di vita umana e sacerdotale, una persona che andava al sodo”. Dopo la liturgia esequiale, don Caleffi è stato tumulato nel cimitero di San Giacomo Roncole.


Dicembre 1988, chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione di Mamma Nina

Note biografiche di un lungo ministero

Gianpio Caleffi nasce a San Giacomo Roncole il 30 marzo 1934 da Nando e Aldina Rinaldi secondo di tre fratelli; viene rigenerato al sacro fonte il 5 aprile successivo. Dopo la quarta elementare chiede di entrare in seminario nel quale completa gli studi liceali e teologici e viene ordinato sacerdote il 29 giugno 1957 da monsignor Artemio Prati.

Inizia il ministero sacerdotale come vicario parrocchiale prima a Mortizzuolo poi, nel 1958, a Novi di Modena. Nel 1960 viene trasferito a Concordia, sempre come vicario parrocchiale, a cui unisce l’insegnamento di religione nelle scuole. È ancora vivo nei concordiesi il ricordo di don Gianpio, persona capace, intelligente, capace di integrarsi serenamente con le persone più diverse, scherzando, ascoltando e consigliando sempre col sorriso. In canonica si occupava dei giovani: educava e faceva divertire sempre con una presenza costante e vigile. Nel 1967 viene nominato cappellano a Rovereto e due anni dopo vicario sostituto a San Marino, per diventarne poi parroco dal marzo 1971. Sono gli anni in cui, assieme a don Angelo Chiossi e a don Mario Ganzerla dà vita alla colonia estiva prendendo in gestione una casa a Vermiglio. Si adopera per migliorare i locali e rendere tutto più accogliente. Il periodo sammarinese lo vede impegnato, oltre che nella gestione della parrocchia, anche in attività e progetti: bar parrocchiale, proiezione di film per bambini e famiglie, organizzazione di tavole rotonde con la partecipazione anche di personaggi famosi. Viaggia e viene invitato a congressi internazionali, tra cui viene ricordato quello sacerdotale tenutosi a Parigi nel 1974.

In don Gianpio c’è sempre stata una particolare attenzione alle persone bisognose e fragili, ed ecco che lo troviamo inserito nell’Unitalsi assieme a don Nino Levratti, prima come co-assistente e poi come assistente per le diverse attività diocesane e nei numerosi pellegrinaggi a Lourdes, dove verrà nominato Cappellano onorario della Grotta (2002).

Mandato dal vescovo a Roma per una serie di corsi di formazione, al suo ritorno in diocesi è nominato primo direttore della Caritas diocesana, recentemente istituita, che lo vede impegnato subito in occasione del terremoto del 1976 che colpisce il Friuli. Grande e assiduo è l’impegno di don Gianpio per aiutare la gente friulana, per i quali ha speso energie e forze. I friulani non si sono dimenticati di lui anzi, ne è nata una profonda amicizia che è continuata fino ad oggi. Don Gianpio si recava spesso in Friuli per incontrare gli amici, che in ogni occasione non mancavano di rinnovargli la stima (a lui e alla diocesi) per il bene e gli aiuti ricevuti.

Nell’ottobre 1977 viene nominato parroco di Rovereto dove si fa apprezzare per l’entusiasmo, l’energia e lo zelo pastorale; implementa la sagra parrocchiale, organizza campi estivi e invernali, fonda l’Anspi parrocchiale, struttura le attività parrocchiali e il catechismo, organizza pellegrinaggi in terra santa e in vari santuari anche fuori Italia. È pure nominato delegato vescovile per la pastorale del lavoro e presidente del consiglio di amministrazione della Casa della Divina Provvidenza dove si interessa della causa di beatifi cazione di Mamma Nina in qualità di postulatore diocesano, causa che purtroppo (dopo la proclamazione della venerabilità, nel 2002), si arenò a Roma con grande dispiacere di don Gianpio.

Nel frattempo, aveva curato a Carpi la ristrutturazione della casa di via Matteotti 91, lasciata in eredità dalla Signora Maria Ferrari alla Casa della Divina Provvidenza. Qui diede inizio alla struttura che lui stesso volle chiamare Agape di Mamma Nina e che da allora è andata sempre più sviluppandosi.

Con il sisma che scosse l’Irpinia nel 1980, ricco della lunga esperienza maturata in Friuli, torna in primo piano per portare l’aiuto della nostra diocesi alle popolazioni campano-lucane. L’ultima parrocchia affidata al nostro è stata quella di Fossoli nella quale entra nel 1997, dove continua l’attività organizzativa e pastorale con l’entusiasmo di sempre. Nel 2009 lascia l’ufficio di parroco impegnandosi come rettore della chiesa dell’Adorazione e incaricato dell’assistenza spirituale delle strutture protette “Il Carpine” e “il Quadrifoglio”, a Carpi. Nel 2012 vive il terremoto che colpisce la diocesi e che vede la chiusura della chiesa dell’Adorazione. Don Gianpio celebra nel salone di San Nicolò. Nei vari luoghi dove don Gian Pio ha prestato la sua opera pastorale, il nostro è sempre stato accompagnato ed affi ancato dai familiari che lo hanno sempre seguito assicurandogli la loro presenza. In particolare, ricordiamo tutti la cognata Bruna che lo ha seguito fino alla fine nel silenzio e nella discrezione. Negli ultimi tempi don Gianpio si era trasferito presso la Casa Soggiorno del Clero, nella quale è stato accudito e curato sempre con attenzione. Il Signore ha scelto di chiamarlo alla liturgia del cielo alle prime ore del 27 dicembre, giorno del martirio, dies natalis del Beato Odoardo Focherini, come lui grande amico di Mamma Nina. “Riposino insieme nel Signore” ( Simul requiescant in Domino).

Ermenegildo Manicardi, Vicario Generale, e Andrea Beltrami, Cancelliere Vescovile