Non lanciarsi, immediatamente e senza pensare, sui social network, soprattutto nei giorni dell’emergenza sisma, è stato un esercizio di silenzio e pazienza, un educarsi – o rieducarsi – alla comunicazione. Da una parte per capire come informare: accettare di arrivare in ritardo per offrire una notizia più corretta ed equilibrata è uno sforzo di umiltà per chi professionalmente è abituato a “essere sul pezzo” e addirittura, nella logica dei nuovi media, ad arrivarci prima degli altri. Essere talvolta sorpassati dall’informazione spontanea dei social media, che se non verificata e non ponderata rischia di schiacciare i singoli, la Chiesa, la realtà, è stato anche doloroso. È stato un esercizio che ci ha interrogato su cosa significhi essere cristiani capaci di evangelizzare nella cultura di oggi e attraverso i media, su come far sì che la Parola del Signore davvero “corra e sia glorificata” (2Ts 3,1).
“Non si tratta più di utilizzare internet come un ‘mezzo’ di evangelizzazione, ma di evangelizzare considerando che la vita dell’uomo di oggi si esprime anche nell’ambiente digitale”, è l’invito contenuto nel Messaggio per la prossima giornata delle comunicazioni sociali, perché si possa innestare l’annuncio cristiano nelle relazioni che in esso si stabiliscono e coltivano. “Superare la superficialità, provocare nel porre o suscitare domande nelle persone”, è l’auspicio di monsignor Cavina per il nostro sito, ma vogliamo estenderlo a tutti i mezzi di cui disponiamo.
Il sito come tutte le altre iniziative dell’Ufficio comunicazioni sociali nascono infatti dal desiderio di annunciare il Vangelo in maniera adeguata al nostro tempo; la consapevolezza che la fede è un cammino che dura tutta la vita ci interroga sul modo di renderci, attraverso i media, capaci di parlare a tutti, nelle diverse condizioni ed età dell’esistenza.
Il laboratorio, allora, è aperto: adesso che gli strumenti ci sono, vanno perfezionati, perché oltre la necessità basilare di offrire una corretta informazione c’è il mandato della Chiesa e l’orizzonte che in questo Anno della Fede ci viene offerto: “riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo” (Motu Proprio Porta Fidei, n.2), e questo è possibile se accettiamo – ciascuno e come comunità riunita intorno al Vescovo – di confermare, comprendere e approfondire i contenuti della nostra fede (cfr n.4).
“Il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti – ci dice inoltre Benedetto XVI -: con la loro stessa esistenza nel mondo i cristiani sono infatti chiamati a far risplendere la Parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato” (n.6). Ci è di aiuto la figura di Odoardo Focherini, la cui beatificazione avverrà il prossimo giugno, che Notizie e l’Ucs sentono particolarmente vicino per il suo servizio a l’Avvenire d’Italia.
Come comunicare, allora, una testimonianza di vita capace di far risplendere il Vangelo? Come sostenere nella nostra Diocesi attraverso i media una riscoperta del cammino di fede e l’approfondimento dei contenuti di fede? Non possiamo infatti accettare “che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta”. La sfida è impegnativa e affascinante, e per essere all’altezza non si può agire in solitaria: allora apriamo questo laboratorio al contributo di tutti. Perché solo come Chiesa, comunità innamorata del suo Signore e capace di carità autentica verso tutti, come unico corpo fatto di molte membra, è possibile immaginare gesti e parole che dicano la gioia e l’entusiasmo dell’essere di Cristo.
Il resoconto dell’incontro dell’Ufficio comunicazioni sociali con monsignor Cavina sul numero 34 di Notizie in edicola da giovedì 4 ottobre.