Collocato nel vano formato dai pilastri aperti ad arco della Cattedrale, tra la seconda cappella della navata destra e quella maggiore, addossato al muro, è l’altare della Madonna di Porta Mantova, così chiamata perché vi è collocata l’immagine della Madonna “Janua Coeli” un tempo posta nella parte interna dell’atrio di Porta Mantova (che si trovava al termine di corso Fanti all’incrocio di Piazzale Marconi). Si tratta di una tela con la Beata Vergine e il bambino, opera del pittore carpigiano Ippolito Bianchini Ciarlini eseguita nel 1832 su commissione di Giulio Grosoli (da poco convertito dall’ebraismo al cattolicesimo) e collocata a Porta Mantova affi nché fosse esposta alla pubblica venerazione. Nel 1920 la porta cinquecentesca che da secoli salutava colui che entrava ed usciva dalla città, in direzione ovest, venne atterrata e si pose il problema di dove collocare l’immagine della Vergine. Inizialmente, su interessamento della Commissione Municipale di Storia Patria e Belle Arti di Carpi fu ritirata presso il Museo civico poi, su richiesta del senatore Giovanni Grosoli Pironi, prese vita la proposta di collocarla in Cattedrale ottemperando così al volere del committente che la desiderava esposta al culto dei fedeli. La corrispondenza tesa ad ottenere quanto prima esposto inizia il 25 febbraio 1922 con una lettera a fi rma dello stesso conte Grosoli, indirizzata al presidente del Capitolo Cattedrale di Carpi nella quale chiede, in accordo con il presidente della Commissione di Storia Patria, di ritirare il dipinto e collocarlo in Cattedrale “nella parte già designata dove io dovrò erigere un altare”. Ottenuto il nulla osta dal Municipio di Carpi, il presidente della Commissione di Storia Patria informa il Capitolo della possibilità di collocare l’immagine in Cattedrale subordinando, tuttavia, “qualunque concessione dei lavori per la collocazione dell’Immagine Sacra all’approvazione della Regia Soprintendenza ai Monumenti per l’Emilia, a cui sarebbe opportuno affi dare l’esecuzione del progetto” (lettera del 9 marzo 1922). Trascorso circa un anno, con lettera del 22 gennaio 1923, la Commissione propone al capitolo il progetto dell’altare “in marmo rosso e biancogialliccio di Verona” eseguito “secondo il desiderio della R.a Sovraintendenza, nello stile di quello della Pietà che trovasi nella stessa situazione a sinistra” (altare dell’Ecce Homo, ndr). Il tutto sempre in accordo con il conte Grosoli, che si assume l’onere dell’intera spesa pur di vedere degnamente collocata l’immagine cara alla propria famiglia. Ottenuto il parere favorevole del capitolo e della Commissione (febbraio 1923) si provvede a commissionare l’opera. Nel luogo deputato alla collocazione dell’altare si trovavano due lapidi rispettivamente a ricordo del vescovo Cattani e di Carlo Lugli. La Soprintendenza, in accordo con gli enti deputati e gli eredi degli effi giati autorizza lo spostamento dei marmi “nelle due pareti sotto il basso arco di fronte all’erigendo altare”; anche la lapide di Alfredo Molinari, pur non ostacolando l’erezione del nuovo altare, viene rimossa perché ritenuta “così bianca che non può che disturbare l’armonia dell’altare di marmi a tinte chiare”. Anche a questa lastra venne trovata degna collocazione e l’altare, eseguito da Gino Baschieri di Carpi su progetto del ferrarese Vittorio Scabbia, trovò pieno compimento tra la fi ne del 1923 e l’inizio dell’anno successivo. Come ricordano le due scritte poste nei fi anchi della mensa l’opera venne benedetta il 26 gennaio 1924 da monsignor Natale Bruni Arcivescovo di Modena e amministratore apostolico di Carpi, essendo il vescovo Righetti impedito fi sicamente e mentalmente nel governo della Diocesi. Soddisfatto il conte Grosoli, la Chiesa di Carpi e la Commissione di Storia Patria per avere consentito a quanti lo desideravano di poter nuovamente contemplare e pregare la “Madonna di Porta Mantova”.
Andrea Beltrami