Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro - Consulta delle aggregazioni laicali

Laicità e impegno politico e sociale


Alla domanda di come vedeva la presenza dei cristiani nel sociale e nel politico, Don Tonino Bello rispose: ‘ Anzitutto, non solo sono convinto di quanto afferma la Gaudium et spes, che parla della politica come di ‘ un’arte nobile e difficile’ ma condivido in pieno l’espressione di Paolo VI, il quale afferma che ‘ la politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri’. Penso, pertanto, che il credente, oggi più che mai, debba accettare il rischio della carità politica, sottoposta per sua natura alla lacerazione delle scelte difficili, alla fatica delle decisioni non da tutti comprese, al disturbo delle contraddizioni e delle conflittualità sistematiche, al margine sempre più largo dell’errore costantemente in agguato. Il cristiano, in pratica, imbocca l’autostrada Gerusalemme-Gerico: non disdegna di sporcarsi le mani, non passa oltre per paura di contaminarsi, non si fa i fatti suoi, non si rifugia nei suoi affari privati, non tira diritto per raggiungere il focolare domestico o la mistica solennità della chiesa. Fa come fece il buon Samaritano, per il quale San Luca usa due verbi splendidi: ‘ Ne ebbe compassione’ e ‘gli si fece vicino’.


 


Alcuni punti di riferimento tratti dal Magistero:
i passaggi che seguono sono tratti dal testo ‘Teologia ed etica politica‘ di  Enrique Colom , membro della Pontificia Accademia di S. Thomas Aquinas a Roma e del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace,  redattore del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. He is a member of the Scientific Committee of the Card


Il diritto-dovere all’impegno politico
Tutti coloro che partecipano alla vita sociale, vale a dire tutti gli uomini, hanno il diritto e il dovere di impegnarsi in campo politico. Naturalmente, ognuno lo farà con modalità diverse, secondo la sua situazione e le sue attitudini; ma nessuno può rimanere estraneo a questo compito. Il diritto-dovere di partecipare alla vita politica deriva dalla cittadinanza delle persone, in tal senso il cattolico non ha una situazione particolare che accresca o riduca tale impegno, è di fronte alla propria coscienza che ha un motivo particolare per vivere con responsabilità l’impegno politico.


Il punto di vista della Redenzione


 La vita cristiana non è tanto una dottrina o una teoria, ma una vita: la vita in Cristo, cioè la sequela, l’identificazione e la trasformazione in Gesù. Tale sequela Christi va vissuta in tutti gli ambienti della esistenza umana , anche in quello politico (nel senso corretto della parola : colui che si occupa della città ). Perciò l’insegnamento della Chiesa in questo campo va al di là della proposta di un insieme di principi, di giudizi e di insegnamenti: esso è un invito e un aiuto per seguire Gesù, poiché Cristo ha redento tutto l’uomo anche nel suo fondamentale rapporto con gli altri e con la società (cfr. Mt 22,15-22 Rm 10,12 ) . La salvezza compiuta da Gesù è la fondamentale liberazione dal peccato e dalla morte eterna; la vocazione alla vita eterna non elimina, anzi conferma, il suo dovere di mettere in atto le sue energie e la sua libertà per sviluppare la sua vita-temporale, non si può separare la storia secolare dalla storia della salvezza. Di conseguenza occorre ribadire con fermezza che ‘ la dottrina sociale cristiana è parte integrante della concezione cristiana della vita’ (Giovanni XXIII: Mater et Magistra ).


Tuttavia, la mentalità di chi vede nel cristianesimo soltanto un insieme di pratiche e atti di pietà slegate dalla vita ordinaria,  non coglie  che il Figlio di Dio si è incarnato, ha preso corpo, anima e voce umana, ha condiviso il destino umano fino alla morte in croce. Altri tendono a credere che per essere pienamente umani bisogna tralasciare alcune parti del messaggio di Gesù, agiscono come se la preghiera, l’ascolto della Parola ci allontanassero dalle nostre responsabilità nel mondo. Le attività sociali, benché rese gravose dopo il peccato originale, sono state redente da Cristo ed elevate ad una  nuova dignità affinché diventino luoghi di incontro con Dio. Difatti, ‘ l’impegno per una società più  giusta e solidale è un debito d’amore che ogni cristiano sa di avere verso ciascun uomo e tutti gli uomini, in ognuno dei quali risplende il volto del Padre, che egli cerca e prega’.


 


Punto di vista del cammino personale di santità


Il disegno del Creatore include la vita sociale degli uomini (cfr. Gn 2,18): la loro natura tende alla vita in società e alla comunione con gli altri, come mezzo indispensabile per il proprio sviluppo; l’operare politico acquisisce una dignità tutta nuova: non è soltanto un’opera ‘indifferente’ resa buona da qualcosa di esterno, ma è molto di più poiché, per l’unione con Cristo, tale agire diviene una realtà santa, santificata e santificante nella storia della salvezza: è una vocazione divina (Catechismo della Chiesa Cattolica ). I cristiani non possono considerare gli avvenimenti sociali ‘al di fuori’, come spettatori; ma devono capirli e meditarli alla luce della fede, guardarli con gli occhi di Cristo e poi agire di conseguenza. Difatti, gli obblighi sociali sono precisa responsabilità di ogni persona, e in base a questi ognuno sarà giudicato nell’ultimo giorno, avevo sete’. ( Mt 25, 31-46) ; non esiste una autentica vita cristiana, ma neppure umana, se si tiene in poco conto i bisogni del ‘prossimo’  e dei ‘prossimi’ (Gaudium et spes, Sollicitudo rei socialis). Talvolta si è detto che la preoccupazione dei cristiani per l’aldilà fa loro dimenticare i problemi del mondo  presente. La realtà è diametralmente opposta: poiché la vita eterna dipende dal nostro agire in questo mondo, e più specificamente dall’agire in favore degli altri, occorre riconoscere che la vita cristiana è un forte incentivo ad impegnarsi seriamente nella costruzione di una società più giusta e fraterna.


 


Punto di vista del bene comune


Il bene comune è il fine della società e quindi della politica, tutti i cittadini sono responsabili nell’instaurarlo e conservarlo; tutti, secondo le proprie condizioni, devono partecipare alla promozione del bene comune. La dottrina sociale della Chiesa e la storia ha dimostrato che per assicurare un saldo bene comune occorrono ‘società intermedie’ in ‘buona salute’; ‘ queste infatti maturano come reali comunità di persone ed innervano il tessuto sociale, impedendo che scada nell’anonimato ed in un’ impersonale massificazione, purtroppo frequente nella moderna società’   ( Centesimus annus ) .


Paolo VI diceva: ‘ Ciascuno esamini se stesso per vedere quello che finora ha fatto e quello che deve fare. Non basta ricordare i principi, affermare le intenzioni , sottolineare le stridenti ingiustizie e proferire denunce profetiche: queste parole non avranno peso reale se non sono accompagnate in ciascuno da una presa di coscienza più viva della propria responsabilità e da una azione effettiva. Nelle diversità delle situazioni, delle funzioni e delle organizzazioni, ciascuno deve precisare la propria responsabilità ed individuare, coscienziosamente, le azioni alle quali egli è chiamato a partecipare’ ( Octagesima adveniens ) . 


Giovanni Paolo II ricordava ‘ Una politica per la persona e per la società trova il suo criterio basilare nel perseguimento del bene comune, come bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo, bene offerto e garantito alla libera e responsabile accoglienza delle persone, sia singole che associate’ (Christifideles laici) . La finalità del bene comune è, pertanto, quella di aiutare e facilitare la realizzazione di ogni persona umana, affinché essa sia ‘di più’, e progredisca secondo l’integra verità dell’uomo; il bene comune non è la semplice somma di interessi particolari, ma implica la loro valutazione e composizione, in base ad una equilibrata gerarchia di valori ed ad un’esatta comprensione della dignità e dei diritti umani (Centesimus annus ).


 


Spunti per il dibattito



  • La parrocchia e la diocesi può diventare una delle ‘società intermedie’ in ‘buona salute’ di cui parla la Centesimus annus ? Come avviare un ascolto dei bisogni del territorio senza delegarli agli specialisti dei vari settori?

  • Quanto la nostra realtà parrocchiale o associativa è aperta a quanto succede all’esterno, nel contesto sociale in cui ci troviamo?

  • La strada di santità dei laici incrocia la loro indole secolare e di conseguenza  i loro impegni nel mondo; come promuovere e sostenere la vocazione autentica dei laici affinché non sia soffocata nell’attivismo delle nostre parrocchie?

  • Come la nostra comunità si rapporta con coloro che si stanno impegnando in ambito politico e sociale?

  • Spetta alla coscienza dei laici, gia sufficientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena, ossia di ‘umanizzare’ questo mondo; in quali luoghi e con quali mezzi i laici possono accrescere la propria idoneità politica e la propria formazione morale?

  • L’uomo appare ipersensibile di fronte a ciò che lo riguarda personalmente ed incredibilmente apatico nei confronti del bene comune; il disincanto generato dall’immoralità privata e pubblica ha gettato molte persone nella passività e rassegnazione. Come può il cristiano impregnare la cultura di elementi di speranza?  Come risvegliare ‘un sentire comune’ per cui il raggiungimento della giustizia e del bene di tutti gli uomini, sia un ideale per cui spendere la propria vita?

  • Come evitare che l’interesse per le grandi questioni  della cittadinanza del nostro tempo si riduca ad una questione di schieramento ideologico, stimolando invece forme di responsabilità significative?

  • Come la dottrina sociale della Chiesa può diventare un riferimento proficuo? (vedi i documenti conciliari che si occupano della vita del laico:Apostolicam actuositatem,Gaudium et Spes,Ad gentes, Lumen Gentium,Christifideles Laici)