All’udienza della Comunità Papa Giovanni XXIII con Papa Francesco, tenutasi lo scorso 20 dicembre, era presente anche il Vescovo monsignor Francesco Cavina che ha condiviso la giornata con le famiglie Luccitelli e Vignato, residenti nelle case dell’Associazione a Sant’Antonio in Mercadello e a Mirandola. “I vostri racconti parlano di schiavitù e di liberazione, dell’egoismo di quanti pensano di costruirsi l’esistenza sfruttando gli altri e della generosità di coloro che aiutano il prossimo a risollevarsi dal degrado materiale e morale”, ha detto il Santo Padre ai 7.500 pellegrini presenti. A presentare la Comunità il responsabile generale Giovanni Paolo Ramonda, che ha spiegato come il carisma suscitato nel fondatore don Oreste Benzi si sia ormai radicato tra i poveri e gli emarginati in 34 Paesi del mondo. Ma la Comunità è stata rappresentata anche direttamente da alcuni di questi “ultimi”: un ex detenuto, un ex tossicodipendente, una famiglia Rom e una giovane nigeriana hanno raccontato al Papa lo sfruttamento e la disperazione vissute, e poi la rinascita grazie all’incontro con chi ha saputo credere in loro. “La miseria più pericolosa, causa di tutte le altre – ha detto Papa Francesco – è però la lontananza da Dio” ed “è la presenza del Signore che segna la differenza tra la libertà del bene e la schiavitù del male”. Ricordando poi don Oreste: “Il suo amore per i piccoli e i poveri, per gli esclusi e gli abbandonati, era radicato nell’amore a Gesù Crocifisso, che si è fatto povero e ultimo per noi”.