La scomparsa di don Giovanni Facchini, parroco emerito di Cividale. L’omelia di monsignor Elio Tinti e il ricordo commosso e grato della Chiesa di Carpi

Venerdì 15 gennaio nella chiesa parrocchiale di Cividale sono state celebrate le esequie di don Giovanni Facchini, già parroco di Cividale per quarant’anni fino al 2005. Accanto al Vescovo e a numerosi confratelli sacerdoti, la comunità parrocchiale si è nuovamente stretta intorno a don Giovanni per porgergli l’ultimo saluto, con sentimenti di commozione e di gratitudine a Dio per il dono della sua persona e del suo operoso ministero.

Pastore del gregge di Dio

Don Giovanni Facchini è tornato. E’ tornato in questa sua Chiesa, che egli ha amato con tutto il suo cuore sacerdotale. E’ tornato in questa sua Chiesa dalla quale si era distaccato con sofferenza. Qui per quarant’anni ha potuto esprimere serenamente le sue doti di pastore, di maestro nella fede, di educatore, di uomo di Dio, per tante persone.
Abbiamo ascoltato dall’evangelista Giovanni la preghiera che Gesù ha fatto nell’ultima cena: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria” (Gv 17,24). Questa volontà di comunione e di perfetta intimità, chiesta da Gesù al Padre, è la ragione profonda e vera della chiamata a sé che il Signore ha rivolto a don Giovanni Facchini, al quale noi oggi, con animo commosso e mesto, rendiamo l’ultimo saluto della liturgia funebre.
“Quelli che mi hai dato”: don Giovanni è stato, per tutta la sua lunga vita, di Cristo, al quale era stato consacrato nel battesimo. Con l’ordinazione sacerdotale, ricevuta dalle mani del Vescovo monsignor Federico Vigilio Dalla Zuanna nel lontano 1951, è stato poi annoverato nella schiera degli apostoli, nel gruppo cioè di coloro che Gesù ha chiamato in modo specialissimo “suoi amici”. Infine anche don Giovanni è stato strettamente congiunto e conformato al Salvatore crocifisso con la sofferenza e i disagi fisici serenamente sopportati nell’ultimo tratto della sua esistenza.
Ora che il suo servizio è giunto a compimento, don Giovanni si presenta al Signore, Padrone della vigna, con il favore e il pregio di una laboriosità generosa e di una indefettibile fedeltà. E’ stato per tutti i 58 anni del suo ministero presbiterale essenzialmente un pastore: un pastore affabile e attento, che perciò lascia un sincero rimpianto in quanti lo hanno conosciuto e stimato nelle diverse comunità che hanno beneficiato della sua azione attenta e zelante come vicario cooperatore: Quarantoli, Vallalta, Mirandola. Ma soprattutto qui a Cividale, dove è stato parroco per tanti anni, egli sarà a lungo ricordato con affettuosa gratitudine. E, solo l’età e la malferma salute, lo hanno indotto a malincuore al grande sacrificio del distacco da questa parrocchia e da questo santuario mariano a lui tanto caro. Commuoventi le parole che don Giovanni ha lasciato scritto nel suo testamento: “Nel momento di lasciare questo mondo nella certezza di incontrare l’infinita misericordia di Dio, al quale mi affido totalmente, chiedo perdono alla Chiesa per averla indegnamente servita, chiedo ai confratelli un suffragio, e ai fedeli della parrocchia di Cividale, che ho tanto amato, chiedo perdono se non ho fatto tutto il mio dovere. Li ringrazio per avermi sopportato per tanti anni”.
Adesso di fronte alla sue spoglie mortali, che fraternamente onoriamo con questa celebrazione eucaristica, vogliamo lasciarci illuminare e consolare dalla parola di Dio che abbiamo poco fa ascoltato. Attraverso San Paolo nella prima lettura, lo Spirito Santo ci ha ancora una volta attestato la nostra dignità di figli di Dio e la nostra fortuna di essere, in virtù di questa figliazione, eredi, con Cristo, dei beni eterni.
Rianimati da questa fede, non temiamo la morte ma la guardiamo in faccia senza paura, dal momento che possiamo invocare Dio con il nome di padre e ci è data la certa speranza di essere “liberati dalla schiavitù della corruzione in modo di entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rm 8,21).
Fortificato proprio da questa fede, don Giovanni ha vissuto, ha operato, ha affrontato le ultime prove, persuaso che “le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi” ((Rm 8,18).
Consolati da questa stessa fede, i suoi figli spirituali, i suoi estimatori, i suoi famigliari rinnovano oggi la loro fiducia e la loro speranza. Il sacrificio eucaristico, che adesso celebriamo, ravvivi in noi la certezza che la grande famiglia dei figli di Dio sarà un giorno ricomposta nella calda luce dell’ultima risurrezione.

+ Elio Tinti, Vescovo

Note biografiche
Don Giovanni nacque il 14 marzo 1927 a San Biagio in Padule; ivi ricevette il Sacramento della rinascita cristiana. Andò ben presto ad infoltire quel gruppo di bambini e di ragazzi che dalla parrocchia di Mortizzuolo entrarono in tempi diversi nel Seminario di Carpi e molti di loro divennero sacerdoti. Ricevette infatti l’ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1951, a 24 anni, da monsignor Vigilio Federico Dalla Zuanna. Tutto il suo ministero si svolse nel territorio concordiese e mirandolese: prima come vicario parrocchiale a Quarantoli dal 1952 al 1955; poi a Vallalta dal 1955 al 1961; poi a Mirandola dal 1961 al 1964. Nel 1964 come delegato vescovile assunse la guida della parrocchia di Cividale per diventarne parroco il 1° giugno 1965. E fu pastore di questa comunità per quarant’anni dal 1965 al 2005.
Nel 2007 entrò nella Casa soggiorno per il clero di Carpi, per le precarie condizioni di salute e per i raggiunti limiti dell’età canonica; iniziò per lui una nuova forma di ministero: quello della preghiera, del silenzio e della sofferenza offerta. Visitato frequentemente dal Vescovo, confortato dai sacramenti e assistito dalle cure degli operatori della Casa soggiorno, dopo un brevissimo urgente ricovero in ospedale, don Giovanni ha chiuso la sua giornata terrena per entrare in quella eterna il pomeriggio del 13 gennaio.

Il cordoglio del Comune di Mirandola
Il sindaco di Mirandola Maino Benatti e la giunta comunale hanno espresso il loro cordoglio per la scomparsa di don Giovanni Facchini e vicinanza ai famigliari e alle comunità che lo hanno avuto come parroco, in particolare Cividale.